Eboli. “Assi” pigliatutto - Le Cronache Ultimora
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Eboli. “Assi” pigliatutto

Eboli. “Assi” pigliatutto

di Peppe Rinaldi

Fosse per chi scrive e ci fossero le condizioni adatte, questo intero articolo sarebbe dedicato al tentativo di ridicolizzazione (ex art.21 Cost.) della parola indicata dalla lettera finale del nuovo acronimo «politico-amministrativo» di Eboli, l’ASSI, Azienda Speciale Sele Inclusione. «Inclusione», il nuovo comandamento dell’umanitarismo à la carte. E’ tutto un includere, dal cinema alla politica, dalle pubblicità ai programmi scolastici, dai testi universitari alle omelie di preti che parlano ormai come assessori o come assistenti sociali, dalla musica allo spettacolo, per non dire dei media. Insomma, la parola inganna e spesso si fa rifugio di autentiche canaglie che, includendo includendo, ne consumano di ogni tipo. Ma non si può pretendere che i nostri stanchi cinque lettori sopportino oltremisura le inquietudini, le bizze o le paturnie dei giornalisti, essi vogliono vedere il sangue, ed è comprensibile. E allora proviamo a farlo sgorgare, consapevoli che dire, scrivere e criticare è sempre più semplice che fare. Ma fino a un certo punto. CONSORZIO TRA COMUNI GUIDATO DA EBOLI Cos’è, dunque, la ASSI? E’ un’azienda pubblica composta da un consorzio di enti locali che si sono associati per governare l’ambito più delicato, insieme alla Sanità, delle nostre malandate società contemporanee: le politiche sociali, in pratica l’assistenza ad anziani, disabili e soggetti deboli in generale. Una volta si chiamava Piano di Zona, oggi, per volontà dell’amministrazione guidata da Mario Conte, è stata trasformata in azienda speciale autonoma, composta oltre che da Eboli, che ne è capofila, anche da alcuni comuni dello stesso ambito individuato dai livelli istituzionali superiori. Inclusione, si diceva: da quel che abbiamo potuto capire scorrendo e studiando un po’ il complesso degli atti prodotti e delle mosse operate, all’ASSI includono eccome, questo sì: ma includono, appunto, soprattutto amici e clienti, elettori di prima e di ora, includono e pagano cambiali politiche identificabili per traenza e beneficiario, insomma ci siamo capiti. E dov’è la novità, si direbbe? Verrebbe da rispondere, assentendo, con Sallustio (da non confondersi con il giornalista Sallusti) che parlando del mito diceva una cosa che si potrebbe sovrapporre alla nostra fattispecie: “Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre”. Ma qui sembra di essere platealmente autorizzati a parlare di stranezze, interessi obliqui, di gestione orientata delle risorse pubbliche destinate a cose serie come la sofferenza umana, la malattia, il disagio, forse bisognerebbe andarci cauti. Invece, da quel che abbiamo potuto capire analizzando un corposo faldone documentale, ci troviamo dinanzi a un primo fatto «strano». La ASSI non paga i fornitori da circa un anno però nel frattempo arruola, assume, promette, fa e disfà unicamente in favore del personale. Circa duecentomila euro all’anno, per ora, a tanto ammonta il segmento osservato. Non sono bruscolini, come si diceva un tempo. Il debito attuale verso le società incaricate di svolgere il servizio pubblico invece sfiorerebbe il milione di euro. Questa parzialità stravagante cos’è, amore viscerale per le proprie maestranze e i propri collaboratori? Difficile, sembra più il classico schema del rastrellamento di consensi e della sistemazione di questo e quello in vista della costituzione futura di nuove falangi elettorali. O chissà cos’altro. Questo perché con l’arrivo di Conte “bisognava cambiare tutto”, s’è visto. Ci sarebbero altre partite opache giocate dal gruppo di potere politico-istituzionale (che, poi, è condensabile in una banale riunione di famiglia) accanto a qualche sforzo pur lodevole di qualcuno, che su altri e impegnativi terreni offrono indizi stimolanti all’approfondimento giornalistico per l’aura misteriosa cresciutavi attorno, ma non è questa la sede, almeno non ora. ASSUNZIONI CREATIVE Saltando la scelta del direttore dell’ASSI di cui ci siamo già occupati mesi addietro – in pratica, fu caricato a bordo monco del titolo richiesto dalla normativa, requisito ottenuto poi a nomina già avvenuta in una sorta di retroattività creativa tipica di certi andazzi – e facendo una estrema sintesi abbiamo notato queste prime cose: assumono “esperti” che mai avrebbero pensato nella propria vita d’essere definiti tali, infatti, vai a vedere e scopri che uno è “esperto” per aver fatto un semplice servizio civile al Comune; ad alcuni hanno fatto fare colloqui non chiesti dai “bandi” e ad altri concorrenti per la medesima cosa no; si è contravvenuti alle indicazioni dello stesso ragioniere capo dell’ente, il dottore Marmora, che nel fare il passaggio di consegne dal vecchio PdZ all’ASSI dei contratti di una ventina di persone circa, ribadiva il divieto (ripetiamo: divieto) di fare proroghe di quelli scaduti e invece non se lo sono filati neppure di striscio e hanno prorogato a piacimento; qualche migliaio di euro al sociologo qua e alla psicologa là, rodati pezzi del sistema impelagati in storie giudiziarie ancora in giro in certi posti, ma ciò che più di tutto colpisce sono due cose in particolare. La prima è un bel gettone da 30mila euro in favore di un «socio» di un dirigente in attività private estranee all’ASSI. La seconda è, invece, quella più eloquente: una ordinaria “tangente” pagata al Pd – partito dinanzi all’uscio del quale il gruppo Conte bussa oggi a dispetto di una intera vita politica di contrapposizione dura e motivata, e qui ci sarà da divertirsi – attraverso un paio di affidamenti a soggetti notoriamente militanti o candidati nelle liste del Pd e/o dirigenti di cooperative operanti sul territorio provinciale in regime di monopolio quasi, in pratica l’altro “sistema coop” dopo quello deflagrato a Salerno di recente con effetti penali seri per alcuni. Ma di tutto questo parleremo meglio, per quanto possibile, nella prossima puntata. (1_continua)