di Aldo Primicerio
Dopo Puglia, Torino e Sicilia, ora il tarlo della corruzione e del malaffare corrode la Liguria. E l’Italia conferma di avere la questione morale fino alla gola dello stivale. Non si sa fin dove, nella Regione di Toti, si ferma il fiume delle normali donazioni, e fin dove sconfinano in mazzette, malcostume e reati penali. Ci vorrà tempo e pazienza per accertare e capire. E quindi è sbagliato azzardare giudizi e condanne che già fioccano. Ma è sbagliato e pericoloso anche difendere ad oltranza ed a tutti costi. Lo fa Nordio, ex-Pm, che non sa che dire mentre farebbe meglio a tacere. Lo fa Salvini, con la sua apologia del garantismo. E lo si può perdonare. Lui è un ignorante, nel senso che ignora che la legge è uguale per tutti. Nella sua testa, come si evince da quello che dice, lui ha un doppio binario, e cioè la prescrizione breve e garanzie processuali per alcuni (politici, dirigenti, insomma colletti bianchi), e prescrizione lunga e perdita di garanzie invece per tutti gli altri, i cattivi, i vinti, (tossicodipendenti, autori di piccoli reati di strada, immigrati ecc.). Quando nel 2019 era ministro degli Interni, di fronte alle accuse di tortura da parte dei giudici di Torino nei confronti di alcuni agenti di Polizia penitenziaria, l’ex ministro dichiarò che: «Uno Stato civile punisce gli errori. Ma che la parola di un detenuto valga gli arresti di un poliziotto mi fa girare le p… terribilmente”. Questa è la teoria che gira tra i neurini di Salvini: solidarietà, protezione, impunità per chi è accusato di tortura; inclemenza e rigore per tutti gli altri. Questo è Salvini, lo pseudogarantista, l’antitoghe a qualsiasi costo.
Ma cos’ha fatto Toti? Per meritarsi quello che Il Fatto, con cinica ironia, definisce il “terzo mandato”…quello di cattura?
Intanto – per ricordarcelo tutti – quali sono i fatti per i quali Giovanni Toti si è “guadagnato” l’ordine di arresto cautelare ai domiciliari? Lui si dichiara tranquillo. Ma intanto la Gip Paola Faggioni ha redatto un’ordinanza di ben 650 pagine. Il governatore della Liguria è accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. È finito ai domiciliari in un’inchiesta in cui sono 25 gli indagati, e 10 i destinatari di misure cautelari. Il presidente Giovanni Toti avrebbe chiesto aiuto a diversi imprenditori mettendo “a disposizione la propria funzione, i propri poteri e il proprio ruolo, in favore di interessi privati”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, per quattro appuntamenti elettorali:le amministrative di Savona (ottobre 2021), le amministrative di Genova (giugno 2022), le politiche nazionali (25 settembre 2022), le amministrative di Ventimiglia e Sarzana (maggio 2023). “…Toti, pressato dalla necessità di reperire fondi per affrontare la campagna elettorale, ha messo a disposizione la propria funzione, i propri poteri e il proprio ruolo in favore di interessi privati in cambio di finanziamenti, reiterando il meccanismo con diversi imprenditori (gli Spinelli e Moncada)”. Ma perché i domiciliari, e non un semplice avviso di indagine? A causa del pericolo di reiterazione del reato, come emerge dalla stessa ordinanza. Tra l’altro, la Procura di Genova sottolinea la “sorprendente disinvoltura con cui Toti, nelle intercettazioni ambientali, manifesta il proposito di ricorrere a richieste di denaro agli imprenditori, sfruttando la momentanea soddisfazione per gli obiettivi imprenditoriali realizzati anche in seguito al proprio intervento”. Vedremo come finirà.
I fatti dal 2020. Dalle intercettazioni il presunto scambio tra soldi e favori. Cosa rischia Toti se ci fosse il rinvio a giudizio?
La questione non è di oggi ma vecchia. Risale alla fine del 2020, in occasione delle consultazioni elettorali regionali del 20 e 21 settembre “e – si legge nell’ordinanza – proseguite in tutte quelle che si sono susseguite, mosse tutte evidentemente dal medesimo scopo di ottenere l’elezione o la rielezione, per il raggiungimento del quale è stata ‘svenduta’ la propria funzione e la propria attività in cambio di finanziamenti, abdicando in tal modo ai propri importanti doveri istituzionali. E c’è di più. In una delle intercettazioni giudicate significative dagli inquirenti – come scrive Fanpage – ce n’è una del 15 febbraio 2023, in cui Toti chiederebbe denaro in vista delle elezioni all’imprenditore Aldo Spinelli (ora anche lui ai domiciliari) in cambio della risoluzione di una pratica per il figlio. “Guarda che abbiamo risolto il problema a tuo figlio sul piano casa a Celle…Ora facciamo la pratica, si può costruire…L’abbiamo risolto stamattina, quando mi inviti in barca? Che…così parliamo un po’ ora che ci sono le elezioni, c’abbiam bisogno di una mano”. Secondo la Procura di Genova il presidente Toti avrebbe ricevuto dagli imprenditori Aldo e Roberto Spinelli 74.100 euro erogati al suo comitato elettorale in cambio del suo impegno a “trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia libera di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”, ad agevolare l’iter di una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse di Aldo e Roberto Spinelli e pendente presso gli uffici regionali, di velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova S.r.l., ad assegnare a Spinelli gli spazi portuali ex Carbonile ITAR e Carbonile Levante, ad assegnare a Spinelli un’area demaniale in uso al concessionario Società Autostrade (Aspi), ad agevolare l’imprenditore nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter. Da tutto questo, l’accusa di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. Al momento è soltanto indagato. Ma se ci fosse un rinvio a giudizio e, dopo il processo, un’eventuale condanna? Per il primo reato rischierebbe la reclusione da 3 a 8 anni, per il secondo la reclusione da 6 a 10 anni.
Un “Sistema Toti”, come si scrive. Nel “silenzio” del Pd, la difesa del centrodx e la solidarietà di Nordio.
Mentre ci si prepara ad imbavagliare le intercettazioni, perché non ci siano più inchieste come quella di Genova Da Genova e Torino, a Puglia e Sicilia. Con un comune denominatore, il Sistema Liguria, o Sistema Toti come lo chiama il direttore del Il Fatto Travaglio. Che lo ritiene alimentato dai silenzi della stampa nazionale e locale e dall’omertismo del maggiore partito di opposizione, quel Pd che ha le stesse gatte da pelare. Insomma, siamo davanti ad una nuova questione morale, questa volta più grande e pericolosa del passato. E, per giunta, bisogna mettere in conto tutte le possibili novità normative che la maggioranza sta preparando. Tra queste, da votare alla Camera, l’ordine del giorno 705-A di Enrico Costa che cancella la Bonafede e ci fa tornare alla legge Orlando: non più la prescrizione bloccata definitivamente dopo il primo grado, con la improcedibilità in appello inventata (pessimamente) dall’ex-Guardaigilli Cartabia, ma con la vecchia e storica prescrizione che dura fino al terzo grado del processo e, se questo è lento (come quasi sempre) con la estinzione del reato! Come dire, “Vieni avanti reato..”. E poi la ridicola separazione delle carriere (che i magistrati non usano), la riduzione dei fondi alle intercettazioni (ma il Ministero Giustizia è ultimo per spesa tra i dicasteri), e l’abolizione dell’abuso d’ufficio (saremmo l’unico Paese in europa a farlo). In quale Paese viviamo, e con quale politica! Ci fa rimpiangere i 5S, e persino la Prima Repubblica. Quella era Tangentopoli. Questa del centrodx la chiameremo Impunitopoli