di Giuseppe Fauceglia
In Umbria, dopo cinque anni di governo regionale affidato alla leghista Donatella Tesei, ha vinto la candidata civica del centro-sinistra, Stefania Proietti. Non intendo affrontare il nodo cruciale dell’astensionismo, sul quale tutti dovrebbero dedicare la massima attenzione, perché è un segnale dell’ormai diffusa disaffezione nei confronti della democrazia rappresentativa, né soffermarmi sulle conseguenze negative per la Tesei di una ben orchestrata campagna mediatico-giudiziaria, conclusa con in non luogo a procedere, ovvero con il “nulla assoluto”. Vorrei, invece, riflettere sulla rete di associazioni e di realtà civiche, che, muovendo dal Comune di Assisi, del quale la Proietti è stata Sindaca, ha contribuito all’affermazione di quest’ultima. Per sgombrare subito il campo da equivoci, non intendo affrontare il tema facendo riferimento al risultato conseguito nei due schieramenti dalle liste civiche di appoggio, posto che quella a sostegno della Tesei ha raggiunto il 4,99% e quella della Proietti il 5,7 %. Intendo, invece, partire dal metodo utilizzato per la costruzione dell’alleanza di centro sinistra, quando nel progetto sono state coinvolti ampi strati della società civile e dell’associazionismo, specie cattolico e giovanile, e dal conseguente confronto tra queste realtà e i partiti politici. Il dato più significativo, che resta rilevante soprattutto in una lettura sociologica della vicenda, si è concretizzato nell’individuazione condivisa di pochi obiettivi del programma e nella conseguente capacità di veicolare su questi il consenso.
Si tratta di un percorso che, ormai da anni, chi scrive indica anche per Salerno, nella ricerca di individuare sinergie e convergenze non occasionali tra le diverse forze politiche di opposizione (nessuna esclusa) e il vasto panorama dell’associazionismo, che non può limitarsi ad individuare un candidato più o meno civico, ma che deve partire da lontano per giungere poi unitariamente all’appuntamento elettorale. Conosco bene le difficoltà che al progetto oppone un “sistema” solido, costruito in oltre trent’anni di amministrazione della cosa pubblica a senso unico con indubbie interferenze clientelari, che ha coinvolto con finanziamenti e contributi di ogni tipo anche una parte del mondo associativo, neppure può negarsi il collateralismo evidente tra una parte del mondo delle professioni e il “sistema”. Vi è, però, che la maggioranza dei professionisti è rimasta estranea ai “benefici per i singoli”: non tutti gli avvocati sono diventati legali del comune e delle società partecipate oppure non tutti i commercialisti ne sono stati nominati componenti dei collegi sindacali, come non tutti gli ingegneri sono stati progettisti e direttori delle opere pubbliche. Ai pochi che hanno goduto a volte di lauti compensi, la stragrande maggioranza dei professionisti e dei cittadini ha subito il lento ed ormai inarrestabile degrado della città ed ha conosciuto la crescita esponenziale di tributi locali di ogni tipo. Il problema vero è quello di superare gli egoismi, sia quelli di partito, che negli anni scorsi hanno portato alla frammentazione dell’opposizione, sia quelli personali, che muovono dalla spasmodica ricerca della candidatura a sindaco. Se vogliamo davvero dare una svolta a Salerno è urgente sin da ora costruire questa rete di sinergie, e soprattutto in questa dinamica individuare pochi e condivisi punti di un programma comune, che ho più volte indicato all’attenzione dei lettori nei miei precedenti articoli (un piano urbanistico che punti al recupero di zone verdi e non alla cementificazione selvaggia o all’edilizia dei “ricchi”, il ridisegno della macchina amministrativa secondo criteri di efficienza, la tutela del territorio e del “mare”, una nuova strutturazione delle società partecipate che recida interessi finanche non troppo trasparenti). A fronte di un’opinione pubblica addormentata e silente, ipnotizzata dall’incantatore di serpenti che fa sognare una città che non esiste, e che giustifica l’ignavia civica sulla scorta della vulgata di una mancanza di alternativa, va opposto un progetto finalmente unitario, condiviso e diffuso. Solo in questo modo potremo dare speranza alla Salerno che tutti noi amiamo.
Giuseppe Fauceglia
Coordinatore cittadino di Forza Italia