di Mario Rinaldi
Sulla tragedia avvenuta ieri mattina, ad Eboli, nella quale ha perso la vita un bambino di appena 15 mesi, che sarebbe stato sbranato da due pitbull nel giardino di casa, strappandolo dalle braccia dello zio, è intervenuto Salvatore Montemurro, esperto cinofilo e presidente del “Pit Bull Syndicate Italy”, con sede a Napoli. Salvatore Montemurro, da esperto cinofilo quale è lei può spiegarci cosa è potuto accadere in questa immane tragedia capitata ad Eboli? “Innanztutto, tengo a precisare che le mie sono soltanto ipotesi e supposizioni che esprimo sulla scorta di quanto appreso dai fatti di cronaca e dalla ricostruzione della dinamica fornita al momento dagli inquirenti, che sono ancora a lavoro per i rilievi del caso. Bisogna sottolineare che quando i cani non sono abituati alla presenza di bambini e non hanno avuto modo di socializzare con loro, a prescindere dalla razza, possono avere difficoltà a riconoscere il bambino come un piccolo uomo ed esserne molto attratti. Se poi non si riesce a controllare questo eccesso di curiosità del cane, spesso si ricorre a spintoni ed urla che provocano molte volte pianto ed agitazione del piccolo bambino e proprio queste dinamiche associate alla scarsa capacità di controllo del cane possono stimolare l’istinto predatorio del cane che scambia il bambino come una preda o comunque innescare aggressività nel cane”. Quindi lei presume che possa essersi creata una situazione di allarme che avrebbe determinato l’aggressione da parte dei cani? “Da quello che ho appreso, i cani al momento dell’aggressione non erano custoditi e controllati dai proprietari. Forse, sarà capitato che lo zio, uscendo di casa col bambino in braccio, avendo visto i cani si sarà allarmato e il bambino avrà iniziato a piangere, lo zio avrà tentato di allontanare il cane ricreando verosimilmente una situazione similare a quella descritta prima. Il fatto poi che i cani fossero in coppia ha sicuramente reso la situazione molto più difficile oltre ad aver esaltato gli istinti dei cani che saranno passati all’attacco strappando il bambino dalle braccia dello zio. Poi, l’istintivo intervento della madre e la ovvia concitazione, i tentativi di salvare il bambino avranno contribuito a rendere la scena tristemente tragica e complessa”. Secondo lei potevano stare liberi cani aggressivi come questi? “La cosa strana è che si trattava, da come raccontato dalle cronache, di due pit bull liberi insieme. Di solito non si tengono mai insieme due pit bull, perché c’è il rischio molto alto che vadano in competizione tra loro, difatti spesso i pit bull non convivono con altri cani. Poi è assolutamente errato consentire a cani di interagire con bambini in assenza del rigoroso controllo del proprietario. Tra l’altro bisogna anche capire bene il contesto in cui è avvenuta questa tragedia. Ma su questo aspetto non intendo esprimermi perché saranno gli inquirenti a condurre le dovute indagini. Tuttavia non è da escludere nessuna ipotesi. Un altro problema si è verificato a causa dell’assenza del proprietario dei cani, che è l’unico in grado di controllarli e poter sedare un loro accenno di aggressività”. In ultima analisi, lei cosa consiglia ai proprietari dei cani? “Chi è proprietario di cani deve avere un controllo rigoroso di questi animali. Ancor più se si tratta di pit bull. Come associazione auspichiamo che la legge possa intervenire attraverso una limitazione della commercializzazione di certe razze canine, soprattutto quelle dotate di una eccezionale potenza perché la maggior parte delle persone che si accosta a queste razze non è capace di gestirle. Ci si dimentica a volte di quel fenomeno che prende il nome di “memoria di razza”, vale a dire del bagaglio di caratteristiche comportamentali che ogni razza si porta dietro. Infine, una esortazione a tutti i veterinari sul territorio affinchè raccomandino a tutti i proprietari di cani la frequentazione di un campo di addestramento. Per quanto accaduto ad Eboli esprimiamo profondo rammarico e vicinanza alla famiglia. L’auspicio è che si possa avere un approccio culturale ed educativo più razionale nel momento in cui si decide di tenere dei cani anche solo come compagnia”. L’associazione di Montemurro è presente anche con due gruppi di addestramento, al Centro Sud diretto da Mauro Passarelli e al Centro Nord diretto da Pierluigi Gioia.