Poggiomarino/San Valentino Torio. Confermati i 25 anni di pena per Nicola Del Sorbo, che uccise Luana Rainone, di San Valentino Torio, a luglio 2020 a Poggiomarino. Lo ha deciso la Cassazione che ha respinto il ricorso presentato dall’avvocato Luigi Senatore Fu una coltellata alla gola ad ucciderla, dopo un litigio scoppiato perché lei voleva rivelare alla moglie del suo presunto amante la loro relazione. Era accusato di omicidio volontario. I giudici avenano riconosciuto all’imputato le attenuanti generiche,. L’omicidio si consumò il 23 luglio di tre anni a Poggiomarino, dopo che la ragazza, residente a San Valentino Torio, fu data per scomparsa dal marito con una denuncia ai carabinieri. Quel giorno la donna, sposata e con una figlia, uscì di casa per recarsi a Poggiomarino, dove viveva l’uomo, con il quale avesse una relazione da qualche tempo. Negli atti d’indagine, comprensivi anche di una dichiarazione confessoria da parte dell’uomo, emerse come poco prima del delitto che i due avessero cominciato a discutere animatamente. Poco prima, avevano consumato un rapporto sessuale e della cocaina. Luana Rainone avrebbe poi preteso che Del Sorbo chiamasse la moglie per dirle della sua relazione clandestina. La discussione sarebbe a quel punto degenerata, dopo il rifiuto dell’uomo, al punto che quest’ultimo fu colpito dalla donna con un calcio. Così, le strappò il cellulare di mano poi afferrò un coltello da cucina e colpì la 31enne alla gola, con un unico fendente. Mentre la donna moriva, Nicola Del Sorbo non avrebbe chiamato i soccorsi. Era poi enerso che l’imputato si accese una sigaretta, per poi tentare di fermare il sangue con un cuscino. Non ci riuscì. A quel punto infilò il corpo in un lenzuolo e infine in una busta dei rifiuti, dopo averlo avvolto in un piumone, gettandolo in un pozzo. In un primo momento Del Sorbo negò di aver visto la Rainone, ma il giorno della scomparsa la telecamera di videosorveglianza di un ufficio postale a San Valentino li riprese mentre erano insieme. Fu la prova che Del Sorbo aveva mentito, I carabinieri lo misero sotto torchio e lui alla fine crollò confessando il delitto, indicando l’arma con cui l’aveva uccisa e il cadavere dov’era nascosto. Per lui 25 anni definitivi e un nuovo processo, insieme ad altri tre imputati, per una aggressione avvenuta in carcere.
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