di Andrea Pellegrino
Più che una assemblea per il mezzogiorno è stata la convention per il referendum del 4 dicembre con tanto di siparietto tra il governatore ed il premier. D’altronde la proposta di immettere 200mila lavoratori nella pubblica amministrazione avanzata da Vincenzo De Luca pare non abbia trovato buon riscontro all’interno del governo, dove non sono mancate le perplessità dello stesso Matteo Renzi che ieri ha chiuso la due giorni alla Mostra d’Oltremare di Napoli. Così Vincenzo De Luca ha dovuto fare un mezzo passo indietro: «Volevo provocare, per tirare un pugno nei denti, e chiarire gli equivoci». «Ho fatto quella proposta dei 200 mila posti per creare dibattito – ha affermato – siamo figli di buona donna… Se c’è uno che è organicamente contrario alle porcherie clientelari quello sono io. La domanda da porsi è se serve il lavoro nella Pubblica amministrazione». Per De Luca, naturalmente, la risposta è sì: «perché non ci sono più figure professionali. Quando nella Pubblica amministrazione abbiamo personale che in Campania ha più di 60 anni quale informatizzazione si vuole fare?». «Noi stiamo proponendo – ha affermato – un processo razionale di riorganizzazione della pubblica amministrazione». Per Matteo Renzi, il cui ritardo è stato oggetto di siparietto con il governatore che lo ha definito scherzosamente anche “mangia ribollita”: «Si tornerà ad investire nel pubblico impiego, ma non si pensi che questo sarà la panacea». «E’ evidente – continua Renzi – che una discussione sul sud che riparta con strumenti del passato non esiste perché non hanno funzionato in termini di risposta strutturale – dice – è vero però che sulla pubblica amministrazione una riflessione va fatta, di merito più che di metodo, e che esiste una questione del lavoro dei giovani. Esistono problemi da affrontare e da risolvere, non entrerei però nel merito né dei numeri né della compatibilità, perché su questo si trovano soluzioni. Il problema è cosa serve oggi per la pubblica amministrazione. Ci sono sacche di burocrazia ampiamente inefficienti e con numeri superiori al bisogno, ministeri in cui la logica del timbro prevale su quella del click, dell’accesso». L’idea però «di uno sblocco generalizzato del turn over non esiste – sottolinea Renzi – il percorso da fare è quello di non avere una visione predeterminata e ideologica. Prima va decisa quale è l’organizzazione dello Stato nei prossimi anni». Bisogna dunque «avere uno sguardo strategico» e «capire chi fa che cosa e in che tempi».