Lombardi: «Serve riforma concreta per procedere con sburocratizzazione delle pratiche» - Le Cronache
Ultimora

Lombardi: «Serve riforma concreta per procedere con sburocratizzazione delle pratiche»

Lombardi: «Serve riforma concreta per procedere con sburocratizzazione delle pratiche»

di Erika Noschese
«Il Superbonus, oltre a contenere il consumo energetico, rendere i nostri edifici più sicuri e riqualificare città e quartieri, è un volano per tutta l’economia, non solo per l’edilizia». Parla così Antonio Lombardi, presidente di FederCepi Costruzioni e vice presidente nazionale di Cepi che accende i riflettori sul settore edile ma anche su un ipotetico nuovo Superbonus che potrebbe essere la svolta per una misura che, col tempo, ha mostrato di avere enormi falle che il precedente governo nazionale non è riuscito a risolvere. Alla luce anche delle opportunità derivanti dal Pnrr la parola d’ordine resta sempre la sburocratizzazione con «riforme concrete».
Presidente Lombardi, facciamo il punto della situazione sul settore edile. Qual è oggi lo stato di salute che lo caratterizza?
«È un momento di profonda incertezza legata soprattutto alle alterne vicende del Superbonus. Trentamila imprese, oltre un migliaio nella sola provincia di Salerno, rischiano il fallimento per i lavori eseguiti e le difficoltà, che ancora persistono, nella cessione dei crediti. Cessione che, peraltro, quando avviene, è onerosissima. È necessaria che intervenga sollecitamente lo Stato, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, per rilevare tutti i crediti ancora incagliati ed evitare che la situazione ulteriormente. Le conseguenze, anche dal punto di vista occupazionale, sarebbero pesantissime. Ma il settore, più in generale, necessità di certezze e di stabilità: non è un caso che oggi Bankitalia certifichi una crescita quasi zero, subito dopo lo stop al Superbonus».
Lei di recente ha parlato di un nuovo Superbonus, secondo lei con le giuste modifiche può essere una misura valida?
«Stiamo seguendo con grande interesse il dibattito parlamentare e la proposta dell’On. Alberto Gusmeroli della Lega, che prevede una riproposizione della misura, con detrazioni più contenute, tra il 70 e il 100%. Lo sosteniamo da mesi: il Superbonus, oltre a contenere il consumo energetico, rendere i nostri edifici più sicuri e riqualificare città e quartieri, è un volano per tutta l’economia, non solo per l’edilizia. Di recente finanche Ministero del tesoro e Ministero delle finanze hanno in qualche modo suffragato le analisi del nostro Centro Studi. Del Superbonus hanno beneficiato i consumi, l’ambiente, la sicurezza, l’occupazione. Occorre quindi riproporlo senza esitazione: anche perché, non dimentichiamolo, la cosiddetta Delibera “Green” dell’Unione Europea impone ai paesi membri interventi di riqualificazione sugli immobili energivori da realizzarsi entro il 2030».
La provincia di Salerno, come l’intero Paese, si approccia al Pnrr. Secondo lei le amministrazioni sono in grado di gestire questi fondi con le risorse, soprattutto umane a disposizione?
«Il problema di fondo rimane uno soltanto, e purtroppo non pare ci si voglia metter seriamente mano: quello della burocrazia lenta e farraginosa, delle lungaggini decisionali, delle duplicazioni nelle competenze. Difficile essere ottimisti. Storicamente il nostro Paese non è capace di utilizzare le risorse che riceve da Bruxelles. A fine anno rischiamo di perdere una cospicua fetta dei Fondi di Coesione relativi al settennio 2014-2020, perché non siamo riusciti a sostenere negli anni scorsi, in media, investimenti per 9 miliardi di euro l’anno. Come possono sorprendere quindi i ritardi per il Pnrr, che prevede investimenti annui medi per 42 miliardi?».
Sburocratizzare, quali proposte da Federcepi?
«Urge metter mano a riforme vere e concrete, che puntino anche a cancellare sovrapposizioni di competenze, duplicazioni procedurali, orpelli farraginosi e onerosi ed anche (finalmente!) alla coraggiosa soppressione di enti del tutto inutili. La vera emergenza è questa, o si continuerà a piangere sulle opportunità perse. Rispettare il cronoprogramma del PNRR, ma anche della nuova programmazione comunitaria, è fin d’ora materialmente improponibile. Impossibile. Tanto più se si parla di grandi infrastrutture. E vale anche nel privato: nessuno oggi è disponibile ad investire in infrastrutture che, nella migliore delle ipotesi, vedrebbero la luce tra sei, otto o addirittura dieci anni».
Per quanto di sua competenza, governo Meloni – fino ad oggi – promosso o bocciato?
«Giudizio difficile, sia perché è in carica da ancora troppo poco tempo, sia perché molte delle problematiche sul tappeto hanno radici antiche. Decisamente severo sarei sulle politiche per il Mezzogiorno: molte delle decisioni sin qui assunte – pur prescindendo dall’autonomia differenziata – penalizzano il Sud, e questo stride con le ragioni che hanno indotto l’Europa a destinarci buona parte delle risorse del Pnrr. Anche la rimodulazione dei progetti rischia di tagliare fuori asset strategici per il rilancio delle regioni in maggiore ritardo».
Lei di recente è stato nominato vicepresidente di Cepi. Qual è il suo impegno?
«Direi che il tema dell’ultimo Congresso nazionale è un eloquente programma politico, che ovviamente condivido in pieno: la massima attenzione per le piccole e microimprese, l’ossatura del nostro sistema economico. Come Confederazione vogliamo accompagnare e sostenere la crescita di queste realtà, perché possano consolidarsi sul mercato e aprirsi nuovi sbocchi».
Post pandemia e conseguenze del conflitto bellico si può davvero parlare di ripresa del settore?
«Purtroppo, ancora no: la guerra ha inciso, e ancora incide, pesantemente sul costo di molte materie prime, con le ripercussioni facilmente immaginabili anche sulle nostre economie. L’auspicio è che possa cessare quanto prima e si possa avviare finalmente un ragionamento di sostegno alla ricostruzione in Ucraina, partendo dalle infrastrutture primarie. Federcepicostruzioni è pronta la sua parte: speriamo che ciò avvenga quanto prima, perché vorrebbe dire, finalmente, aver deposto le armi e chiuso il conflitto».
Sicurezza sui posti di lavoro, troppe morti bianche ogni anno. Quali, secondo lei, le iniziative da mettere in atto?
«Abbiamo una sicurezza troppo burocratica, fatta di orpelli e certificazioni da tenere in cantiere. Occorre uno sforzo maggiore e più incisivo sulla formazione, che parta già dalle scuole e dagli istituti tecnici superiori, ed azioni di sensibilizzazione dentro e fuori i cantieri. Ma occorre anche premiare chi investe davvero in sicurezza».
Quali le prospettive a medio e lungo termine per Federcepi?
«Siamo una Confederazione in forte crescita, di anno in anno, ed avremo presto un nuovo sistema della bilateralità in edilizia moderno, efficiente e innovativo. Siamo cresciuti e cresciamo nonostante ostacoli anche legislativi. Voglio ricordare che siamo stati osteggiati da assurdi meccanismi premiali e preferenziali che ostacolavano nuove realtà datoriali, premiando un unico e solo “cartello” di imprese e di lavoratori. Finanche nel Superbonus. Il Tar del Lazio ha bocciato questo sistema, garantendo agli imprenditori una effettiva e concreta libertà associativa, così come sancito dalla nostra Costituzione».