L'incendio doloso dei rifiuti nel salernitano - Le Cronache Attualità
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L’incendio doloso dei rifiuti nel salernitano

L’incendio doloso dei rifiuti nel salernitano

di Salvatore Memoli

Poco importa che i rifiuti ritirati dal Porto di Sousse in Tunisia, a pochi metri dalla storica Medina, patrimonio Unesco, con l’intervento della Regione Campania, siano finiti in fumo! L’importante é che non finisca in fumo la ricerca dei responsabili e delle coperture politiche e burocratiche. Lo si deve alla comunità salernitana che ne ha pagato il prezzo più alto, con la perdita della faccia agli occhi del mondo. Non capitano per caso trasferimenti cosi cospicui di rifiuti in un paese straniero né per caso si registrano fuoco e fiamme di rifiuti velenosi in Italia e, prima, in Tunisia dove l’episodio si era ripetuto. Per molti era sembrato un modo per dare soluzione al problema della presenza di questi ingombranti e pericolosi container.
Già in Tunisia si era cercato di giustificare con l’autocombustione l’accaduto. Esperti precisarono che fatti del genere non avvengono con queste modalità. Dunque, anche a Salerno si spera che nessuno voglia dare una spiegazione puerile ad uno dei disastri ambientali più scandalosi degli ultimi anni.  La Tunisia ha rispedito in Italia 213 containers di questi rifiuti nel febbraio del 2022, a seguito di trattative febbrili tra il Governo e le autorità della Regione Campania. In mezzo c’é un lavoro giornalistico che ho seguito con colleghi tunisini raccogliendo la protesta civile ma determinata degli ambientalisti locali che avevano presidiato il Porto di Sousse. Con scelte decise mi adoperai a far parlare il Governo tunisino, per il tramite dell’Ambasciatore del tempo, con la Presidenza della Regione Campania. In Tunisia il problema era diventato bollente per la pressione crescente dei manifestanti che avevano innalzato cartelli di denuncia contro l’Italia che sembrava tergiversare sulla soluzione del caso. Finalmente il problema venne a soluzione nel febbraio del 2022, a seguito di un accordo bilaterale.
Il tutto era nato da un contratto business tra un’azienda italiana del salernitano e una società tunisina per il trasporto in Tunisia di 280 container per circa 120.000 tonnellate di rifiuti, al prezzo ( vantaggioso!) di 48 euro per tonnellata, per un ammontare di oltre 5 milioni di euro. Dovevano essere rifiuti trattabili, invece in Tunisia arrivarono rifiuti non riciclabili, in realtà si trattava di rifiuti domestici ed ospedalieri, la cui importazione ed esportazione é vietata dalle convenzioni internazionali. La battaglia per la restituzione all’Italia dei rifiuti  é stata una lunga battaglia legale e diplomatica, con conseguenze che hanno fatto scalpore in Tunisia, con l’arresto di molti funzionari e di un Ministro nonché la denuncia di tantissime persone parte di una organizzazione colpevole di aver favorito la spedizione, tra cui una diplomatica tunisina.
La vittoria per il rimpatrio dei rifiuti, in Tunisia é considerata una vittoria degli attivisti ambientalisti e dei giornalisti che hanno affrontato con coraggio il problema.
Quello che gli italiani ancora ignorano è che lo Stato tunisino ha avviato le procedure per chiedere il risarcimento dei danni, in particolare del danno finanziario subito dal Paese.
Ovviamente di tutto questo non sembra esserci  traccia nei quaderni degli incontri internazionali, anche perchè non  fa comodo parlarne. Ma il problema c’è e molti possono stare sicuri che il Governo tunisino e la volontà del Capo dello Stato porteranno a soluzione l’incasso di molti milioni di euro che gli omologhi italiani e la Regione Campania tentano di buttare nel dimenticatoio.
Dopo molti mesi lo scandalo resta ancora vivo per molti ed ha messo in crisi il sistema della credibilità politica e commerciale perché da più parti si paventa una pista delinquenziale di vasta capacità di corrompere a tutti i livelli. Dietro a un affare commerciale che sembrava come gli altri, si è nascosto un traffico illecito di rifiuti industriali, la partecipazione di funzionari e dirigenti dello Stato  ed in concorso fa capolino altrettanta responsabilità di funzionari pubblici della Regione Campania.
Per l’importanza dei rapporti internazionali, la “vampa” dei container non potrà cancellare le responsabilità di chi ha generato ed autorizzati il mostro.
Anche perché la Tunisia batte cassa.

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