Salerno Capitale, 80 anni fa la svolta - Le Cronache
Salerno

Salerno Capitale, 80 anni fa la svolta

Salerno Capitale, 80 anni fa la svolta

In queste ore 80 anni fa, Salerno per concessione anglo-americana divenne la capitale del Regno del Sud. Furono quattro i mesi, dal febbraio al giugno 1944, in cui a Salerno si alternarono due governi. Il Governo Badoglio I, trasferendosi da Brindisi, seguito dal Badoglio II che fu il primo governo politico post-fascista, con la partecipazione dei sei partiti appartenenti al Comitato di Liberazione Nazionale, PCI compreso Questo prese forma a Salerno, il 22 aprile 1944. Un governo che chiuse la sua esperienza con le dimissioni il 5 giugno 44 date nelle mani di Umberto II Luogotenente generale del Regno d’Italia, Ai due governi di badoglio fece seguito il governo Bonomi II con la capitale ritornata nelle sedi romane. In quel febbraio 1944 la guerra era lontana dalla sua fine. Il fronte militare era fermo a Cassino e il paese doveva ancora vivere i mesi difficili di sangue e violenza. Quando Salerno divenne Capitale lo fece per una nazione lacerata territorialmente e stremata nel morale. La penisola italica era tagliata in due con due governi tenuti sotto tutela da eserciti occupanti. Il centro-nord era controllato dai repubblichini di Salò di Mussolini sotto tutela dei nazisti, mentre, il regno del Sud monarchico era rigidamente confinato a Brindisi, stretto dalle limitazioni poste dalle autorità militari angloamericane. La città pugliese dall’11 settembre aveva accolto il governo Badoglio, ritenuto legittimo perché prosecuzione diretta di quello in carica l’8 settembre e riconosciuto tale dagli angloamericani a cui fu richiesta la resa. Un governo legittimo tenuto sempre sotto il controllo militare che limitava la propria amministrazione unicamente sulle province di Brindisi, Lecce, Bari e Taranto, il restante territorio e le altre province occupate, come Sicilia e Calabria, erano soggetti direttamente al governo dell’AMGOT (Allied Military Government Occupied Territories). Di fatto il governo a Brindisi: era sottoposto agli angloamericani; deteneva solo un marginale ruolo amministrativo; era lontano dai suoi governati, sia quelli del nord dell’Italia e sia quelli del sud; era distante dai principali centri quali Bari e Napoli. A Bari a fine gennaio del ’44 si svolse il primo “Congresso dei Comitati di Liberazione Nazionale”, mentre Napoli era centro strategico di comando AMGOT. Un governo ancora collocato a Brindisi era di fatto condannato all’irrilevanza pratica, politica e finanche di ruolo istituzionale. L’aspetto della limitata credibilità iniziò a preoccupare le stesse forze angloamericane. Quando il 22 gennaio 1944 gli alleati con la V Armata americana sbarcarono ad Anzio, sembrava che si potesse liberare la capitale Roma in tempi brevi, diventò necessario per gli stessi Alleati che un Re di fatto privo di regno e un capo di Governo Badoglio, accolto a Malta sulla corazzata inglese Nelson dal generale Eisenhower per la firma dell’”armistizio lungo” perdessero altra credibilità, interna e internazionale. Pertanto decisero di restituire formalmente al governo italiano tutti i territori liberati e non più interessati da attività militari. Che la formalizzazione avvenisse ancora nella città pugliese, associata da tutti gli italiani come quella della fuga, non fu presa in considerazione. Neppure la funzione di governo poteva essere trasferita in città come Bari o Napoli per via che le due grandi città portuali avevano problemi ordinari e distruzioni belliche di notevoli entità. La scelta ricadde ancora su Salerno, sia perché essa era nota alla collettività internazionale per lo sbarco dei mesi precedenti, sia perché essa non era distante dai comandi militari alleati di stanza nel golfo di Napoli.
Un altro vantaggio rispetto a tale soluzione venne dalla situazione prettamente militare e pratica perché negli stessi giorni la città fu interessata dalla partenza dalle truppe della V armata dirette verso Anzio per lo sbarco a sud di Roma Salerno si liberava di presenze militari e con loro si rendevano disponibili spazi e strutture in città per accogliere. Si convenne pertanto che Salerno fosse il luogo meno arduo in cui poter ospitare il governo dell’Italia liberata. Cosi l’11 febbraio 1944 il governo si trasferì a Salerno e Salerno ritornò, dopo i Longobardi e Normanni , a essere Capitale del Regno del Sud. Il trasloco degli uffici e del personale governativo si tenne tra il 3 e il 5 di Febbraio, quando ventinove carri merci partirono da Taranto, Brindisi, Bari e Lecce, per trasferire verso Salerno le 380 persone dell’entourage di governo. Oltre alla struttura governativa si diressero verso la costa salernitana, con un viaggio in auto, anche il re Vittorio Emanuele III e la regina Elena. Essi trovarono sistemazione logistica prima a Vietri sul Mare, nella villa del Ministro degli Esteri, Guariglia e poi a Ravello. Nel periodo trascorso in costiera, il re fu visto passeggiare solitario e andare spesso a pescare in barca alla marina di Vietri mentre la regina Elena limitava le uscite per recarsi a Messa in un vicino convento. Alfonso Menna, futuro sindaco di Salerno e allora segretario- capo del comune, inviava loro giornalmente una cassetta di frutta e verdura e spesso, come ebbe modo di scrivere, anche un omaggio floreale per la regina. Dopo cinque mesi di permanenza a Brindisi la sera del 10 febbraio il Governo Badoglio fu già operativo da Salerno, sebbene l’atto ufficiale rechi la data del giorno successivo. Appena arrivato in città, il Capo del Governo trovò il tempo per un’affacciatina al balcone per salutare le persone riunite di sotto, per poi presiedere nel Salone dei Marmi del Palazzo di città un Consiglio dei Ministri per formalizzare il primo decreto. Con il proclama stampato a Salerno Vittorio Emanuele III, Re d’Italia, sancì il rimpasto del Governo giunto a Brindisi nell’estate del 1943 privo dei principali ministri “lasciati” a Roma nelle convulse ore seguenti l’armistizio. Tanto che il governo di Brindisi fu detto dei sottosegretari. Il rimpasto fatto a Salerno vide entrare il salernitano Giovanni Cuomo, prima come sottosegretario e poi da ministro dell’ istruzione nel Governo della Svolta di Salerno. Il rimpasto di febbraio vide uscire il ministro degli esteri Raffaele Guariglia, ancora bloccato a Roma, le cui deleghe agli esteri furono avocata allo stesso capo del Governo. Nel decreto ufficiale, il Capo del Governo Pietro Badoglio scrisse: “Le Nazioni Unite aderendo alla richiesta del governo, hanno disposto che la maggior parte del nostro territorio sinora occupato dalle forze alleate ci sia restituito. Pertanto, tutti i territori della penisola, a Sud dei confini settentrionali delle province di Salerno, Potenza e Bari ritornano all’amministrazione italiana”.
“A decorrere dalle ore 0.00 del giorno 11 febbraio 1944, l’esercizio di tutti i poteri dello Stato, viene riassunto dal Governo Italiano nei seguenti territori sin qui sottoposti all’Amministrazione Militare Alleata”. Il proclama fu anche il primo atto emesso a Salerno, facendo assurgere la città a capitale dell’Italia liberata. Il giorno 15 febbraio da Salerno venne emessa la Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia.
Per i Salernitani la notizia del trasferimento del governo in città non fu un segreto poiché il giornale salernitano “L’Ora del popolo” già il 9 febbraio aveva scritto “Nell’ambito della politica italiana, l’avvenimento più importante della settimana è certo il trasferimento del governo da Brindisi a Salerno… “. Lo stesso giornale scrisse ancora: “I Salernitani sentono oggi tutto l’orgoglio del compito che assume la nostra città”. Oggi ottanta anni fa inizio il tempo di Salerno Capitale.
Giuseppe MdL Nappo
Gruppo scuola dei
Maestri del Lavoro SA