di Monica De Santis
Sarà il protagonista di una lezione-racconto, il prossimo 20 luglio, alle ore 21 nell’atrio del Museo Diocesano, nell’ambito dell’ottava edizione di Salerno Letteratura, Valerio Massimo Manfredi, lo scrittore, storico, archeologo e conduttore televisivo, autore di numerosi romanzi, racconti e sceneggiature. Un ritorno in una città che ama…. “Salerno è stupenda, meravigliosa. Ci sono stato diverse volte e ci ritorno sempre con grande piacere. Ogni volta che vengo scopro qualcosa di nuovo, di bello. E poi sono sempre stato accolto con grande affetto. Quest’anno però mi sentirò un po’ solo. Perché non incontrerò Francesco Durante. Ho provato e provo ancora oggi un grande dispiacere per la sua morte. E’ stato un uomo che ha saputo fare tante cose e creare tante cose. Questo festival, ad esempio, è cresciuto così tanto grazie a lui”.
Come ha trascorso questo periodo di tempo sospeso?
“A casa. Non mi posso lamentare perché ho un grandissimo spazio verde che mi ha consentiva di fare lunghe passeggiate. Non mi sono mai sentito solo, anche perché qualche volta venivano a trovarmi degli amici, mangiavamo qualcosa insieme. E poi qui a casa ho tutto quello che mi serve, ho la mia biblioteca e mi basta. Però, una cosa mi è mancata. Mi è mancato molto il non poter viaggiare. Io sono uno che ama viaggiare e questo dover rimanere per forza a casa, il non potersi spostare mi ha creato un po’ di amarezza”.
Ha comunque continuato a lavorare?
“Certo. Mi sono dedicato completamente al mio nuovo romanzo, che sto finendo di scrivere e che le devo dire è molto impegnativo, molto particolare”.
Ha voglia di ritornare in televisione con un nuovo programma televisivo?
“Questo non dipende da me, ma dalla Rai, dipenderà poi anche da che cosa proporrebbero. Se la cosa fosse interessante perché no, ci tornerei volentieri”
Come è iniziata la sua carriera di scrittore?
“Difficile da dirsi. Non è stata proprio una mia decisione. E’ successo tutto per caso. Conoscevo a Bologna un piccolo editore che mi chiese se mi andava di provare a scrivere una storia ambientata nel mondo antico. Mi ero laureato da poco e diciamo che l’idea mi prese. Così decisi di fare questa prova che ebbe un successo incredibile, inaspettato sia per me che per l’editore. Il libro era “Lo scudo di Tavos” poi ripubblicato dalla Mondadori. Ha venduto oltre un milione di copie”.
Quindi lei non voleva fare lo scrittore?
“Non avevo delle idee precise. Mi affascinava il mondo della scuola. Fare l’insegnante o il docente universitario”.
E da bambino cosa sognava di fare?
“Le sembrerà strano ma non avevo le idee chiare. Mi piaceva lo sport. In collegio avevamo due campi da calcio, tre per la pallavolo, quindi lo sport si praticava, come facevamo anche lezioni di musica, però non c’era nulla che mi prendesse tanto da farmi dire da grande voglio fare…. Arrivato all’università ho poi scoperto una mia grande passione. I viaggi. Partivo con un gruppo di amici e andavo alla scoperta di luoghi, paesi, monumenti. I viaggi sono diventati il mio primo interesse”.
Tra i tanti libri che ha scritto qual è quello che le piace meno?
“Non ho un libro preferito o uno non preferito. Io scrivo d’istinto. E quando scrivo non guardo mai all’obbiettivo finale. Non scrivo pensando che il libro debba essere un successo, che debba vendere un tot numero di copie. Io scrivo ciò che il mio istinto mi dice, e fortunatamente fino ad oggi non ha mai sbagliato”
I suoi libri sono stati tradotti in 35 lingue, immaginava una cosa simile?
“No, mai. Tradotti in 35 lingue e venduti in 75 paesi. La serie di tre volumi di Alexandros ad esempio è stato un successo planetario, anche questo nato molto per caso”
Che consiglio darebbe ad un giovane che sogna di diventare uno scrittore?
“Di vedere se ha il talento. Ci sono molte scuole di scrittura creativa che si possono provare per capire se hanno talento. Io dico sempre ai ragazzi che per fare lo scrittore, come pure l’attore, o il cantante, ci vuole una cosa sola, il talento. E questo ho lo si ha oppure no, non esistono mezze misure. Chi vuole provare a scrivere deve sedersi davanti al proprio computer e vedere se riesce a comporre una storia, una scrittura, senza troppa fatica”.
I suoi figli hanno seguito le sue orme?
“Mio figlio Fabio si. Ha collaborato a qualche mio scritto ed è autore di tre libri. Mia figlia invece è un’artista, molto in gamba, ha disegno alcune copertine dei miei libri”
E’ vero che uno dei suoi libri sull’antica Roma presto diventerà un film?
“Si tratta di Teotoburgo. La sceneggiatura è stata scritta e c’è un produttore americano che ne vorrebbe fare un film. Ma proprio pochi giorni fa ho ricevuto anche un’altra proposta per i diritti sempre di un libro che tratta l’antica Roma, le Idi di Marzo, anche di questo vorrebbero farne un film”.
Ha un sogno nel cassetto?
“No, le cose sono abituato a farle non a sognarle”