Si conclude il primo grado del processo Kamaraton, inchiesta che ha coinvolto numerosi amministratori e funzionari del Comune di Camerota.
Avviata nel 2019, l’indagine aveva portato all’arresto di 12 persone, tra cui politici di spicco e professionisti legati all’amministrazione comunale in carica dal 2012 al 2017. Al centro delle accuse vi sono gli ex sindaci Antonio Romano e Antonio Troccoli, insieme ad altri membri della giunta e funzionari, imputati per reati quali corruzione e turbativa d’asta. Il processo, iniziato nel marzo 2020, ha visto tre imputati optare per il rito abbreviato e si è concluso con condanne significative.
Antonio Romano è stato condannato a 13 anni e 5 mesi di reclusione, mentre Antonio Troccoli ha ricevuto una pena di 12 anni e 10 mesi. Le pene inflitte agli altri imputati variano da 1 anno e 8 mesi a 14 anni e 10 giorni, con numerose condanne accessorie di interdizione dai pubblici uffici. Secondo l’accusa, coordinata all’epoca dal procuratore capo Antonio Ricci, gli imputati avrebbero costituito una struttura organizzata che sfruttava l’apparato amministrativo per perseguire fini illeciti.
Al centro del sistema vi sarebbe stata la manipolazione sistematica degli appalti pubblici, assegnati a società riconducibili agli amministratori stessi, a soggetti compiacenti o a persone a loro vicine. In cambio, gli imprenditori avrebbero fornito denaro contante, assunzioni di persone indicate dagli amministratori o prestazioni gratuite, come lavori edili, pass per parcheggi e ormeggi estivi.
L’accusa ha inoltre evidenziato come il sistema garantisse favoritismi occupazionali mirati, sfruttando le difficoltà economiche del territorio per premiare con contratti di lavoro non chi meritava, ma chi assicurava sostegno politico. Il modus operandi descritto dalla Procura si sarebbe protratto per anni, sotto la regia principale di Romano e Troccoli, con il contributo attivo degli altri imputati. Secondo i giudici, si trattava di un vero e proprio “affare per pochi amici” in cui la gestione della cosa pubblica era piegata agli interessi personali e di gruppo.
Tra le condanne più rilevanti, Ciro Troccoli, figlio di Antonio Troccoli ed ex assessore, ha ricevuto 5 anni e 6 mesi di reclusione, con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Rosario Abate, membro della giunta Romano, è stato condannato a 14 anni e 10 giorni, anche lui con interdizione perpetua. L’ex vicesindaco Michele Del Duca è stato condannato a 1 anno e 8 mesi, mentre Antonio Ciociano, ex comandante dei vigili urbani, ha ricevuto una pena di 3 anni e 5 mesi con interdizione di 5 anni. Fernando Cammarano è stato condannato a 6 anni con interdizione perpetua, mentre Roberto Cavaliere ha ricevuto 1 anno di reclusione.
Raffaella Di Bello è stata condannata a 4 anni, 9 mesi e 20 giorni con interdizione di 5 anni. Alfonso Esposito, Antonietta Coraggio, Giuseppe Occhiati e Giancarlo Saggiomo sono stati condannati a 4 anni ciascuno, mentre Vincenzo Bovi ha ricevuto una pena di 5 anni. Parallelamente, il tribunale ha assolto numerosi imputati, ritenuti estranei ai fatti o per i quali non è stata raggiunta la prova sufficiente per procedere.
Tra gli assolti figurano Francesco Fiore, Marco Francesco Di Luca, Domenico Talamo, Giovanniantonio Cammarano, Josè Antonio Pomarico, Giuseppe Saturno, Massimo e Silvia Augusti, Alessandro Di Rosario, Nicola Carrato, Paolo Desiderio, Lina Di Lello, Antonio Reda, Orlando Laino, Marco Garofalo, Domenico Ciorciaro, Vicente Gerardo Di Napoli, Mattia Gerardo Del Duca, Giuseppe Amorelli, Sergio Gargiulo, Sabino Festa, Gabriele Gagliotta, Marco Colucci, Barbara Bottiglieri, Valentina Marsicano, Palma Francesca Principe, Vincenzo De Luca, Lorenzo Calicchio, Mauro Esposito e Cristian De Feo.
Questa sentenza, pur non definitiva, segna un momento cruciale per la comunità di Camerota, sollevando interrogativi sull’integrità della classe dirigente e sul rapporto tra politica e gestione delle risorse pubbliche.