di Aldo Primicerio
Sì. La Procura di Verona ed il Garante dei Detenuti stanno indagando sulla presunta richiesta dell’ergastolano Chico Forti ad un altro detenuto del carcere di Verona per avere un contatto con la ‘ndrangheta. L’obiettivo sarebbe quello di zittire Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli! Siamo ai si dice ed ai condizionali. E quindi occorre tempo per far luce.
La storia di Chico Forti. Da velista ad ergastolano condannato in Usa per omicidio
Ma andiamo per gradi. Quella di Chico Forti è una vicenda trascurata dai più. Dai cittadini, ma prima di tutti dai media. Cominciando dalla Rai, ormai un’azienda militarizzata che molti spiriti liberi hanno abbandonato. Guerre, crisi e paure per una esclation nucleare hanno fatto il resto. Innanzitutto chi è Chico Forti? Di Trento, 65 anni, windsurfer e velista, producer televisivo e documentarista, 24 anni fa viene condannato all’ergastolo negli Usa per l’omicidio dell’imprenditore australiano Dale Pike, il cui cadavere viene ritrovato nudo su una spiaggia di Miami, in Florida. L’australiano era stato ucciso con due colpi di pistola calibro 22 alla nuca e denudato completamente. Pike, arrivato negli Usa il giorno precedente, incontra Forti con il quale era arrivato in auto fino al parcheggio di un ristorante a Key Biscayne, dove l’italiano dirà poi di averlo lasciato intorno alle 19. Poche ore dopo Pike sarà ucciso. Chico Forti viene interrogato come persone informata sui fatti dal dipartimento di polizia di Miami. Un errore che risulta fatale. Al processo Forti si è sempre dichiarato innocente e vittima di un errore giudiziario. Inizialmente arrestato per frode, circonvenzione d’incapace e concorso in omicidio. Poi viene liberato su cauzione e “nei venti mesi seguenti è scagionato dagli otto capi d’accusa che riguardavano la frode“. Nonostante questo l’accusa utilizza l’elemento della frode come movente dell’omicidio. Per la difesa, l’assenza di prove concrete a suo carico avrebbe indotto la giuria a non condannarlo. Una linea sbagliata che diventa decisiva per la conclusione del processo. La giuria popolare della Dade County di Miami lo giudica colpevole “per aver personalmente e/o con altre persone allo Stato ancora ignote, agendo come istigatore e in compartecipazione”. Chico Forti viene così ritenuto colpevole di omicidio di primo grado e condannato all’ergastolo. “Sono senza parole”, dice Forti in aula. Tutti i ricorsi contro la sentenza presentati nei vari appelli vengono rifiutati senza motivazione
L’impegno della Meloni di farlo rientrare in Italia. Perché lo ritiene innocente? Sarà libero perché prossimo candidato del centrodestra?
E di qui la decisione della presidente del Consiglio Meloni di firmare, il 1° marzo 2024, l’autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti, per consentirgli di scontare nel suo Paese il resto della condanna, dopo 20 anni passati in un carcere americano. Due mesi e mezzo dopo, il 18 maggio, il 65enne rientra in Italia per essere trasferito al carcere di Montorio a Verona.. Ma non è tutto. All’aeroporto trova ad accoglierlo la Meloni in persona. Che, si dice, lo ritiene innocente. Un’accoglienza come ad un capo di stato, ad un eroe. I più, come detto, ignorano tutta la vicenda di Chico. Ma molti si chiedono se abbia un senso che un Presidente del Consiglio si rechi ad accogliere in aeroporto un cittadino italiano condannato all’ergastolo dalla giustizia statunitense con l’accusa di aver commesso un delitto. Non si discute che sulla sentenza ci possano essere legittimi dubbi. Che il condannato si sia dichiarato più volte innocente e vittima di un errore giudiziario (ma quale condannato non dichiara questo?). Che il suo trasferimento in un carcere italiano risponde a legittimi benefici previsti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, che prevede tra l’altro il diritto ad un equo processo. Si discute piuttosto sul fatto che il Capo di un Governo, nell’esercizio delle sue funzioni, si sia recata personalmente ad accogliere un cittadino, che sembrerebbe tra l’altro artefice anche di alcune truffe perpetrate negli USA prima dell’omicidio per il quale è stato condannato.
Cara Giorgia, ti diamo il tu perché dici spesso che sei una di noi, una del popolo. E questo ci piace. Ma, ti chiediamo, non potevi semplicemente manifestare in un messaggio la soddisfazione condivisa da tutti gli italiani per aver ottenuto il trasferimento, consentendogli di scontare il resto della pena nel suo Paese d’origine? Avresti potuto inviare in aeroporto un ministro o un sottosegretario del suo governo. Ed anche questo sarebbe stato già un gesto esagerato. Con questo comportamento hai implicitamente fatto intendere una solidarietà che fa pensare ad una presunzione di innocenza di fronte ad una sentenza espressa da un tribunale di un Paese alleato, libero e democratico. E’ in questo modo che si governa un Paese che sta per essere travolto dal premierato, dalle autonomie differenziate, dagli attacchi all’autonomia dei Pm e dei giudici, dall’abolizione del reato di abuso d’ufficio, dagli strappi dall’Europa? Pensi che sarai premiata alle prossime scadenze elettorali? Lasciamo sospesi tutti questi inquietanti interrogativi.
Il presunto contatto con la ‘ndrangheta, la presunta candidatura dal centrodx, l’indagine della Procura, il grande imbarazzo della Meloni che lo accolse all’aeroporto come un eroe
Ma c’è qualcosa di più grave. Chico Forti a Verona avrebbe chiesto ad un altro detenuto un contatto con la ‘ndrangheta per far tacere – e possiamo solo intuire come – Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli , promettendo favori una volta ottenuta la libertà. E come? Secondo indiscrezioni, Chico Forti potrebbe ottenere persino una candidatura con il centrodestra. Insomma una risposta alla mossa di sinistra e e Verdi con la candidatura di Ilaria Salis, una iniziativa ignobile e disgustosa, che avrebbe bisogno di un provvedimento legislativo per scongiurare fenomeni del genere per il futuro. Ma la politica di basso profilo di oggi non ne sarebbe capace. Il detenuto che avrebbe ricevuto la richiesta, l’avrebbe poi confidata al Garante dei Detenuti, chiedendogli di avvertire Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, che al rientro di Forti aveva aperto il giornale titolando “Benvenuto assassino”. Il procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, ha subito aperto un’indagine. La procura di Verona ha già ascoltato tre testimoni, tra cui un secondo detenuto che ha assistito all’incontro di Forti con colui che avrebbe dovuto prendere contatto con la ‘ndrangheta. Una brutta storia. Piuttosto eloquente di quale sia il livello della maggioranza che ci governa e di questa politica. Aspettiamo gli sviluppi.