Metro Salerno, cento “niente” possono uccidere anche un asino - Le Cronache
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Metro Salerno, cento “niente” possono uccidere anche un asino

Metro Salerno, cento “niente” possono uccidere anche un asino

di Alfonso Malangone*
La prima cosa da dire, è che la nostra Metropolitana non è una Metropolitana. E’ una linea ferroviaria. La differenza è funzionale: una Metropolitana corre in ambito urbano su binari esclusivi, fa corse veloci e frequenti, ha posti limitati; una ferrovia utilizza binari condivisi con altri convogli passeggeri/merci, fa corse distanziate nella giornata, ha più posti per i viaggiatori. Ma, c’è pure una differenza sostanziale: una Metro è gestita in ambito locale. Per la nostra linea, fu il Ministero delle Infrastrutture ad assegnarle la qualità di ferrovia, nel febbraio 2012, in occasione di uno dei tanti incontri con Comune e Regione per superare le criticità che ostacolavano il completamento dell’opera. Tra l’altro, il Ministero stabilì che, finita la costruzione, il Comune avrebbe potuto bandire la gara per la gestione, trovare le necessarie risorse finanziarie e chiedere la convenzione con Rfi per la cessione della linea, facendosi carico dei costi di manutenzione delle Stazioni (fonte: railway).
Furono le difficoltà successive a far cambiare le carte. In data 06/08/2013, al fine di “consentire la rapida conclusione delle procedure connesse alla messa in esercizio della tratta”, venne firmato un accordo di programma tra Comune, Rfi, Ministero delle Infrastrutture e Regione, nel quale si definirono i compiti reciproci e, in particolare: il Comune si impegnò a trasferire la rete a Rfi, garantendo la sua compatibilità con le linee ferroviarie nazionali, Rfi ne assunse la gestione a titolo oneroso e la Regione si obbligò a pagare il servizio dopo il suo inserimento nel sistema del trasporto su ferro campano. Così, il 04 Novembre di quell’anno, fu possibile inaugurare la tratta. Fino al 31/12, però, il costo di gestione fu a carico del Comune. Circa € 300.000 al mese, un impegno insostenibile. Così, all’inizio del 2014, la linea fu bloccata per le resistenze opposte dalla Regione a farsene carico anche a causa di un contenzioso in essere con Rfi. Né furono utili, sembra, i 5milioni di euro concessi al Comune dal Governo per il materiale rotabile che, si legge, furono poi girati alla Regione a copertura dei costi di esercizio almeno fino a tutto il 2015. Anzi, secondo un Assessore Regionale, di quei soldi neppure si vide il colore (fonte: cit.). In ogni caso, a giugno del 2014 le corse ripresero dopo nuovi accordi tra Rfi e Regione.
Di fatto, oggi, la ferrovia urbana fa parte del contratto di servizio regionale firmato nel 2019 con durata fino al 2033. Quindi, i costi sono certamente coperti, come quelli di ogni altra linea ferroviaria regionale, escluse solo le Metropolitane, le Extra-urbane, le Sub-urbane, le Vesuviane e le Funicolari assegnate a Eav e Anm Napoli.
Cosa sia successo, dal 2016 al 2019, non è facile sapere. Così come delle conseguenze dell’obbligo assunto dal Comune, nell’accordo del 2013, di assicurare la manutenzione ordinaria della linea fino a tutto il 2018. Si sa, comunque, che nel 2020 l’Ente ha infine proposto a Rfi il passaggio di proprietà delle Stazioni a fronte dell’acquisto della linea di binari sul lungomare. Con la delibera di Giunta n. 268 del 10/12/2020, si dava incarico ad una Dirigente di portare a termine le trattative definendo i valori e l’importo del conguaglio in danaro nel rispetto delle posizioni di debito e di credito insorte nel corso degli anni. Si legge, in merito, che con un precedente verbale del 2013, Comune e Rfi avevano stabilito che, delle Stazioni, tutto il costruito prima della linea gialla, presso i binari, era di proprietà dell’Ente, mentre tutto quello oltre la predetta linea era di proprietà di Rfi. Ora, è noto che l’accordo è ancora privo di definizione. E, questo, stupisce. Perché, è oggettivamente corretto trasferire le Stazioni, trattandosi di una ferrovia, e perché il Comune potrebbe incassare un importo significativo e utilizzarlo a parziale ripianamento del Disavanzo mostruoso di € 172milioni a fine 2022, riducendo il peso addossato ai cittadini. Sarebbe, giusto. Ma, le difficoltà riscontrate inducono a formulare ipotesi preoccupanti.
In sostanza, potrebbe essere veritiera la dichiarazione di un Consigliere di opposizione che, nei giorni scorsi, ha ipotizzato la presenza di crediti vantati da Rfi e non riconosciuti dall’Ente. Cioè, negli anni ira il 2016 e il 2019, potrebbero essere state contabilizzate delle partite di debito a carico del Comune indotte dai contrasti occorsi in quegli anni con la Regione. Del resto, se ci fossero partite insoddisfatte, RFI potrebbe davvero reclamarne il pagamento all’Ente in forza anche dell’accordo del 2012 di cui si è detto sopra. Salvo ogni errore.
Adesso, si sa che a breve partiranno i lavori per allungare il percorso fino a Pontecagnano, come primo tratto finanziato. E, sembra, siano già in corso gli accertamenti archeologici per i reperti rinvenuti nell’area della Stazione Arechi. Contestualmente, si legge della necessità di intervenire sulla linea in essere per adeguarne le condizioni. Forse, sarà necessario un doppio binario, nelle Stazioni dove manca e nella stessa Stazione Centrale. Per questo, le corse saranno fermate per almeno tre mesi. Sono interventi sui quali sarebbe buono e giusto riferire ai cittadini in modo puntuale. E, invece, si sono lette tante parole, ma poco si è capito. Magari, sarebbe utile anche sapere chi pagherà.
E’ un interesse della Città definire i rapporti con Rfi. Se acquistare la linea del lungomare consente di recuperare la corsia a beneficio della Comunità, chiudere la vicenda delle Stazioni è una esigenza primaria per fare chiarezza sulla condizione finanziaria del Bilancio. Eventuali pretese, giustificate da rapporti e da accordi antecedenti al 2019, che dovessero esporre l’Ente, non la Regione, renderebbero ben più complessa la salvaguardia di un equilibrio già precario per gli impegni assunti con il decreto Aiuti, oltre ad inficiare il livello di fiducia nei documenti contabili. E’ una oggettiva necessità, per i cittadini, di avere la piena consapevolezza dei debiti da pagare e la certezza di non dover sottostare a ulteriori salassi. Potrebbe pure essere accettato che la cessione fosse da ‘zero a zero’, ma sarebbe una sventura se dovesse rendersi necessario mettere ancora una volta le mani nelle tasche, come sarà probabilmente per le vicende dei due parcheggi interrati. Lo stillicidio di una ulteriore crescita della pressione impositiva sfiancherebbe chiunque. Anche un povero ciuco, fini col soccombere sotto il peso di ‘cento niente’. E, qui, in verità, siamo ben oltre il niente.
*Ali per la Città
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