di Arturo Calabrese
La memoria serve per ricordare, per non ripetere i medesimi errori, per sapere affrontare il presente ed il futuro, ma ha anche l’obiettivo di dare le giuste basi per un redde rationem.
E in questi giorni, si è arrivati alla resa dei conti. Dopo quattordici lunghi anni, la svolta nell’omicidio di Angelo Vassallo è arrivata. Ironia del caso ha voluto che ciò avvenisse ad un mese dall’arresto di Franco Alfieri, poco più di trenta giorni in cui sono state innumerevoli gli attestati di vicinanza ad un sindaco in carcere per corruzione, la vicinanza, la solidarietà di amministratori, le foto pubblicate dai social da parte di chi oggi guida il territorio nel loro ruolo pubblico. Ed ora? Silenzio, assordante silenzio.
Le due cose non sono di certo da mettere sullo stesso livello, anzi, ma vedere l’assenza di quella pletora di sostenitori per chi è finito in carcere anche per associazione a delinquere, tra le accuse, e per la possibilità di comunicare con terzi, lo dice un giudice e non l’estensore di questo articolo. Sugli arresti di quattro persone per il concorso nell’omicidio del sindaco pescatore c’è un assordante silenzio. Non c’è la stessa voglia di farsi vedere come fieri sostenitori, non si scrivono messaggi di solidarietà ai parenti di Angelo, non si pensa ai suoi figli. Due pesi e due misure? Purtroppo sì. Anche questo è Cilento, quel Cilento per difendere il quale Angelo Vassallo è stata barbaramente ucciso il 5 settembre del 2010. Un territorio che davvero poche volte gli è stato riconoscente. Rare le intitolazioni, si ricorda quella dell’area antistante ad una scuola per volere del sindaco di Castelnuovo Cilento Eros Lamaida, e quasi nulla più.
San Giovanni a Piro, il prossimo 18 novembre, dedicherà una via al sindaco pescatore. «Oggi, più che mai – fanno sapere dal comune – tocca rinvigorire la visione del Sindaco Pescatore, di quella idea di mondo». Ci sono poi i niet, forse voluti dal Sistema, forse voluti per glorificarlo, forse per mettersi in mostra o forse, semplicemente, per ignoranza. È il caso di Agropoli che nel 2021 disse di no all’intitolazione di un luogo della città a Vassallo, come proposto dal consigliere Gisella Botticchio. L’amministrazione era guidata da Adamo Coppola, oggi fuori da Palazzo di Città, ma il resto del consiglio comunale era formato in gran parte da coloro i quali oggi sono ancora lì, tutti pronti a dare il loro voto negativo.
«È un nemico di Agropoli». Questa fu la motivazione. Oggi, però, il silenzio continua. Non una parola dall’Unione dei Comuni Paestum Alto Cilento, che invece ha dato la vicinanza all’arrestato, non una parola da chi ultimamente si è professato amico dal sindaco ucciso ma che in passato ha sfiduciato alla guida della Comunità Montana Alento Monte Stella.
Peppino Impastato diceva che il silenzio uccide. A distanza di anni continua, purtroppo, ad avere ragione. Fa rumore il silenzio dei sindaci cilentani, troppo pronti ad esporsi in determinate situazioni e fermi in altre, quando ci sarebbe invece tanto da dire, quando ci sarebbe da condannare, quando ci sarebbe da dire anche solo una parola.