Made in Salerno il progetto che mira a trasformare le auto in veicoli ibridi - Le Cronache
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Made in Salerno il progetto che mira a trasformare le auto in veicoli ibridi

Made in Salerno il progetto che mira  a trasformare le auto in veicoli ibridi

di Erika Noschese

E’ Made in Salerno il progetto per combattere il rincaro benzina. L’idea è stata lanciata dal professore del Dipartimento di Ingegneria Industriale UniSa Gianfranco Rizzo, fondatore e shareholder principale di eProInn, spin-off dell’UniSa, di installare sulle automobili esistenti due motori elettrici e pannelli solari che le trasformino in veicoli ibridi solari, anche con l’opzione plug-in, è tornata di attualità e sta riscontrando grande attenzione sul territorio da parte di imprenditori e professionisti. Rizzo è stato coordinatore del Paes, approvato nel 2013 e presentato alla Covenant of Mayors, superando l’approvazione del Joint Research Centre of the European Commission che, incaricato dalla Covenant of Mayors che ha analizzato il documento ed ha decretato la rispondenza ai requisiti richiesti dall’adesione al Patto dei Sindaci. Piano che, nel concreto non è mai stato attuato dal Comune di Salerno, nonostante la possibilità di una svolta concreta e definitiva per la città capoluogo di provincia. Professore Rizzo, in cosa consiste questo progetto? “E’ un progetto partito diversi anni fa e consiste nel convertire le auto normali in veicoli ecologici, quindi ibrido funzionante sia con motori tradizionali sia con motore elettrico e avrà una sua batteria, posizionato nelle ruote posteriori e con l’alimentazione solare; dunque, la batteria che funziona sia a benzina, diesel ed energia elettrica che può essere in parte accumulata attraverso pannelli solari. La ratio di questa proposta nasce dal fatto che le vetture elettriche hanno dei limiti nel raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, a sostituire l’intero parco circolante per molti motivi e uno di questi è sicuramente l’autonomia, differente dai veicoli normali e non permette ad un certo numero di persone di poterla usare; c’è un problema di costi, di tempi di ricarica e solo chi ha la possibilità di fare a casa una ricarica veloce e di avere una seconda auto per spostarsi in viaggi più lunghi. Questo significa che è un mercato di nicchia, relativamente per pochi e questa proposta ha come obiettivo di offrire ad una fetta più larga di persone, magari dotate di una vettura anche abbastanza nuova, di non rottamarla a favore di un’auto elettrica o ibrida ma di poterla trasformare con un costo ridotto e avere una buona parte dei benefici che ha un veicolo elettrico. Da un punto di vista complessivo, questo significa un veicolo ibrido solare, funzionante bene perché una parte dell’energia per muoversi gli viene dalla batteria e, quindi, dal sole o eventualmente dalla rete e quell’energia che viene dal sole è pulita, a differenza dei veicoli elettrici che magari vengono ricaricati con energia elettrica ottenuta dal carbone o dal petrolio; dal punto di vista della Co2 non è pulita. C’è un altro aspetto, quella relativa all’economia circolare: un’auto normale è all’80% uguale all’auto ibrida e noi cambiamo quel 20% piuttosto che rottamare un’auto e farlo prima dei canonici 15 anni significherebbe dissipare l’energia che è stata utilizzata quando l’abbiamo costruita che, per un 20% pesa sul bilancio complessivo. Dietro la nostra proposta ci sono molti studi: questo, nel 2018, l’ho portato in Cina ad un congresso e ci sono decine di articoli scientifici pubblicati sull’argomento”. Un progetto Made in Salerno che nasce all’Università degli Studi di Salerno…. “Sono docente all’Unisa dal 1992, prima ero a Roma, prima ancora a Torino ma il grosso della mia carriera l’ho svolto a Salerno, sono stato presidente del Consiglio didattico di Ingegneria Meccanica e gestionale, sono stato presidente di Musicateneo e ho fondato l’orchestra jazz con l’Università. È nato come idea attorno al 2011 e la brevettai, poi abbiamo avuto dei finanziamenti dal ministero e abbiamo brevettato un primo prototipo su una Fiat Punto ma aveva dei limiti per andare sul mercato; così abbiamo fondato prima uno spin-off EProInn di cui è diventato socio l’ingegnere Biagio Crescenzo, ci siamo candidati ad un bando europeo e siamo stati finanziati così abbiamo messo su una squadra con altri tre partener italiani, sono del nord: la Solbian che produce pannelli solari flessibili ed è stata fondata dal famoso navigatore Giovanni Soldini; Mecaprom, una società importante che produce motori, sistemi di propulsione e veicoli elettrici insieme a Landi Renzo che produce impianti a gas e a metano”. Nel 2022 si parla spesso di energia rinnovabile, città green, auto elettriche. Crede sia possibile stravolgere il mercato? “Ho visto l’evoluzione anche rispetto all’approccio delle persone su questi temi; ha contribuito anche Greta con una copertura mediatica. Il rischio oggi è quello delle fake news con una certa approssimazione nel trattare questi temi ma oggi c’è un’attenzione che non c’era prima. Il cambiamento climatico che potrebbe sembrare una cosa da ritorno al futuro, molto ipotetica, mostra ora segnali abbastanza concreti per cui oggi c’è una sensibilità maggiore e ora è il momento giusto. L’Europa, per uscire dalla crisi post covid, con i fondi next generation e Pnrr sta andando fortemente verso la sostenibilità ambientale; oggi gli eventi bellici ci fanno capire quanto siamo dipendenti dal fattore energia e come l’Italia sia fragile perché, a parte rinnovabile e un po’ di petrolio, dipendiamo dall’estero”. Salerno città green, ipotesi concreta? “Dipende da cosa vuole fare la politica. Io sono stato il coordinatore del piano energetico di Salerno, una decina d’anni fa, e del piano di azione di energia sostenibile che comprendeva molte misure che avrebbero portato Salerno molto avanti; abbiamo ottenuto anche dei premi internazionali per i nostri progetti ma la parte attuativa è venuta meno, probabilmente per problematiche legate al budget, al bilancio o forse perché sono stati visti come atti dovuti e non come cose in cui si credeva realmente. Abbiamo messo in campo progettualità importanti, con una squadra di accademici e professionisti, coinvolgendo l’Università di Napoli, l’Unisa. Sono stati lavori importanti ma l’attuazione è stata sotto le aspettative. Forse, per mancanza di sensibilità da parte dell’attuatore politico, forse aveva altre priorità o esigenze ma la verità è che c’è stata una scarsa attenzione”.