di Antonio Bottiglieri
“Lo scorso 28 gennaio Peppino Cacciatore avrebbe dovuto presiedere a palazzo Sant’Agostino l’iniziativa per l’
“archivio Bottiglieri”, promossa insieme con la Provincia, con il Comune di Salerno e molti altri Comuni, proprio dalla Società di Storia Patria. All’incontro nel “salone Bottiglieri” fu letta, invece, una bellissima lettera di Peppino Cacciatore che per motivi di salute dovette, suo malgrado, rinunziare ad essere presente. Di fatto fu presente perché attraverso il mio iPhone io mi ero ripetutamente collegato con la carissima Paola e con lo stesso Peppino. E’ stata per me purtroppo l’ultima occasione per parlare con lui. I nostri lunghi discorsi erano iniziati tantissimi anni fa, nei primi anni ‘70 del secolo scorso, quando giovanissimi ci siamo ritrovati insieme militanti del PSIUP: era il partito della sinistra socialista, era il partito di Vittorio Foa, Lelio Basso, Tullio Vecchietti, Francesco-Cecchino Cacciatore, il padre di Peppino.
Cecchino Cacciatore e mio padre, Girolamo Bottiglieri, erano due grandi e veri amici, pur rappresentando nella Storia di Salerno due partiti politici molto diversi, uniti tuttavia dall’impegno per la ricostruzione del dopoguerra e la ripresa della democrazia. Quindi quando io, ventenne invece di seguire mio padre nella DC, mi iscrissi al PSIUP, certamente non feci felice mio padre, ma non si dispiacque perché mi aveva sempre dichiarato la sua stima e la sua ammirazione per Luigi e Cecchino Cacciatore. Luigi, fratello di Cecchino, fu Segretario Nazionale della CGIL e Ministro nel Governo De Gasperi.
Quando mi iscrissi al PSIUP veniva infatti ricordato ancora come un punto di fondamentale riferimento per tutti noi militanti salernitani. Nel PSIUP quando mi iscrissi c’erano: Giorgio Voria, Nicola Scolpini, Enzo Sarli, Nicola Giannattasio, Diego Meli, Pino Cantillo, Gildo Ciafone ed i giovani fratelli Diego, Fortunato e Peppino Cacciatore, figli di Cecchino. Luigi jr. si era già trasferito a Napoli dove insegnava Medicina alla “Federico II”, la stessa Università nella quale Peppino, qualche anno dopo sarà anch’egli cattedratico ed illustre docente di filosofia.
Questa della coerenza tra il rigore della politica e quello dello studio e’ stata davvero la cifra dell’impegno sempre testimoniato da Peppino con semplicità e chiarezza. Quando il PSIUP (con la sconfitta elettorale del 1972) si sciolse Peppino ed io ci ritrovammo su posizioni diverse: lui praticamente guido’ la confluenza della maggioranza del PSIUP nel PCI, ma io non volli seguirlo e tuttavia non fini la nostra leale amicizia ed il nostro sempre costruttivo rapporto politico. Se questo fu possibile fu merito suo. Ricordo la significativa ed esemplare esperienza di Peppino, eletto Consigliere Comunale ed Assessore alla Cultura del Comune di Salerno. Lavorai al suo fianco per valorizzare e soprattutto incoraggiare una nuova generazione di operatori culturali. Vidi Cacciatore seguire ogni iniziativa ed ogni gruppo di giovani con apprensione e sollecitudine, proprio come un Grande Maestro con i suoi allievi. Un Maestro che non ha mai fatto pesare il suo prestigio e la sua fama poiché seguiva tutti con semplicità e generosità. Così ha sempre fatto diffondendo lo studio e la conoscenza della Storia e dei suoi protagonisti. Con il Sindaco Napoli segui’ personalmente l’allestimento di un grande pannello di ceramica che Enzo Bianco ha realizzato per ricordare Francesco Cacciatore, nella piazza del Torrione a lui dedicata. Così per la strada dedicata all’indimenticabile suo fratello Diego. Più recentemente abbiamo insieme nel “salone del Gonfalone” discusso ed approfondito la storia della Democrazia Cristiana a proposito del bel libro di Vittorio Salemme. Altri confronti ci sono stati sul Sindacato, ricordando l’impegno suo con Peppino Amarante.
Così, su proposta della “Fondazione Filiberto e Bianca Menna”, Peppino Cacciatore curo’ un vero e proprio saggio sull’apporto di Filiberto Menna alla cultura contemporanea. Insomma Peppino non ha mai separato la sua militanza politica dalla eccellenza del suo percorso di studio, certificato soprattutto dal titolo di Accademico dei Lincei. A tutti noi Peppino ha regalato il suo alto sapere. E sarà ancora così, perché non solo i suoi amici, i suoi compagni, i suoi allievi, ma anche le successive generazioni potranno avvalersi, attraverso i suoi importanti scritti, di un insegnamento profondo, chiaro e sempre affettuoso, proprio come lui.