Fedele Di Nunno
«Vogliamo lavorare e basta, nient’altro. Abbiamo una famiglia da sostenere, dei bambini da accudire, le bollette da pagare e tanti problemi da risolvere».I venditori di caldarroste alzano la voce e, ieri sera hanno dato vita, in piazza Portanova, ad una protesta contro i sequestri dei carrelli per la cottura delle caldarroste iniziati venerdì pomeriggio e continuati fino alla tarda serata di ieri. Nonostante il possesso dei documenti necessari all’esercizio da parte dei venditori (licenza di itinerante ambulante di tipo B), i vigili urbani non hanno voluto sentire ragioni, prendendo anche con la forza i “cuoppi” di alcuni turisti acquistati presso una delle braci disposte lungo il corso Vittorio Emanuele ed elevando una contravvenzione da 5mila euro ad un altro venditore. Luigi Avino da anni vende le castagne in centro e, dopo un passato problematico, sta cercando di rigare diritto per dimostrare a tutti che si può sempre migliorare e lavorare onestamente, ora vede tutto andare in fumo.
«Ho cercato di rifarmi dalla vita che conducevo un tempo – sottolinea Luigi Avino, portavoce della protesta, ma ora il Comune mi blocca. Non solo me, ma tutta la “famiglia dei disperati” che da generazione in generazione vende le caldarroste a Salerno. Come dobbiamo vivere? O meglio, come dobbiamo sopravvivere?». La sua non è l’unica storia che meriterebbe di essere ascoltata. Due donne in dolce attesa, Cristina Marigliano e Anna Picariello, che abitualmente vendono caldarroste e zucchero filato, hanno visto venerdì sera il frutto del duro lavoro andare in fumo. «La vendita delle castagne arrostite non richiederebbe la licenza, ma abbiamo voluto ugualmente farla per essere a norma come tutti i venditori ambulanti. Nonostante ciò, hanno ottenuto il pretesto per sequestrare tutto e metterci con le spalle al muro. Vogliamo lavorare e basta, nient’altro. Abbiamo una famiglia da sostenere, dei bambini da accudire, le bollette da pagare e tanti problemi da risolvere. Per questi motivi, fateci lavorare! Non vogliamo aiuti da nessuno ma soltanto lavorare onestamente come abbiamo sempre fatto. Se il problema è il fuoco, compriamo gli estintori, ma non toglieteci l’unico mezzo di sostentamento che abbiamo».
I motivi adotti dagli agenti ai sequestri riguardano la sicurezza: il fuoco dei carrelli per la cottura delle castagne metterebbe in pericolo l’incolumità dei turisti e della città. «Non siamo terroristi, non nascondiamo bombe. Siamo persone che vogliono semplicemente lavorare –continua Avino-, ma qui in centro, come abbiamo sempre fatto, e non a via Irno insieme agli extracomunitari mentre qui ci sono altri che continuano a vendere indisturbati. Il problema del “fuoco” è una scusa, perfino a Milano i caldarrostai lavorano felicemente sotto il Duomo. Di questo passo, noi blocchiamo Salerno; non so se gli altri “castagnari” sono d’accordo, ma questo è il mio punto di vista e in molti la pensiamo così. Il sindaco dovrebbe scendere qui in piazza con noi per capire insieme se c’è il problema della sicurezza. Vendiamo le castagne…». Giuseppe Ciccolini da 36 anni vende le caldarroste in via dei Mercanti, un mestiere ereditato dal padre e dal nonno: «I caldarrostai sono un elemento storico di questa città, ci sono stati sempre e non dovrebbero mandarci via ora. Abbiamo ereditato questo mestiere dai nostri genitori e, come tutti, abbiamo spese da sostenere: in primis l’acquisto delle castagne; poi le bollette, il cibo, il carbone… Ci mettono di fronte alla scelta di vivere o morire». Dino Ianniello, Elena Pepe, Marco Paladezzo, Gianluca Ciccolini e Domenico Pirro sono solo alcuni dei nomi dei presenti ieri sera. “Il diritto alla vita” è il motto di questa protesta. Un diritto che dovrebbe essere di tutti, anche dei meno fortunati che si sono rimboccati le maniche per sopravvivere lavorando onestamente. Il Natale è vicino e, senza le caldarroste, pochi avranno il coraggio di augurarsi un buon Natale.