di Andrea Pellegrino
Sperava di incontrarlo a Roma, invece per Vincenzo De Luca è stato un viaggio a vuoto. Nessun colloquio – così come pre- vedibile – con Matteo Renzi che ha abbandonato la direzione nazionale subito dopo il suo discorso per raggiungere il Quirinale dove alle 19,00 di ieri ha presentato le sue dimissioni, aprendo così la crisi di governo. Il caso Campania, e quindi De Luca, passa al decimo piano.
O meglio, secondo i più informati, Matteo Renzi, anche dopo una analisi più approfondita dei dati, avrebbe certificato la di- sfatta totale in Campania, chiudendo così il capitolo De Luca.
Tra l’altro, oltre al padre, in campo c’è stato anche il figlio Piero, a capo dei comitati per il sì. Dunque nessun colloquio chiarificatore e nessun intervento alla direzione nazionale Pd. Il tutto è rinviato a dopo le consultazioni del Capo dello Stato. Da Matteo Renzi la volontà di andare subito al voto. A meno che non ci sia un governo di larghe intese che veda tutti coinvolti. Una linea, questa, tracciata anche nel corso della direzione Ncd – riunitasi ieri – che ha preso atto anche dell’addio dell’Udc di Cesa e De Mita e dell’esperienza di Alleanza Popolare. Sostiene la “teoria Renzi” anche il senatore campano Vincenzo D’Anna: «Ca’ nisciune è fesso», esordisce il senatore D’Anna: «Coloro che chiedono al Pd di garantire un governo alla Nazione, devono dimostrare di crederci e di assumersi le proprie responsabilità, così Matteo Renzi spiega che tutti sono chiamati alla stanga e non può essere addossata la responsabilità al solo Pd. Questo significa prendersi il carico anche delle critiche che in modo strumentale sono state più volte addossate al Partito democratico. Un governo non eletto dal 2011, un parla- mento delegittimato dalla Corte Costituzionale, la presenza di Alfano e Verdini, l’accusa di essere legati alle poltrone. In sintesi – conclude il senatore di Ala – il Pd non si esporrà alla critica degli irresponsabili e, mancando un largo consenso par- lamentare, meglio andare a votare». Oggi inizieranno le consultazioni. I primi a salire al Quirinale saranno il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso. Incontri istituzionali che precederanno i colloqui con le forze politiche e parlamentari che sa- ranno accolte da venerdì. Sarà comunque sabato la giornata più calda quando saliranno al Colle la delegazione della Lega Nord, formata da Matteo Salvini, e i capigruppo Massimiliano Fedriga e Gian Marco Centinaio, Forza Italia, guidata da Silvio Berlusconi, il Movimento 5Stelle, e infine il Partito democratico. I grillini non dovrebbero essere accompagnati da Beppe Grillo che, al momento, fanno sapere fonti parlamentari, non avrebbe intenzione di partecipare. Anche la delegazione dem sarà orfana del suo segretario, lo stesso che ieri in direzione ha annunciato che la delegazione sarà composta da Lorenzo Guerini, Matteo Orfini e i due capigruppo, Ettore Rosato e Luigi Zanda. In Campania il Pd e non solo lavorano sui fianchi. Presto arriverà al presidente De Luca la richiesta di rimodulazione della giunta regionale, con tanto di elenco di nomi da far entrare nell’esecutivo di Palazzo Santa Lucia. Le varie anime del partito democratico sono pronte nuovamente alla battaglia interna, soprattutto se si dovesse votare a stretto giro. C’è anche chi ha chiesto le dimissioni della segretaria regionale democrat Assunta Tartaglione, che per ora è alle prese, però, con il caso nazionale. Martedì, invece, al Centro Direzionale si terrà la seduta di Consiglio regionale. In mattinata si discuterà della mozione di sfiducia nei confronti del presidente De Luca presentata dal centrodestra, capeggiato da Stefano Caldoro. Al centro della sfiducia le dichiarazioni di De Luca contro la Bindi e l’audio emerso dopo l’incontro con i sindaci all’Hotel Ramada. Contestazioni che sono state anche al centro di una ulteriore mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle ed oggetto anche di un esposto alla Procura di Napoli con tanto di apertura di fascicolo. «Il presidente della Giunta Regionale si è distinto, in questi primi diciotto mesi di governo, principalmente per l’estenuante attività mediatica, pagata con i fondi comunitari e regionali, tesa a diffondere notizie non veritiere su problemi risolti e/o su finanziamenti concessi che in realtà risultavano finanziamenti di opere già approvate e finanziate dalla precedente amministrazione regionale e non concluse entro il termine del 31 dicembre 2016», di- cono dal centrodestra che denuncia ancora: «Ha indirettamente organizzato e finanziato con ingenti fondi regionali “La conferenza programmatica del Mezzo- giorno” che, oltre ad essere una vera e propria manifestazione elettorale della maggioranza regionale stante il fatto che non ha previsto né tra gli interventi né tra i relatori alcuna figura appartenente alle minoranze consiliari regionali, è servita e si è contraddistinta solo ed esclusiva- mente per il lancio di una proposta per l’occupazione (200.000 posti nella pubblica amministrazione) dallo stesso presidente poi definita nella richiamata riunione con i sindaci: “pura demagogia utile ad attirare l’attenzione” ed a propagandare “il Sì al referendum”».