La Preside Giannantonio (liceo Da Procida): Serve formazione - Le Cronache
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La Preside Giannantonio (liceo Da Procida): Serve formazione

La Preside Giannantonio (liceo Da Procida): Serve formazione

di Matteo Gallo

Diploma a Roma, laurea all’Università di Salerno. E una formazione umanistica che nel corso della prima parte della sua esistenza, tra l’infanzia e l’adolescenza, si arricchisce di  esperienze e relazioni per riflesso condizionato dei continui spostamenti familiari. Suo padre infatti, militare in carriera, è impiegato per quasi nove anni presso l’ambasciata italiana a Bruxelles e per tanti altri serve la bandiera tricolore nella Capitale. Proprio qui Anna Laura Giannantonio, dirigente del liceo scientifico Giovanni da Procida dal duemilatredici, perfeziona tra le altre cose la conoscenza della lingua francese già tanto ascoltata e in un certo senso fatta propria da bambina. Donna affabile che sa essere elegante nell’esposizione  quanto decisa nei contenuti, dopo un lunghissimo periodo dedicato all’insegnamento delle materie letterarie matura infine la consapevolezza di voler diventare preside. «Una sfida culturale» spiega senza esitazione «animata dalla volontà di incidere in maniera significativa sul mondo della scuola, al servizio degli studenti, da un’altra angolazione».
Preside Giannantonio, in questo intenso percorso di vita e professionale chi sono stati i suoi maestri?
«Innanzitutto le mie letture. E naturalmente tutti quei docenti che hanno avuto un impatto sulla mia formazione culturale».

Qualcuno in particolare?

«La professoressa di lettere al liceo. Aveva una straordinaria capacità di trasferire entusiasmo per lo studio e per l’approfondimento attraverso l’utilizzo delle fonti, abitudine preziosa  che ormai si sta perdendo».

Qual è, secondo lei, lo stato di salute della scuola italiana?
«Particolare».

Ovvero?
«C’è asimmetria tra le priorità reali e gli interventi in campo dalla politica a livello centrale».

Quali sono queste priorità?
«Senza dubbio quelle di natura strutturale. Se non si garantisce prima di tutto la sicurezza degli edifici scolastici qualsivoglia intervento di restyling diventa superfluo».

Cosa potrebbe, e dovrebbe, fare di più la politica?
«Inserire stabilmente la scuola nell’agenda di governo per risolvere questa emergenza che si trascina da troppo tempo e, naturalmente, per occuparsi di tutto il resto senza mai distogliere l’attenzione. Un Paese può dirsi realmente civile solo quando la scuola gode di buona salute e cioè quando viene messa nelle condizioni di svolgere pienamente il proprio ruolo e la propria funzione nell’interesse esclusivo degli studenti».

Dal suo osservatorio – senza dubbio privilegiato – gli adolescenti di oggi in cosa sono più forti e in cosa, invece, più ‘deboli’ rispetto a chi li ha preceduti?
«Hanno un grande senso pratico che li spinge a mettere a fuoco precisi obiettivi da realizzare e a perseguire gli stessi con particolare tenacia. Di contro, subiscono l’onda d’urto di un’epoca di cambiamenti e di grande confusione sui valori e sui modelli di riferimento».

Le sollecitazioni culturali sono tante…
«…e i ragazzi hanno notevoli difficoltà di discernimento perché non riescono a filtrare in maniera critica il flusso costante di informazioni via web e social di cui sono destinatari. Sono fragili e incapaci di proteggersi. Tutto questo avviene con una rapidità travolgente stride con lo sviluppo di una personalità che invece necessita di tempi ben più lenti per costruirsi progressivamente».

Cosa può fare la scuola in questo senso?
«La scuola è chiamata a fare la sua parte in sintonia con la famiglia. Non dimentichiamo che la prima educazione sentimentale che i ragazzi ricevono è proprio quella all’interno del nucleo familiare. Dobbiamo aiutarli a crescere sul piano affettivo e a sviluppare gli anticorpi necessari, culturali ed emotivi insieme, per affrontare il materialismo e il cinismo della società contemporanea».

La corresponsabilità tra scuola e genitori per l’educazione delle nuove generazioni è tra i principi fondamentali espressi nella Costituzione. Qual è la strada maestra, oggi?
«La scuola deve costruire un ponte di comunicazione con le famiglie al di là delle questioni strettamente collegate al rendimento scolastico. In questo senso vanno pensate e realizzate maggiori occasioni di incontro. I genitori, però, dovrebbero affidare con maggiore fiducia i propri figli alla scuola».

Non lo fanno?
«Non tutti e non sempre. Oggi la tendenza del genitore è mediamente quella di invadere lo spazio della scuola, inteso come luogo di formazione, per dettare regole che sono arbitrarie e spesso contrastanti con il lavoro degli educatori in classe».

L’autonomia scolastica ha prodotto (anche) una competizione spinta tra istituti. Un bene o un male?
«Se si compete per avere una scuola di qualità allora anche cento ragazzi preparati, formati e orientati adeguatamente rappresentano un grande successo. Se invece è il numero degli studenti che fa il successo, e non la qualità dell’istruzione, la competizione è un errore che produce danni».

Dimensionamento scolastico: un errore politico?  
«Le decisioni su questo argomento non possono essere calate dall’alto senza tenere in considerazione la situazione specifica dei diversi contesti territoriali. Spetta alla politica a livello regionale valutare se e come intervenire. Se impoverisci di istituzioni un territorio già deprivato culturalmente e socialmente, come il Sud  Italia, produce un danno enorme». 

Il rapporto con i nuovi canali di comunicazione online investe direttamente anche il mondo della scuola.
«La scuola si fonda sulle relazioni umane. Deve continuare ad affermare questo sistema reale di comunicazione realizzando una discontinuità, per non dire una frattura positiva con l’abitudine all’utilizzo massiccio, invasivo, pervasivo delle piattaforme social. E i docenti devono stare attenti perché sistemi di comunicazione con famiglie e studenti  al di fuori dei canali istituzionali non solo non sono idonei ma pericolosi». 

Nuove tecnologie al servizio della didattica: anche la scuola è chiamata ad “abitare” un tempo nuovo. Una vera e propria sfida dell’innovazione per dare agli studenti le chiavi di lettura del futuro. A che punto siamo?
«E’ un processo che negli ultimi anni ha subito una forte accelerazione. Sono tante le innovazioni introdotte anche a supporto della stessa amministrazione scolastica che hanno avuto il merito di produrre un risparmio economico. Ma…»

Ma… cosa?
«Le scuole non possono essere trattate come meri contenitori da riempire con hardware, software.. con tutte le  innovazioni  del progresso senza che vi sia un’adeguata formazione a recepirle e a relazionarsi con esse».

Allo stato non è così?
«Purtroppo no. L’utilizzo di questi nuovi strumenti si basa su competenze trasversali legate all’ambito tecnico-scientifico ma anche a quello artistico e umanistico. E’ una questione che riguarda complessivamente il mondo della scuola, dai docenti ai dirigenti, al personale. L’istituzione scolastica dispone di un capitale umano eccellente. Questo capitale è chiamato ad acquisire e potenziare le competenze digitali per raccogliere e vincere le sfide di un futuro alle porte».