Cstp, guerra e pace: bus fermi, poi l'intesa - Le Cronache
Cronaca

Cstp, guerra e pace: bus fermi, poi l’intesa

Hanno fermato il servizio e occupato l’azienda e, alla fine, hanno ottenuto quello che volevano. Almeno sulla carta. Una giornata intensa e lunga, quella di ieri, cominciata all’alba presso i depositi di Fuorni e Cava de’ Tirreni e proseguita, poi, nelle stanze della sede sociale di piazza Matteo Luciani. Circa un centinaio di lavoratori del Cstp hanno fermato, per motivi tecnici, i propri autobus e si sono diretti presso la direzione aziendale. Occupata la sede, braccato nel suo ufficio il direttore generale Antonio Barbarino a cui sono state chieste numerose spiegazioni su alcune infelici scelte gestionali e a cui è stato veementemente chiesto di dimettersi. Poi, l’arrivo del presidente del collegio dei liquidatori Mario Santocchio, che alla luce del fermo del servizio e dello stato d’animo dei lavoratori, ha immediatamente convocato le sigle sindacali per riuscire a sbrogliare la matassa. Ci sono volute sei ore di confronto tra vertici aziendali, rappresentanti delle organizzazioni sindacali e lavoratori, tre versioni del verbale di riunione prima di giungere a quella definitiva.
I lavoratori, ieri, hanno lottato. Hanno lottato per i loro colleghi inidonei, il cui posto di lavoro era sostanzialmente a rischio, e hanno ottenuto il reintegro immediato del dipendente che l’azienda aveva già provveduto a mettere in aspettativa e l’istituzione di una commissione paritetica per la ricollocazione del personale inidoneo. Hanno lottato contro gli sprechi in un momento di difficoltà economica per l’azienda, ottenendo l’internalizzazione del servizio di guardiania dei depositi di Cava de’ Tirreni e Pagani dove, proprio nei giorni scorsi, l’azienda aveva deciso di prendere in carico un vigilante di una ditta esterna. Un servizio che ora, secondo gli impegni assunti dall’azienda, verrà svolto dal personale inidoneo.
Hanno lottato per evitare che venga apposta la firma sotto il contratto di servizio “suicida” da parte dell’azienda con la Provincia di Salerno. In tal caso, il Cstp si è impegnato «a non sottoscrivere i contratti di servizio con la Provincia di Salerno e il Comune di Salerno qualora contemplino la previsione di taglio del 10%, riservandosi in tal caso, di consultare le organizzazioni sindacali e, comunque, previa autorizzazione dell’assemblea dei soci».
Hanno lottato per ottenere che il personale d’officina possa effettuare dello straordinario affinché non vengano soppressi turni di servizio quotidiani.
Hanno lottato per ottenere che nella riunione che si terrà in azienda venerdì alle 11 si costituisca la commissione paritetica di verifica e controllo degli sprechi aziendali. Sul versante cassa integrazione è stato ottenuto che gli addetti all’esercizio andranno in cig per una sola settimana al mese, mentre i funzionari osserveranno una giornata a settimana di nove ore. Le organizzazioni sindacali hanno anche avanzato la richiesta d’integrazione del 7% (il famoso taglio in busta paga) per coloro che osserveranno almeno due settimane di cassa integrazione al mese. Una richiesta, questa, che il presidente del collegio dei liquidatori, Mario Santocchio, si è impegnato a sottoporre all’attenzione degli altri due componenti della terna di liquidazione, Claudio Cicatiello e Michele Pizzo.
Hanno lottato per evitare che, in maniera arbitraria, vengano soppressi turni di servizio, tramite l’attuazione di una programmazione che rispetti in pieno il contratto di servizio e con l’utilizzo del personale non impegnato nella guida nella mansione della verifica dei titoli di viaggio, una volta consegnati i tesserini di polizia amministrativa. L’azienda si è impegnata a recepire queste istanze a partire dalla prossima programmazione dei turni di servizio.
Infine hanno lottato per ottenere che si rispettino i parametri di appartenenza dei singoli addetti e coordinatori d’esercizio senza alcun demansionamento.
Una vittoria, in sostanza, quella di ieri. Oggi, i dipendenti del Cstp usciranno regolarmente in strada con i loro autobus. Gli animi sono più tranquilli, ma gli autisti sono sempre all’erta. Sanno che, al momento, si tratta di impegni presi solo sulla carta e, nella storia degli ultimi due anni del Cstp, si sa, spesso a quanto scritto non sono poi seguiti i fatti da parte dell’azienda. Loro sono sempre pronti a scendere in campo e a lottare nella speranza che questa volta gli impegni presi diventino effettivamente realtà.
«Comprendo il momento di difficoltà – ha detto Santocchio – che il nostro personale sta vivendo. E capisco i motivi per cui questa politica di rigore, che l’Azienda deve necessariamente adottare, non è affatto gradita, però la società ha l’obbligo di adottare provvedimenti che risultano indispensabili per garantire la salvezza ed il rilancio di questa Azienda, nell’interesse degli stessi lavoratori».

 

«Barbarino si dimetta». E’ l’unico caso in Italia di direttore generale a tempo indeterminato. Alle scelte gestionali di Antonio Barbarino vengono attribuite gran parte delle difficoltà vissute dall’azienda. Per questo motivo, le organizzazioni sindacali hanno voluto che, al verbale di riunione di ieri, fosse aggiunta una nota. Un documento con il quale, le organizzazioni sindacali «in merito ai disordini e ai disservizi, causa protesta spontanea dei lavoratori del Cstp, non possono esimersi dall’individuare oggettive responsabilità a carico del direttore generale. Ragion per cui, ne chiedono, in uno ai lavoratori, le dimissioni immediate». Insomma, una forte e decisa presa di posizione da parte di dipendenti dell’azienda e parti sociali, ormai stanchi di scelte ritenute poco eque.


 

5 marzo 2013