di Nino Petrone
Salerno settembre 1943. Avevo tre anni compiuti in agosto e, come ogni mattina, ero con mio nonno Nunzio alla Villa Comunale. Il nonno leggeva , io sgambettavo vicino al laghetto dove galleggiavano le “paparelle”.
Un giorno riuscii a scavalcare il reticolato e finii in acqua. E sarei affogato di sicuro se non mi avesse salvato un soldato della V’ Armata del Generale Clark di stanza nel grande Palazzo delle Scuole Barra. Così diventai una sorta di mascotte degli anglo-americani impegnati nell’”Operazione Avalanche” . In particolare, di un vice di Clark , Comandante della famosa Accademia Militare di West Point, che sistematicamente mi portava cibo e giocattoli e mi sbaciucchiava a ripetizione. Incuriosito da tanto affetto, il nonno gliene chiese il motivo e lui estrasse dal portafogli la foto di un bambino cicciottello e biondo come me dicendogli in lacrime che era suo figlio deceduto pochi mesi prima giusto all’età di tre ann. Ed aggiunse che voleva portarmi in America.”Naturalmente con lui possono venire lei, la nonna, sua madre e qualsiasi altro. Sullo stesso mio pianerottolo dispongo di un grande appartamento e se qualcuno vuole lavorare ci penso io. Davvero per me non c’è problema”. Il nonno, il pragmatico Barone, acconsentì subito, ma quando lo riferì a mia madre si beccò del rincoglionito. “Papà, ma vi pare credibile che io possa vendermi mio figlio, sia pure a quelle allettanti condizioni?”. E lui ‘Cara Domenica, tu non capisci, gli Stati Uniti accolgono tutti e con molte probabilità di diventare Qualcuno. Lí Nino può studiar all’Accademia o all’Università e diventare Membro del Senati e anche molto di più…Pensaci , Domè, pensaci bene”. “Sì, può diventare anche presidente degli Stati Uniti”.”E perché no?”. “Ma smettiamola con queste fesserie e accontentiamoci dell’attuale situazione, che é già tanto”.
La situazione era florida : molto spesso infatti la jeep che ci portava a casa era zeppe di ben di Dio allora pressoché irreperibile; pasta, pane, cioccolato, riso, zucchero, farina, carne di tacchino e di manzo, sigarette, dolci vari e quant’altro. Così ancora oggi, 83enne di buona memoria, posso fieramente affermare che a tre anni davo da mangiare a un’intera la famiglia.
Maia madre concluse così la querelle con l’insistente nonno:”E vabene, vi faccio contento, pregherò Santa Rita di accontentarvi, andremo tutti in America”.
Il sogno non si avverò ma io da grande, più o meno scherzando, rimproveravo spesso mia madre:”Per colpa tua non sono diventati Presidente degli Stati Uniti e nemmeno Governatore o Membro del Senato”. “Hai ragione, scusami, Santa Rita mi perdonerà..”.
Pazienza, addio Casa Bianca.