Finiscono in Parlamento le dichiarazioni di Domenico Zeno, l’imprenditore salernitano coinvolto, insieme ad altre nove persone e trentuno indagati, nell’inchiesta del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno per i i reati di associazione per delinquere, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio, favoreggiamento personale, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, truffa ai danni dello Stato e violazione degli obblighi di comunicazione previsti dal codice antimafia. Dalle affermazioni dell’imputato Zeno, raccolte dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta su una presunta truffa ai danni dello Stato, ha dichiarato che Salerno sarebbe stata fino a oggi una città tranquilla per volontà della criminalità organizzata in quanto luogo privilegiato per il traffico della droga e per il riciclaggio di proventi illeciti, in particolare nel mercato immobiliare e nelle attività commerciali. «Uno scenario inquietante, in verità già ipotizzato da altri ma sempre smentito, che ora trova però conferma», ha dichiarato il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Italiana Franco Mari che ha firmato l’interrogazione al ministro degli Interni con la deputata Elisabetta Piccolotti, che porterà la vicenda all’attenzione della Commissione Antimafia. «Da quanto si apprende da recenti articoli di stampa il Nucleo di polizia Economico Tributaria della Guardia di Finanza di Salerno nel corso di un’indagine ha intercettato un imprenditore locale, Domenico Zeno, che sarebbe capo e promotore di un’associazione per delinquere che attraverso intestazioni fittizie ha avviato attività commerciali nel settore dei bar e della ristorazione non solo a Salerno ma anche a Napoli e Roma – si legge nell’interrogazione dell’onorevole Mari – La suddetta associazione, secondo gli inquirenti era finalizzata a commettere una serie di delitti fra cui trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio e inoltre avrebbero reclutato alcune persone da interporre fittiziamente nella gestione e nell’amministrazione di numerose attività commerciali per aggirare le norme in materia di misure di prevenzione patrimoniale o per agevolare la commissione dei delitti di riciclaggio e autoriciclaggio; i soldi guadagnati dalle attività di ristorazione e bar sarebbero stati reimpiegati nelle medesime attività economiche con grave pregiudizio anche per la libera concorrenza». Come ricorda Mari, già nel 2007 Zeno fu raggiunto da una misura di prevenzione personale e patrimoniale essendo stato ritenuto appartenente al gruppo criminale che faceva capo a Pietro Selvino già partecipe del clan Nocera facendo capo a Tommaso Nocera che operava ad Angri e a carico di Zeno e dei suoi familiari furono disposti sequestri di beni mobili e immobili dal valore di 7,5 milioni di euro ritenuti provento di usura ed estorsione a danno di più persone e lo stesso Zeno, nel 2008, fu condannato per associazione per delinquere. «Dai contenuti dell’intercettazione avvenuta durante un colloquio tra Domenico Zeno e un gruppo di amici siciliani ai quali Zeno illustra gli investimenti fatti in città e quelli che intende intraprendere, emerge un quadro preoccupante nel quale Salerno viene dipinta come una città dedita al riciclaggio del denaro sporco, dove scorre un fiume di droga e, soprattutto, una città che deve rimanere “tranquilla” proprio per volontà della stessa criminalità organizzata che così può ripulire capitali illeciti – in particolar modo nel mercato immobiliare e nelle attività commerciali legate alla “movida” – rimanendo pressoché indisturbata», si legge ancora nell’interrogazione evidenziando che il governo dovrebbe porsi in una condizione di massima allerta rispetto a quanto avviene a Salerno e« di farsi carico di individuare e promuovere urgentemente forti azioni di contrasto per far emergere quella commistione tra attività economiche, capitali provenienti da attività illecite e controllo del territorio da parte della criminalità organizzata, di cui Zeno sembra vantarsi con dei suoi amici siciliani quasi a voler sponsorizzare Salerno come il luogo ideale dove poter investire capitali sporchi». Da qui la richiesta al Ministro degli Interni Piantedosi di conoscere quali urgenti iniziative intenda promuovere, alla luce dei fatti riportati affinché nella città di Salerno venga maggiormente rafforzato non solo il contrasto alle attività illecite della criminalità organizzata, ma anche a quella “zona grigia” rappresentata da attività economiche utilizzate per riciclare denaro proveniente da attività illecite.
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