Adinolfi ora spieghi la partecipazione in Salerno Energia Vendite - Le Cronache
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Adinolfi ora spieghi la partecipazione in Salerno Energia Vendite

Adinolfi ora spieghi la partecipazione in Salerno Energia Vendite

di Alfonso Malangone*
La revisione Organizzativa entrata in vigore a inizio mese, dopo la delibera di Giunta n. 263 del 12/07 scorso, attribuisce alla nuova ‘Area Finanza’ la cura dei rapporti con le Società nelle quali l’Ente detiene quote di partecipazione. Spetta, quindi, all’Assessora al Bilancio, dott.ssa Adinolfi, il compito di gestirle nel rispetto delle disposizioni del Dlgs n. 175 del 19/08/2016 – Testo Unico delle Società Partecipate. In forza di quel decreto, e di una successiva pronuncia del Consiglio di Stato, la partecipazione in una società a capitale misto, pubblico/privato, nei settori dell’energia e delle telecomunicazioni, è possibile a condizione che all’Ente sia riconosciuto il potere di incidere sulle decisioni strategiche per realizzare una “reale interferenza sul fine dell’impresa in presenza di interessi contrastanti” (fonte: CdS V, n. 578 del 23/01/2019). Cioè, non si può detenere una quota “pulviscolare” (cit.), o minoritaria, se accordi interni, cosiddetti parasociali, non dovessero consentire di decidere le scelte da fare. Più chiaramente, in via generale, le Amministrazioni Pubbliche “non possono partecipare a società aventi per oggetto attività non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né acquisire o mantenere partecipazioni, anche di minoranza, in tali società” (fonte: TUSP, art. 4 c. 1). Questo, dice la Legge.
Ora, si sa che il Comune partecipa al Capitale di Salerno Energia Vendita-SEV Spa attraverso la ‘Sistemi Salerno – Holding Reti e Servizi Spa’ che detiene azioni per € 1.616.786, pari al 48,82%. La quota di maggioranza relativa di € 1.656.030, pari al 50%, è di Iren Mercato Spa, a suo volta di proprietà al 100% di Iren Spa. Considerata la presenza di una minima quota del 1,18% in testa a terzi, la nostra presenza è minoritaria. Ma, questo, è solo l’inizio. Perché, pure se detenessimo il 50%, cioè la parità, per effetto dello Statuto Sociale e di ‘dichiarati’ accordi parasociali, di cui però non si trova traccia pubblica, salvo errore, Iren esercita su SEV ogni potere. Il tutto risale, da ultimo, all’operazione di fusione del 2016 con la quale SEV avrebbe dovuto incorporare una società di Iren, la Gea Commerciale Spa, e si trovò, invece, incorporata in Iren. Di questo, la dott.ssa Adinolfi dovrebbe avere opportune informazioni, con particolare riferimento alla quantificazione del ‘rapporto di scambio’ che consentì il capovolgimento delle posizioni smentendo, nei fatti, le informazioni pubbliche fornite da organismi finanziari e da dichiarazioni ufficiali (fonte: Sev, Iren, Parmatoday, bizjournal e altre). Questo, si legge nelle carte.
Comunque sia, oggi il mastodontico gruppo Iren gestisce la SEV per intero, fornendo le direttive amministrative, industriali e commerciali, acquisendo i movimenti di Cassa e Banca, concedendo il sostegno finanziario. Del resto, la stessa SEV si definisce “Gruppo Iren” nella denominazione sociale e si dichiara “società soggetta a direzione e coordinamento di Iren Spa”. Per questo, benché detenuta al 50%, il suo Bilancio è integralmente consolidato in quello del Gruppo che precisa di averne il controllo o, meglio, “il potere decisionale…” e “la capacità di utilizzare il proprio potere…per determinare l’ammontare dei risultati rivenienti dalla sua partecipazione” (fonte: Iren, Relazione pag. 150). Quest’ultimo punto è chiaro, Poiché il Bilancio è approvato dal Consiglio di Amministrazione di SEV, all’Assemblea dei Soci, dove Iren è maggioritaria, quando “convocata per l’approvazione del Bilancio della Capogruppo”, è attribuita la facoltà di “richiedere modifiche al Bilancio” (fonte: Relazione SEV, pag. 6). Sembra quasi di dire: “i numeri sono un accessorio rispetto alla volontà”. Ma, è solo una osservazione. Che, però, attesta una condizione, peraltro confermata da ben altre evidenze.
Nel 2021, il gruppo Iren acquisì, per l’importo di € 30,2 milioni, la società Sidiren Srl di Avellino decidendo di utilizzare, come ‘veicolo’, proprio la SEV. Però, poiché essa non aveva la somma necessaria, Iren finanziò l’operazione con un prestito ‘inter-company’ di € 37,6 milioni facendo crescere il debito complessivo di SEV nei suoi confronti fino a € 66,8 milioni (fonte: Bilancio).
Lo scorso anno, poi, Sidiren è stata ‘fusa’ in SEV con il conseguente aumento di tutte le voci del Bilancio. Il totale dei Beni è passato da € 48,1 milioni a € 64,3; le passività finanziarie da € 41,0 a € 83,9, di cui € 79,3 per prestiti interni; i ricavi sono cresciuti da € 90,1 a € 217,3 e i costi operativi da € 83,6 a € 207,0. Sono cifre ‘spaventose’ di un’attività imprenditoriale che non ha più nulla a che vedere con la nostra Comunità. Addirittura, il fatturato di € 217,3 milioni è superiore alle Entrate del Consuntivo Comunale 2022, pari ad ‘appena’ € 213,0 milioni. E, quindi, dott.ssa Adinolfi: “che cosa ci stiamo a fare in SEV”? E, poi: “non ritiene di esporre a rischio la Comunità per la quota del 48,82%”? Anche perché la proprietaria facente-funzione, Iren Mercato Spa, ha chiuso il Bilancio 2022 con una perdita di € 78,0 milioni (fonte: Bilancio). Un risultato episodico, certo, ma sembra indubbio che il settore dell’energia stia vivendo momenti difficili.
In ogni caso, è evidente che la SEV non ci appartiene più, al punto che la stessa Salerno Holding non ne consolida i risultati nel suo Bilancio (fonte: Bilancio H.).
Senza dire che la dipendenza rispetto al Gruppo Iren è ampiamente confermata dalla presenza di partite contabili interne collegate ai rapporti in essere. Tra le altre voci, per la gestione della finanza, nel 2022 la SEV ha versato interessi passivi pari a € 1,4 milioni, a fronte di € 0,2 del 2021, mentre per l’attività di ‘service’, cioè per l’assistenza ricevuta, ha pagato € 2,8 milioni. Stranamente, però, con la stessa causale ha girato a Salerno Holding € 714.999,96 e altri € 123.900,13 per ‘distacco personale’. Ohibò. Ma: “se è integrata in Iren, perché paga anche Salerno Holding”? La domanda non è proprio curiosa, visto che importi simili, per le due voci, risultano versati a partire almeno dal 2017. Cioè, Gentile Assessora: “può chiarire questo rapporto”? Chissà, con l’occasione, si potrebbe anche capire perché, qui, Iren si fa pagare le ‘Luci d’Artista’ mentre a Torino, da 26 anni, si dice le offra ‘a gratis’. Fatto salvo ogni errore, di qualsiasi natura. E, comunque, sono gradite smentite.
Il rientro da un disavanzo ‘esagerato’ di € 169,9 milioni, con rischi concreti di dover mettere mano alle tasche dei cittadini nei prossimi venti anni, oltre quanto già fatto, imporrebbe il pieno adeguamento delle scelte di gestione alle disposizioni fondamentali del decreto Aiuti, tra cui quella di riesaminare le partecipazioni secondo la normativa del TUSP 2016. E, allora, dott.ssa Adinolfi: “per favore, spieghi perché non sembra una condizione rispettata”. Sempre, salvo ogni errore.
*Ali per la Città
P.S.: i dati esposti sono stati tratti da documenti
liberamente consultabili
in rete.
Si fa salvo ogni errore.