La patrimoniale? A volerla non è la sinistra. La vogliono gli italiani - Le Cronache Ultimora

di Aldo Primicerio

Milano Finanza: “Giorgia Meloni assicura: con noi nessuna patrimoniale”. La Stampa : Meloni: “Falso che aumentiamo le tasse”. L’affondo sulla patrimoniale. AskaNews: “Meloni: l’opposizione vuole la patrimoniale, no a nuovi sacrifici”.

Sono i titoli di alcuni giornali ed agenzie di stampa sull’argomento che da qualche giorno tiene banco sui media ed in molti ambienti dell’opinione pubblica. E’ imminente infatti la definizione della bozza della legge di bilancio 2025. E quindi il pensiero scivola inevitabilmente su quale nuova tegola cadrà sulla testa di noi tutti per tappare i buchi dei conti pubblici. E contro le annunciate forti restrizioni sulle risorse dei ministeri e le accise sui carburanti, c’è stato chi – come l’ex-ministro Elsa Fornero – ha riaperto il discorso della patrimoniale. Una parola, certo, che fa rizzare i peli sulla pelle. Più d’uno di noi ricorda quel lontano luglio del 1992, quando l’allora governo Amato varò una finanziaria che rimase impressa nella memoria di molti. Infatti quel governo effettuò un prelievo forzoso retroattivo dello 0,6% dai conti correnti degli italiani. Quella manovra, che in verità non fece male a nessuno, fu descritta come un male necessario e venne accolta con sgomento e indignazione, ma ebbe forse il solo difetto di essere manifesta, visto che oggi non si assiste ad alcuna rivolta popolare mentre i risparmi degli italiani subiscono una sorte oltre dieci volte peggiore di quella ricevuta nel 1992. Parliamo dell’inflazione che, quando sale oltre il 5%, possono far perdere qualche centinaio di miliardi ai nostri risparmi sui conti correnti.

 

La dure reazioni del centrodx dettate da ideologismo e scarsa conoscenza del tema patrimoniale

L’uscita della Fornero ha ovviamente fatto scattare una dura reazione negativa della maggioranza di centrodx. Ipotesi “assurda e provocatoria”, “roba da Pd o da grillini”, secondo Maurizio Gasparri di Forza Italia. “Un vero e proprio manifesto della sinistra”, secondo Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. “Finché Forza Italia sarà al governo non ci sarà nessuna patrimoniale”, ha tagliato corto Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e segretario di FI. La protesta è arrivata anche dal settore edilizio. Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa ha affermato che l’Imu (attualmente in vigore sulle seconde case e introdotta nel 2011 proprio da Fornero) è “la più pesante patrimoniale sugli immobili della storia d’Italia”, e che “risolvere i problemi aumentando le tasse non è mai una buona idea”.

La reazioni si possono capire, ma quando vengono dai cittadini, non quando vengono dalla politica. Se come futura ipotetica patrimoniale s’intende quella del 1992, è chiaro che nessuno di noi è d’accordo. Ma se il problema viene posto filtrandolo con l’imbuto dell’ideologia o, peggio, dell’ignoranza, è ovvio che scatena reazioni scomposte. Se quindi il discorso patrimoniale è posto in termini corretti, allora anche reazioni e commenti diventano ragionevoli e sensati.

 

L’attuale fisco, iniquo per quasi 9 italiani su 10. E quindi sì ad una imposta patrimoniale. Non su tutti, ma sui grandi patrimoni dei super ricchi

La sortita della Fornero parte da una pagina de Il Sole 24 Ore, che a sua volta s’innerva su una indagine sondaggio su 4mila intervistati realizzato da Demopolis per Oxfam Italia. Quasi 9 su 10 di noi, secondo il report, ritengono che il nostro sistema ficale sia per nulla equo, perché nient’affatto progressivo, ma anzi produttore di diseguaglianze tra cittadini di pari condizione economica. E la quasi totalità di noi ritiene che nela Costituzione, all’art. 53, non si rispetti per nulla la norma secondo cui tutti siamo chiamati a concorrere alla spesa pubblica ognuno secondo la sua capacità contributiva. Insomma il nostro sistema impositivo è bocciato, perché ingiusto, gravoso e per di più aggravatore delle disparità. Ecco perché la gran parte di noi non ha fiducia dello Stato e, ancor di più, della politica che lo regge. Ed allora che fare? Spostare la tassazione. Per 7 su 10 di noi la via da seguire è lo spostamento della tassazione dai redditi da lavoro a quelli finanziari, ai profitti, ai grandi patrimoni. E sempre per 7 su 10 la lotta ad elusione ed evasione fiscale sarebbe di grande aiuto a ridurre le disparità. E sempre la stessa maggioranza si pronuncia sia a favore della riduzione del lavoro precario, motore inesorabile di diseguaglianze, sia per maggiori investimenti su sanità e istruzione, oggi superpenalizzati.

E siamo al punto. Dal sondaggio Demopolis-Oxfam emerge che 7 italiani su 10 sono favorevoli ad una imposta sui grandi patrimoni, un’imposta non solo italiana ma bensì sui 27 Paesi membri. Cosa certamente non facile, ma possibile, su cui discutere per tentare un accordo. Su chi applicarlo? Sullo 0,1% degli italiani, con patrimoni vicini ai 6 mln di euro. In Italia sono all’incirca 50mila i cittadini più ricchi. Ed una patrimoniale sui Paperoni italiani viene legittimata dai 320mila italiani sottoscrittori della campagna Oxfam “Tax to Rich”, tassare i ricchi. Ma quale è l’orientamento dei cittadini secondo la loro posizione politica? Per il 94% è d’accordo chi vota Alleanza Verdi e Sinistra, l’88% il Pd, l’86% il M5S, ed anche il 49% di chi vota Fratelli d’Italia (contrario il 42%), e sulle stesse percentuali anche chi vota Forza Italia e Lega. E 7 italiani su 10 ritengono che tassare i grandi patrimoni possa offrire risorse aggiuntive per finanziare politiche a sostegno della scuola, della sanità, dell’inclusione sociale e della transizione ecologica. Ovviamente dal sondaggio Demopolis emerge che non mancano i contrari. Sono 3 su 10 quelli convinti che una patrimoniale sui ricchi demonizzi e penalizzi il merito. Ed anzi che, una volta partiti sui ricchi, un sistema del genere possa essere esteso e generalizzato dal governo di turno. E c’è di più. Il 50 per cento di chi ha votato nutre una riserva: un forte senso di sfiducia nello Stato come erogatore di servizi e quindi il timore che una imposta patrimoniale venga male utilizzata e quindi sprecata da uno Stato cattivo spenditore. E’ poi generalizzato il giudizio che il “meno imposte per tutti”, reclame pubblicitaria del governo Meloni, si traduca alla fine in un rischio di definanziamento dei servizi pubblici, per cui è preferibile appunto una redistribuzione dei carichi fiscali che equivalga ad una maggiore equità impositiva. E di qui l’imposta sui grandi patrimoni. Una soluzione che smentirebbe tutto il governo e la maggioranza, dalla Meloni a Giorgetti fino a Fot, Malan e Gasparri, i Soloni della nostra politica di basso profilo. Ai quali sembra non interessare cosa ne pensino gli italiani, ma solo quello che a loro gira nella testa.

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