Alburni, da ormai cinque anni è aperto il mistero del morto del monte Figliolo - Le Cronache
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Alburni, da ormai cinque anni è aperto il mistero del morto del monte Figliolo

Alburni, da ormai cinque anni è aperto il mistero del morto del monte Figliolo

di Oreste Mottola
Un vero rompicapo è da cinque anni il ritrovamento del cadavere di un uomo volato giù sul monte Figliolo, cresta dei monti Alburni, a circa 1300 metri d’altezza, nel territorio di Petina, sud di Salerno, ai confini tra gli Alburni ed il Vallo di Diano. Il corpo dell’uomo fu avvistato da un bikers di Caggiano il 19 luglio del 2018 in un dirupo. L’uomo, vestito con abbigliamento da trekking, fu trovato privo di documenti e di telefono cellulare, era alto 1,83cm, atletico, capelli corti e crespi. età apparente una trentina d’anni. Nessuna operazione di identificazione dell’uomo fu possibile tramite il rilevamento delle impronte digitali non presenti in nessuna banca dati. Lo sconosciuto è stato poi sepolto a Petina sotto una lapide senza nome. Da cinque anni il caso è aperto. Dopo un mese di distanza, ad Auletta si avvista una Peugeot grigia, senza targa. Per gli inquirenti ho circolato in Francia. L’auto è stata trovata in luogo non molto distante, in linea d’aria, da Petina e dalle pendici della parete rocciosa dove era precipitato l’uomo. Suicidio si disse, ma potrebbe pure essere stata una caduta accidentale. L’unica certezza in mano a chi sta indagando, ma nemmeno totale, è il collegamento tra l’uomo morto nella montagna di Petina e l’auto abbandonata. Con la targa tolta per non consentire un’immediata identificazione? Il perdurante mistero rinfocola le speranza di diverse famiglie con casi di scomparsa. Come una famiglia pugliese che si fa avanti e chiede informazioni alla procura di Lagonegro. Nonostante tutto la pista “francese” continua ad essere la più battuta.
Ora è stata interessata anche l’Interpol e potrebbero esserci sviluppi a breve termine. Cinque anni fa la vettura è stata oggetti di rilievi della Scientifica ma senza esiti soddisfacenti e lasciata quindi in sicurezza in una zona protetta. In seguito al rinnovato interesse per il caso e dopo un’intuizione degli uomini guidati dal capitano Roberto Bertini si è riusciti a comprendere che l’auto appartiene a una persona che risiede in Francia. In seguito a ciò è stata interessata l’Interpol affinché si possa ritrovare la persona legata alla vettura. Un vero e proprio mistero, insomma, quello dell’identità del cadavere di Petina. Ricordiamo di che si trattava di una persona di circa 30 anni, muscolosa, con vestiti adatti al trekking ma senza segni distintivi. I dubbi sono tanti: innanzitutto su come abbia raggiunto quella zona impervia senza auto. Ma non solo. Negli alberghi della zona non sono risultate persone assenti e non ci sono state denunce. Medesimi dubbi sulla vettura, sui possibili collegamenti con il deceduto e sull’assenza di targa. Infine, come mai una persona che ha deciso di togliersi la vita si è gettata di schiena e non di faccia? La speranza, ovviamente, è che si possano riaprire le indagini, partendo proprio dal rinvenimento di quell’auto che, seppur sprovvista di targa, potrebbe essere individuabile dal numero del telaio affinché ci sia anche per “lo sconosciuto di Petina” una croce a indicare il suo nome, togliendolo dall’oblio dannato dei sepolti privi di identità.