di Erika Noschese
«La delocalizzazione delle fonderie Pisano con un nuovo impianto 4.0 è possibile, un progetto concreto da portare avanti e noi difenderemo fino all’ultimo posto di lavoro». Lo ha dichiarato Barbara Tibaldi della segreteria nazionale Fiom, sabato pomeriggio alla Marcia della Legalità per Angelo Vassallo organizzata dall’omonima fondazione a pochi giorni dall’anniversario del brutale omicidio.
Anche la Fiom accanto ad Angelo Vassallo…
«Siamo al fianco di un sindaco coraggioso e di tutti quei cittadini che nel cercare e difendere la verità, nel difendere la legalità, difendono il lavoro e la Costituzione. Allora, dove c’è questo coraggio, questa dignità, questi percorsi e questi valori la Fiom c’è perché siamo consapevoli che senza legalità e senza Costituzione, in questo Paese, il lavoro non c’è e questo Paese ha bisogno di tanta dignità e tanta Costituzione».
Nei giorni scorsi l’ennesima tragedia: operai a lavoro sui binari di una stazione ferroviaria investiti e uccisi. Quando ci sono tragedie come questa non c’è distanza, non ci sono bandiere né partiti…
«Assolutamente no, quell’incidente è l’ennesimo: tre morti al giorno sul lavoro segnano un Paese che non ha civiltà e una classe politica in cui non si salva nessuno perché nessuno ha voluto occuparsi seriamente della questione; servono controlli, ci sono mille ispettori in Italia per tutte le aziende, c’è una buona legge ma non ne viene garantito il rispetto. Ogni giorno, sui posti di lavoro muoiono tre persone, senza alcun intervento della politica e questo perché si è scelto di lasciare la dignità della vita e del lavoro indietro, noi non consentiremo mai che diventi un fattore secondario».
Lei ha parlato di dignità e di lavoro, una tragedia sfiorata in provincia di Salerno: una donna ha tentato il suicidio dopo aver perso il reddito di cittadinanza…
«Si dà spazio a tante chiacchiere, tanti slogan. Una donna che ha tentato di togliersi la vita per aver perso il reddito di cittadinanza è una donna che ha perso la speranza di vedere un futuro per sé e la propria terra, esattamente il contrario di quanto dobbiamo fare in Italia e al sud. Dobbiamo partire da una scelta precisa che questo Paese non sta facendo, va avanti – e la decrescita del Pil lo dimostra – solo se anche gli ultimi sono in grado di fare la spesa, di avere un futuro; l’Italia va avanti se le politiche industriali si fanno a partire dal sud, non includendolo forse o pure; si va avanti se si ha un’idea complessiva che metta al centro l’uomo. Lotteremo per questo, stiamo facendo iniziative varie e oggi per noi questo è un sentiero di dignità; il 22 saremo a Roma a dare lezioni di dignità da piazza del Popolo e il 7 con la Cgil e associazioni quali Libera e Arci saremo alla prima grande manifestazione nazionale. Ci aspetta un viaggio lungo ma intendiamo raccogliere lungo la strada buoni amici come abbiamo fatto oggi qui per Angelo».
A proposito di diritto al lavoro, a Salerno le fonderie Pisano dovrebbero essere delocalizzate. Qui c’è un doppio problema: tutelare il diritto alla salute e il diritto al lavoro…
«Assolutamente, vale per Salerno ma vale per tutto l’acciaio. Se pensiamo che la più grande direttiva del Pnrr è sulla riconversione ed è la prima che è stata tagliata, se pensiamo che senza l’acciaio il nostro Paese non è in grado di esprimere una manifattura forte allora forse possiamo comprendere il livello di emergenza in cui siamo. Servono politiche industriali intelligenti che guardino avanti per il futuro del Paese, noi difenderemo fino all’ultimo di quei posti di lavoro».
Sulla delocalizzazione a Buccino si parla di un industria 4.0 con impatto ambientale fortemente ridotto. Crede sia possibile?
«Sì, questo nello specifico è un progetto concreto e possibile ed è altrettanto possibile e concreto pensare alla riconversione di tutti gli impianti dannosi per l’ambiente, che producono energia a partire anche dalle grandi centrali. Occorre investire sulle energie nuove, sull’eolico, sull’offshore e smettere di inseguire gli interessi di grandi multinazionali straniere che producono gas o grandi multinazionali che chiudono le nostre acciaierie per poter guadagnare in altri Paesi».