“Sono nato a Roma in pieno centro storico, all’ombra della cupola di Sant’Ivo alla Sapienza, capolavoro di Francesco Borromini. E credo non ci sia bisogno di spiegare per quale ragione l’amore per la storia, per il passato, il Barocco in particolare, sia uno degli elementi fondamentali della mia formazione”. Così amava parlare di sè Paolo Portoghesi, il grande architetto, storico e teorico dell’architettura, fondatore del movimento Postmoderno, morto all’età di 91 anni nella sua casa nel borgo di Calcata (Viterbo), dove viveva e lavorava da quasi tre decenni con la moglie, l’architetto Giovanna Massobrio. Patriarca delle archistar, professore emerito della Facoltà di Architettura dell’Università “La Sapienza” di Roma, Portoghesi è stato un progettista di fama internazionale che ha legato il suo nome a progetti come la Moschea e il Centro culturale islamico di Roma, l’Accademia di Belle Arti a L’Aquila, la piazza Leon Battista Alberti a Rimini, la chiesa di Santa Maria della Pace a Terni, il quartiere Rinascimento nel Parco Talenti a Roma, le case Baldi e Papanice a Roma, la concattedrale di San Benedetto a Lametia Terme. Oltre che grande architetto, Paolo Portoghesi è stato un esempio straordinario di intellettuale militante (si iscrisse al Psi nel 1961 e fece parte dell’assemblea nazionale del partito durante la segreteria di Bettino Craxi) e di organizzatore culturale, illuminato presidente della Biennale di Venezia nel decennio 1983-1992 e primo direttore del Settore Architettura dal 1979 al 1982. Nell’ambito di quest’ultima ideò, tra le molte iniziative, la leggendaria “Strada Novissima” (1980), che ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’architettura contemporanea e del Postmodernismo. Appena nominato direttore del Settore Architettura della Biennale, sempre nel 1979 Paolo Portoghesi diede incarico al grande architetto Aldo Rossi di realizzare il “Teatro del Mondo” ormeggiato sulla Punta della Dogana nel bacino di San Marco, dove si tennero spettacoli della Biennale Teatro diretta da Maurizio Scaparro. L’anno successivo Portoghesi invitò venti architetti internazionali, tutti destinati a diventare archistar – fra i quali Ricardo Bofill, Frank Gehry, Arata Isozaki, Hans Hollein, Rem Koolhaas, Franco Purini e Laura Thermes, Denise Scott-Brown, John Rausch, e Robert Venturi – a progettare altrettante facciate a grandezza naturale, per una fittizia strada di 70 metri all’interno delle Corderie dell’Arsenale, aperte per la prima volta al pubblico: era la “Strada Novissima”, realizzata per la prima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale dal titolo “La Presenza del Passato”. Eletto nel 1983 presidente della Biennale, fino al 1992 Paolo Portoghesi scelse alla guida dei diversi Settori artistici personalità quali Maurizio Calvesi e Giovanni Carandente (direttori Settore Arte), Aldo Rossi e Francesco Dal Co (direttori Settore Architettura), Gian Luigi Rondi e Guglielmo Biraghi (direttori Settore Cinema), Carlo Fontana e Sylvano Bussotti (direttori Settore Musica), Franco Quadri e Carmelo Bene (direttore Settore Teatro). Nato il 2 novembre 1931 e laureatosi alla Facoltà di Architettura dell’Ateneo romano nel 1957, Portoghesi pubblicò la prima monografia su Guarino Guarini e alcuni saggi su Francesco Borromini ancora studente, e dei due architetti seicenteschi è stato uno dei riconosciuti specialisti a livello mondiale. Portoghesi ha insegnato Storia della critica dal 1962 al 1966 all’Università di Roma “La Sapienza”, dal 1967 al 1977 è stato professore di storia dell’architettura presso il Politecnico di Milano, di cui è stato preside dal 1968 al 1976, per insegnare infine progettazione presso la Facoltà di Architettura dell’Università “La Sapienza” di Roma. Nell’ultimo trentennio Portoghesi è stato anche uno dei principali teorici della ‘geoarchitettura’, una disciplina, secondo le sue parole, che “cerca di correggere il rapporto architettura-natura sulla base di una nuova alleanza: l’uomo deve smettere di costruire secondo una logica puramente economica che produce spreco di energia, inquinamento e sfruttare il patrimonio degli antichi borghi invece di abbandonarli alla distruzione”. Autorevole studioso della “Roma Barocca” (questo il titolo di un suo saggio fondamentale del 1966), in cui racconta le vicissitudini della città tra il 1600 e il 1750, e specialista degli architetti Guarino Guarini e Francesco Borromini, Portoghesi ha inoltre fondato e diretto riviste come “Controspazio”, “Eupalino” e “Materia”. Nominato nel 2002 Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana, era socio nazionale dell’Accademia dei Lincei (2000), socio dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze (1977) e dell’Accademia Nazionale di San Luca, di cui è stato presidente nel biennio 2013-2014. Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti per l’attività svolta, figurano il Premio IN/Arch per la critica storica; la medaglia d’oro della Fondazione Manzù (1971); il Premio Reggia di Caserta (1973); il Premio Fregene (1981); la laurea honoris causa dell’università di Losanna (1984); la Legion d’Onore (1985); il Premio Campidoglio per la cultura (2005). Autore d più di cinquanta volumi sull’architettura rinascimentale e barocca, sul Liberty e sulle problematiche dell’architettura contemporanea, molti dei quali tradotti in più lingue, alla sua attività di storico, teorico e critico si devono testi quali: “Guarino Guarini” (1956), “Borromini, architettura come linguaggio” (1967); “Roma del Rinascimento” (1970); “Album del Liberty” (1975); “L’angelo della storia. Teorie e linguaggi dell’architettura” (1982); “Postmodern. L’architettura nella società postindustriale” (1982); “La piazza come ‘luogo degli sguardi’” (1990); “I grandi architetti del Novecento” (1998); “Architettura e natura” (1999); “Geoarchitettura” (2005). Tra le sue opere di architettura vanno ricordate: casa Baldi a Roma (1959), casa Andreis a Scandriglia (1963); casa Papanìce a Roma (1967); Istituto tecnico industriale a L’Aquila (1968); chiesa della Sacra Famiglia a Salerno (1968); Centro sociale con biblioteca civica ad Avezzano (1969); Moschea e Centro culturale islamico a Roma (1976-91); sede dell’Accademia di belle arti a L’Aquila (1978); complesso residenziale Enel a Tarquinia (1981); padiglione termale a Montecatini (1987); Teatro comunale di Catanzaro (1988); edifici termali a Nocera Umbra (1989); piazza Leon Battista Alberti a Rimini (1990); torri di Pietralata per lo Sdo di Roma (1996); chiesa di Santa Maria della Pace a Terni (1997); quartiere Rinascimento nel Parco Talenti a Roma (2001); progetto per la torre di Shangai (2006); progetto per la ristrutturazione di piazza San Silvestro a Roma (2011); campus del Centro di riferimento oncologico di Aviano (2016); complesso interparrocchiale della chiesa di San Benedetto a Lamezia Terme (2019). Esposizioni sulle sue opere architettoniche si sono tenute alla Triennale di Milano, alla Biennale di Venezia (1977), al Bauzentrum di Vienna, alla Hochschule für Bildende Kunste di Amburgo, e inoltre a Berlino, Karlsruhe, Bielefeld, Gottinga, Osaka, Kassel, Parigi, New York, San Francisco, Milano e lungo via Giulia a Roma. Tra le sue pubblicazioni più recenti si ricordano: “Roma/amoR. Memoria, racconto, speranza” (2019); “Poesia della curva” (2020); “Abitare poeticamente la terra. La casa, lo studio e il giardino di Calcata” (2022). In quest’ultimo libro con la collaborazione della moglie Giovanna Massobrio racconta il ‘piccolo mondo’ di Calcata, il borgo sulla rupe tufacea, dove l’architetto arrivò nel 1974 per la prima volta e che lui ha rianimato con la sua dimora, dove sono confluite tutte le forme tipiche dell’architettura di Portoghesi, che qui ospita anche il suo studio e la biblioteca personale e dove infine ha realizzato ex novo un ‘giardino delle meraviglie’.
Il cordoglio
«Esprimo il cordoglio mio personale e della Civica Amministrazione per la morte di Paolo Portoghesi. L’Architetto ha lasciato un segno profondo nell’architettura e nell’arte del nostro paese con una straordinaria originalità creativa», ha dichiarato il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli. «Lo spazio e le linee per il geniale Portoghesi erano il pentagramma di armonie coinvolgenti. Ne serberemo il ricordo con gratitudine per il legame instaurato con la nostra comunità grazie alla Chiesa della Sacra Famiglia a Fratte», ha aggiunto il primo cittadino. Cordoglio è stato espresso anche dall’Ufficio Cultura e Arte dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno: «È morto oggi Paolo Portoghesi, l’architetto esponente del Postmodernismo aveva 92 anni: progettò la Grande Moschea di Roma. Tra i suoi tantissimi lavori si ricorda la chiesa della Sacra Famiglia di Salerno, zona Fratte. Orgogliosi di avere una sua opera in città, grati per il segno che ha lasciato nella storia della nostra chiesa diocesana».
«Per 11 anni della mia vita ho avuto il piacere di dirigere due strutture progettate dall’Arch. Paolo Portoghesi che sono parte integrante di quello che viene chiamato il Complesso Alario ad Ascea. Anche la casa comunale di Ascea è stata progettata da lui. Buon viaggio», ha ricordato l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Salerno, Paola De Roberto.