Pina Ferro
RAVELLO – Nessun pagamento del servizio di depurazione perché a Ravello non esiste un depuratore. Lo stop all’erogazione idrica a Villa Cimbrone da parte dell’Ausino finisce in Procura. Giorgio Vuilleumier, amministratore unico di Cimbrone, attraverso l’avvocato Anna Lisa Buonadonna, ha presentato una dettagliata denuncia – querela nei confronti del presidente e del direttore generale pro tempore dell’Ausino. La vicenda è quella del mancato pagamento di alcune somme da parte di Villa Cimbrone che ospita l’omonimo hotel. Nella denuncia viene spiegato, con una serie di allegati, il perché tali somme non sono dovute. Inoltre, viene sottolineato il disagio che è stato arrecato alla struttura alberghiera, ma anche gli ipotetici danni all’ambiente che ne conseguirebbero a seguito di un eventuale incendio nella zona circostante la struttura. I servizi idrici interessanti la Villa Cimbrone sono gestiti dall’Ausino con sede a Cava de’Tirreni. “Dall’anno 2009 ad oggi, le somme addebitate dalla suddetta società, – si legge nella querela – a titolo di quota per servizi di depurazione mai resi (oltre quelle per fantomatici depositi cauzionali) sono state da me contestate e non pagate in virtù della nota sentenza della Corte Costituzionale n. 335 del 10 ottobre 2008 (G. Uff. 15.10.08) che, “… in quanto corrispettivo di prestazione contrattuale (e, ndr) non di tributo, non sono dovute in caso di assenza di servizio”. In vari gradi di giudizio ed al lume di perizie espletate in sede giudiziaria, la società Ausino è risultata soccombente stante l’assenza dell’impianto di depurazione nel Comune di Ravello. Negli anni 2014/2015, in considerazione delle numerose vertenze giudiziarie in cui l’Ausino era risultata soccombente essendo stato, per l’appunto, giudizialmente acclarato che gli importi in parola non erano dovuti stante l’assenza nel Comune di Ravello di impianto di depurazione, la medesima società Ausino aveva espunto dalla documentazione contabile emessa le voci “depurazione”. Nella denuncia viene poi anche spiegato che ad un certo punto, attraverso un’operazione di diversa imputazione delle somme corrisposte dall’amministratore della società Villa Cimbrone “fino a quel momento rettamente ricondotte ai canoni idrici”, alla quota depurazione dal 2009 al 2015, hanno fatto sì che apparissero come insoluti i pagamenti dei consumi idrici degli ultimi 3 anni, ventilando un presunto credito ammontante a circa 37.000 euro. “Nonostante le mie formali contestazioni sollevate anche per il tramite del Legale che mi segue nella sede civile stragiudiziale, in data 9.1.2018, rappresentanti dell’Ausino con una squadra di tecnici si sono presentati presso Villa Cimbrone con l’intento di piombare i tubi idrici serventi la Villa allo scopo di sospendere l’erogazione dell’acqua, con tutte le intuibili conseguenze sul piano non solo della (mancata) fruibilità di un bene dal valore archeologico inestimabile da parte dei numerosissimi visitatori che quotidianamente vi accedono ma anche sotto il profilo della (compromessa) pubblica sicurezza non potendosi, allo stato, data la peculiare ubicazione dei Giardini di Villa Cimbrone, in alcun modo intervenire in caso di incendio trovandosi il bene monumentale in parola a notevole distanza dalla strada percorribile con automezzi”. L’operazione fu bloccata dall’arrivo delle forze dell’ordine, ma non bastò, infatti, i tecnici piombarono la tubatura dall’esterno della struttura lasciando clienti e struttura senza acqua. L’avvocato penalista Anna Lisa Buonadonna che assiste la società Villa Cimbrone srl per come rappresentata dal Giorgio Vuilleumier in merito alla vicenda ha sottolineato: “disponiamo di elementi oggettivi dotati di idoneità fortemente probante in relazione ai fatti interessanti Villa Cimbrone e, segnatamente, in ordine ai contegni riconducibili alla Ausino spa che all’attualità sono stati posti al vaglio della Procura della Repubblica di Salerno”.