di Arturo Calabrese
C’è un nuovo grave problema che incombe sulla città di Capaccio Paestum. Questa volta ad essere in pericolo è il parco pubblico che sorge a Capaccio Scalo, da tutti conosciuto come Parco della Collinetta o più semplicemente “la Collinetta”. C’è un progetto che prevede l’abbattimento dell’attuale chiesa di San Vito e conseguente ricostruzione della struttura che sorgerà su gran parte del parco. Gli alberi secolari, i giochi dei bambini, l’erba e lo spazio dovranno fare spazio al cemento armato. Ad alzare la voce è Gaetano Fasolino, già sindaco e parlamentare della Repubblica, che ha avviato una serie di iniziative, soprattutto legali, per difendere quello che viene ritenuto essere un bene della città e dei capaccesi.
Facciamo un passo indietro: come si arriva a questa situazione?
“La Collinetta era demanio dello Stato ed è passato poi in dotazione al comune di Capaccio Paestum nel dicembre del 2015. Negli anni, questo spazio è diventato un luogo di incontro, di riposo, di svago, di giochi per i bambini, di passeggiate, ma anche di integrazione e di momenti spensierati in famiglia. Determinati beni trasferiti dal demanio agli enti territoriali, siano essi il Comune, la Provincia o la Regione, possono essere alienati o valorizzati solo a titolo oneroso con procedura ad evidenza pubblica. Il parco, nello specifico, ricade in zona A2 per motivi storico-artistici ed è gravato da indice di inedificabilità assoluta. Nel 2019, il consiglio comunale con sindaco Franco Palumbo, violando la legge, lo ha donato alla richiedente parrocchia per 99 anni. Alla luce di ciò, la parrocchia e la diocesi di Vallo della Lucania hanno presentato una richiesta di permesso a costruire per la realizzazione di un nuovo complesso parrocchiale”.
Cosa ha fatto quindi il comune?
“Qui entra in gioco il sindaco Franco Alfieri: con delibere del 24 aprile e del 19 settembre di quest’anno (due diverse legislature, ndr) il consiglio approva la variante al vigente piano regolatore e ciò senza tenere che altri atti del consiglio, come le delibere 70 e 96, sono al vaglio del Consiglio di Stato”.
C’è anche dell’altro…
“Purtroppo sì. Con una delibera del 30 novembre del 2018, si decise di trasferire alla parrocchia con atto di donazione la piena proprietà del terreno sul quale insistono i fabbricati quali la chiesa, la casa canonica e il campanile, e la corte che li circonda e di trasferire il diritto di superficie per 99 anni per i 4376 metri quadri delle aree libere del parco. Infine, si è deciso di vincolare il trasferimento dei beni richiamati quale valorizzazione degli stessi. La valorizzazione, però, benché richiesta da parroco e vescovo non può riguardare un ben di proprietà privata. Essa attiene solo a un bene pubblico e che resti pubblico e né può riguardare le are del parco”.
Queste aree sono indisponibili?
“Esatto e come tali non sono alienabili o valorizzabili. Abbattere i luoghi di culto e introdurre la valorizzazione alla fine del processo, pur se di durata pressoché centenaria, i beni pubblici che dovrebbero essere attribuiti al comune non ci sono più perché abbattuti”.