Gli alberghi, come molti altri esercizi commerciali, costretti a pagare la tassa sui rifiuti anche se non produttivi a causa dell’emergenza sanitaria, non ci stanno e ricorrono alla giustizia amministrativa. Il Dl 18/2020, noto come Cura Italia, infatti, consentiva ai Comuni di applicare anche per la Tari agevolazioni correlate agli effetti dell’emergenza Covid-19. Per questo, a Ravello, otto albergatori hanno presentato ricorso al Tar per la mancata applicazione di sgravi alle cartelle Tari riferite al 2020, proprio in considerazione delle criticita’ avvertite dal comparto. Malgrado una breve riapertura estiva, per buona parte dello scorso anno si c’e’ stato il blocco alla circolazione delle persone e il crollo della domanda turistica, specie internazionale. Il ricorso degli albergatori ravellesi, rappresentati dagli avvocati Francesco e Paolo Accarino del Foro di Salerno, si basa sulla delibera Autorità di regolazione per energia reti e ambiente numero 158 del 5 maggio 2020 che prevede, nell’ambito della disciplina dei corrispettivi applicabili alle utenze del servizio di gestione integrata dei rifiuti, urbani e assimilati, alcuni fattori di rettifica per alcune tipologie di utenze non domestiche (tenendo conto del principio “chi inquina paga”, sulla base della minore quantità di rifiuti producibili in ragione della sospensione delle relative attività) e di specifiche forme di tutela per quelle domestiche (in una logica di sostenibilità sociale degli importi dovuti). Con deliberazioni di giunta e di consiglio comunale, la scorsa estate il Comune di Ravello aveva approvato misure agevolative per la riduzione dei tributi in emergenza Covid, includendo il settore extralberghiero (bed and breakfast, case vacanza, ville), ma non l’industria principale del paese. Gli albergatori, quindi, si sono visti recapitare cartelle a tariffa piena. Nessuna differenza, per loro, tra le bollette 2019, anno record in quanto a presenze turistiche, e quelle dell’anno successivo. Questo nonostante, con una formale richiesta l’11 novembre scorso, Confindustria Salerno avesse chiesto al Comune di Ravello “di attivare le azioni di sostegno nei confronti degli albergatori per consentire la continuita’ delle aziende minacciate dall’inasprimento delle misure contenitive Covid-19 alla luce della determinazione Arera 185/2020 del 05.05.2020”. In assenza di ogni riscontro, con invito/diffida del 25 gennaio scorso, i rappresentati legali di alcune strutture ricettive avevano sollecitato l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Salvatore Di Martino, “a voler procedere, in autotutela, alla revisione delle deliberazioni approvate allo scopo di procedere alla puntuale applicazione della norma agevolativa”. Inoltre, con nuova missiva del successivo 9 febbraio, Confindustria Salerno e singoli rappresentanti legali di alberghi di Ravello avevano invitato e diffidato l’amministrazione comunale a ridurre la tariffa Tari per le utenze non domestiche ai sensi della delibera Arera. Altre tre richieste sono state avanzate dal consorzio turistico Ravello Sense, che raggruppa circa trenta aziende. Da Palazzo Tolla nessuna risposta. Gli albergatori di Ravello chiedono al tribunale amministrativo della Campania di dichiarare l’illegittimità del silenzio del Comune di Ravello sull’istanza di autotutela, facendo riferimento a una sentenza della seconda sezione del Tar di Roma del 14 ottobre 2020: “In presenza di un’istanza formale, l’Amministrazione e’ tenuta a concludere il procedimento anche nel caso in cui ritenga che la domanda sia irricevibile, inammissibile, improcedibile o infondata, non potendo rimanere inerte, in quanto e’ tenuta a rispondere in ogni caso alle istanze dei privati nel rispetto dei principi di correttezza, buon andamento e trasparenza”.
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