Zinicola: "La cultura a Salerno? Le solite facce, non esistono i grandi eventi da anni" - Le Cronache
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Zinicola: “La cultura a Salerno? Le solite facce, non esistono i grandi eventi da anni”

Zinicola: “La cultura a Salerno? Le solite facce, non esistono i grandi eventi da anni”

di Erika Noschese “

La cultura a Salerno? C’è stata una carenza nell’ultimo periodo, quella di non aver avuto un riferimento preciso” ma “la verità è che oggi c’è un impoverimento noto sempre le stesse facce, persone che sono lì, non c’è coraggio e non c’è voglia di aprirsi. Siamo costretti a fare i conti con le stesse rassegnette che da anni raccimolano qualche fondo, si strombazzano grandi eventi quando non sono niente di che”. È particolarmente critico Giuseppe Zinicola, delegato allo Spettacolo nell’Amministrazione Comunale di Salerno nel periodo 1993-1997 con Vincenzo De Luca sindaco. “La cultura a Salerno è cambiata, sicuramente e si usa la giustificazione dei tempi che cambiano, le persone invecchiano; per certi aspetti, sono cambiati i criteri con i quali si valutava un discorso di carattere culturale a Salerno, si è privilegiata poco la produzione, si è pensato a fare in modo che Salerno diventasse una vetrina solo di eventi”, ha detto infatti Zinicola, a proposito della cultura che ha rappresentato il capoluogo di provincia in questi anni”, ha infatti dichiarato. Quando lei era a capo dell’assessorato, la cultura aveva un ruolo centrale anche nell’amministrazione comunale, ora non è più così. Basti pensare, infatti, che solo fino a qualche giorno fa non vi era un riferimento istituzionale, prima di concedere la delega ad Ermanno Guerra… “Probabilmente, c’è stata una carenza nell’ultimo periodo, quella di non aver avuto un riferimento preciso; non voglio dare giudizi sull’operato della Willburger, diciamo che tutto deriva anche dalla scarsa possibilità, anche dal punto di vista economico, i soldi spesi forse non stati concentrati troppo, in misura sproporzionata su alcuni sentimenti, come la lirica, alcune manifestazioni che sono comunque consolidate; ci sono partite a livello regionale, per i finanziamenti, ma alcune iniziative importanti sono scomparse così come è scomparso il decentramento della città che, per un periodo, c’era stato e adesso, tutto sommato, lo vedo abbastanza centralizzato su alcune iniziative come l’Arena del Mare, la stagione teatrale e lirica e questo è, per il resto non mi sembra ci sia un’effervescenza da questo punto di vista anzi credo sia abbastanza statico, si trascina e campa di rendita vecchia”. A proposito di Regione, la Scabec è sull’orlo del fallimento con debiti importanti e le dimissioni del Consiglio di amministrazione… “Di questa vicenda so quello che si apprende dai giornali ma se le cose stanno così c’è sicuramente qualcosa che non ha funzionato. Ci sono molti lavoratori a nero, in Regione e negli enti, operatori che lavorano da tanti anni e che avrebbero fatto bene a lasciare il passo alle nuove generazioni. Ritengo si sia un po’ incrostata questa idea della cultura; sulla Scabec c’è qualcosa che non ha funzionato, fondi spesi male o – nell’ipotesi peggiore – spesi in maniera poco trasparenti, privilegiando gli stipendi degli operatori facenti parte dei vari consigli d’amministrazione, ha preso il sopravvento quest’idea della cultura…” Il cerchio magico di De Luca? “Io sono stato coinvolto per parecchi anni su questa questione e avevo una mia idea di Salerno e per quanto riguarda la mia città noto un impoverimento da questo punto di vista, noto sempre le stesse facce, persone che sono lì, non c’è coraggio e non c’è voglia di aprirsi, di un ricambio, di far venir fuori altre voci o dare spazio ai giovani. Manca la cultura nelle periferie, momenti creativi e da questo punto di vista non è stato creato nulla di nuovo; ci sono standard, obiettivi che forse devono essere mantenuti, come nel caso della stagione lirica o teatrale, ma dal punto di vista degli stimoli non ritengo ci siano stati, negli ultimi anni, elementi che potessero incuriosire. Rispetto a questa cosa, si registra un grande deserto dei giovani, oggi bisognerebbe anche capire cosa intendono per cultura, creatività, espressione, organizzazione; vedo una sorta di appassimento da questo punto di vista, è tutto fermo. Ci sono i teatri, i soliti, sono aumentati gli eventi ma le uniche cose interessanti, probabilmente, bisognerebbe aspettarsele da un ricambio generazionale che al momento non c’è stato e io sono per una cultura alternativa, diffusa attraverso l’educazione civica ma sono abbastanza pessimista oggi. Spero che con Ermanno (Guerra, ndr) si possa registrare un cambiamento, è una persona che ha sempre lavorato bene, che stimo ma è anche una questione di bilanci, fondi. Sulla musica, da addetto ai lavori, posso confermare che si fa poco. C’è la cantiamo e ce la suoniamo, c’è troppa autoreferenzialità, ci vorrebbe più coraggio perché se manca quello ci saranno sempre le stesse cose, si tira a campare. Non trovo elementi di novità, almeno negli ultimi anni: i soliti contributi per le rassegnette ma niente di che; spero che Guerra possa intervenire sul territorio, è una persona di formazione proprio. Il livello di una città cresce attraverso la città, la capacità di inventarsi qualcosa ma oggi c’è poca messa in discussione rispetto a quanto fatto negli anni passati. A gestire la cultura deve essere una persona che ne sa qualcosa, che ne conosce, in grado di rinnovarsi e mettersi in discussione perché non esiste arte quando si è troppo autoreferenziali e, ripeto, spero che con Guerra si possa riaprire un discorso in questo senso. Salerno avrebbe bisogno di una scuola di musica, avvicinare i giovani all’arte, alla creatività e credo che con Ermanno ci sarà una buona interlocuzione perché la cultura non cresce solo con gli eventi ma con la capacità di confronto. In questi ultimi tempi, Salerno ha fatto i conti con una cultura troppo provinciale, vengono proclamati eventi ma non di grandi manifestazioni; non la trovo particolarmente stimolante la cultura così non ho trovato stimolanti le proposte, qualcosa di già visto con atteggiamenti provinciali finalizzati a strombazzare grandi eventi quando, in realtà, sono piccole cose. I grandi eventi sono altra cosa, non la rassegnetta jazz o cose così, non è altro che ordinaria amministrazione, di nuovo non c’è nulla. Si parlava di grandi eventi quando a Paestum venne Bob Dylan (il concerto-evento fu promosso da lui nel 2006 ndr). Mi auguro che con Guerra si possa avviare un discorso più coraggioso”.