Sua Santità Benedetto I a Salerno, l’incontro sui temi dell’ecologia e pace - Le Cronache
Salerno

Sua Santità Benedetto I a Salerno, l’incontro sui temi dell’ecologia e pace

Sua Santità Benedetto I a Salerno, l’incontro sui temi dell’ecologia e pace

Si è tenuto ieri pomeriggio, presso il Salone degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile di Salerno, il meeting, aperto a tutti, intitolato “Ecologia e Pace: un futuro secondo il disegno di Dio”. L’evento rientra nell’ambito della visita del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, guida della Chiesa Ortodossa, in occasione della Traslazione in città delle spoglie mortali del Patrono San Matteo, avvenuta nel lontano 6 maggio 954. Dopo aver incontrato alle 10 di ieri mattina, il Clero e i Seminaristi, presso il Seminario Metropolitano Giovanni Paolo II di Pontecagnano Faiano, Sua Santità Bartolomeo I, oggi pomeriggio ha presieduto il convegno con l’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, S.E. Monsignor Andrea Bellandi: “La presenza del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo ci onora: egli è una delle figure più rappresentative dell’universo religioso, fungendo da punto di riferimento non solo per i fedeli greco-ortodossi, ma per tutto il mondo cristiano e religioso”, ha esordito S.E. Monsignor Andrea Bellandi, richiamando le parole di condivisione ed elogio per il Patriarca Ecumenico espresse da Papa Francesco. Dopo i saluti del Vescovo ausiliare di Napoli, Sua eccellenza Monsignor Gaetano Castello, dunque, ha preso la parola il Patriarca Bartolomeo I: “In tutti i continenti, le persone si trovano ad affrontare nuove e per certi versi più gravi sfide, soprattutto conflitti militari e problemi ecologici. L’invasione in corso dell’Ucraina da parte della Russia e la recente guerra civile in Sudan, insieme ad altri conflitti violenti in altre parti del mondo e ai cambiamenti climatici globali e ai gravi disastri naturali, offrono chiare indicazioni che stiamo trascurando i diritti umani fondamentali e distruggendo il pianeta in modi inaspettati e senza precedenti. Queste condizioni non sono un incidente. Gli esseri umani hanno dimenticato che gli uomini e le donne sono creati a immagine di Dio e che anche il mondo naturale è un dono di Dio. Questi abusi sono un segno che l’umanità è sulla strada sbagliata, che abbiamo ignorato i comandamenti fondamentali di amare il prossimo come noi stessi (Lev. 19.18) e allo stesso tempo di servire e preservare la terra (Gen. 2.15). L’armonia e la sacralità del mondo si mantengono solo quando amiamo e rispettiamo ogni sua parte, fino al più piccolo dei nostri fratelli e sorelle e fino all’ultimo granello di polvere. Questo vale per tutta la creazione: per i suoi cittadini e le sue città, per le sue comunità e i suoi oceani, per i suoi popoli e le sue foreste”. “Mentre riflettiamo sullo stato del mondo e sui crescenti episodi di aggressione militare e di disastro climatico, sarebbe opportuno riconoscere che la nostra orgogliosa tendenza umana a cercare una padronanza umana avulsa da Dio sulle persone e sulla creazione è un modo di pensare sbagliato. Così come ogni vita umana è un dono di Dio, lo è anche tutto il Creato, ed è per questo che il Patriarcato Ecumenico è stato una voce di spicco per la salvaguardia dell’ambiente naturale”, ha aggiunto Sua Santità.
La riflessione di Bartolomeo I sulle Beatitudini nel Vangelo di Matteo: “Quando pensiamo alla cura della creazione e alla protezione dell’ambiente, la nostra mente richiama il Libro della Genesi. Allo stesso modo, quando pensiamo alla pace e alla giustizia, la nostra mente si rivolge alle Beatitudini di nostro Signore nel Vangelo di Matteo. Ci è sembrato quindi opportuno riflettere sulle parole di San Matteo alla luce delle celebrazioni liturgiche dell’Apostolo Matteo, alle quali stiamo partecipando su gentile invito di Sua Eccellenza Andrea Bellandi, Arcivescovo Metropolita di Salerno, Campagna e Acerno. Nel primo libro della Bibbia, la convivenza pacifica e l’armonia cosmica sono implicitamente centrali. Dio ha fatto il mondo molto bello (Gen. 1.31), molto equilibrato, molto armonioso. Allo stesso tempo, nel primo Vangelo del Nuovo Testamento, Matteo apre il suo primo versetto descrivendo il messaggio che vuole trasmettere come “βίβλος γενέσεως” (liber generationis). In questo modo, Matteo è fedele alla Genesi come archetipo o modello del messaggio e dello scopo di Dio per il mondo. Nel suo racconto evangelico, quindi, Matteo non offre una biografia o una storia di Gesù, ma un modo di vivere per la comunità cristiana come nuova Israele. Ci sta quindi dicendo che la pace e la conservazione, per le quali Dio ha creato e destinato il mondo, devono diventare parte del nostro stile di vita e della nostra visione del mondo”.
Come sottolineato da Sua Santità Bartolomeo I, dunque, “Cristo è il Figlio di Dio perché è in piena comunione con la natura di Dio, pienamente impegnato nella volontà di Dio. E piena comunione significa condividere le risorse di Dio, riflettendo la pace e la giustizia di Dio, nonostante il prezzo altissimo della croce e l’inevitabile persecuzione da parte degli altri. Diventare figli di Dio – incalza il Patriarca – implica la costruzione della pace e la cura della creazione. Comporta la costruzione di comunità e il riconoscimento della dignità di ogni persona umana e della bellezza di ogni essere vivente. Naturalmente, la pacificazione è un lavoro duro. Tuttavia, è la nostra unica speranza di restaurare un mondo distrutto. Lavorando per la pace e lavorando per guarire l’ambiente: in altre parole, rimuovendo gli ostacoli alla pace ed evitando ciò che danneggia il mondo naturale, anche noi saremo chiamati figli di Dio”.
Le conclusioni di Bartolomeo I: “Una delle credenze e degli insegnamenti centrali del Cristianesimo attraverso i secoli è la certezza che la luce di Cristo brilla più di qualsiasi oscurità nei nostri cuori e nel nostro mondo. Noi cristiani affermiamo e dichiariamo che la gioia della Risurrezione irradia e prevale sulla sofferenza della croce. Questo è ciò che sosteniamo, questo è ciò che predichiamo e questo è ciò che proclamiamo al mondo intero. Infatti, se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana la nostra fede (1 Cor 15,14). Nel IV secolo, sant’Efrem il Siro esprimeva la stessa verità in poesia, scrivendo: Alla nostra risurrezione, Dio rinnoverà il cielo e la terra, liberando così tutte le creature e concedendo loro, insieme a noi, la gioia della risurrezione.. La stessa convinzione è espressa nella Domenica di Pasqua, quando proclamiamo: Ora tutto è pieno di luce: il cielo e la terra, e tutte le cose sotto la terra. Al centro della relazione tra l’uomo e l’ambiente c’è la relazione tra gli esseri umani stessi. Come individui, viviamo non solo in relazioni verticali con Dio e orizzontali tra di noi, ma anche in una complessa rete di relazioni che si estendono alle nostre vite, alle nostre culture e a tutto il mondo materiale. Gli esseri umani e l’ambiente formano un abito senza cuciture dell’esistenza, un tessuto complesso creato da Dio. Come esseri umani, siamo chiamati a riconoscere questa interdipendenza tra il nostro ambiente e noi stessi. Non possiamo sfuggire alla nostra responsabilità nei confronti dell’ambiente. Il nostro peccato – la radice spirituale di tutte le guerre e dell’inquinamento – consiste proprio nel rifiuto di considerare la vita umana e il mondo naturale come un sacramento di ringraziamento e un dono di comunione con Dio. Solo allora potremo pregustare e cercare un cielo nuovo e una terra nuova (Ap 21,1)”. Tra le numerose personalità ed istituzioni presenti all’incontro, Don Francesco Coralluzzo, Prefetto degli studi dell’Istituto teologico salernitano, Don Emilio Salvatore, Preside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e la Vicesindaca di Salerno, dott.ssa Paky Memoli.