Di Antonio Manzo
Non è stato un errore di un giardiniere. Ma una drammatica inosservanza delle rigide procedure richieste per un albero caduto che ha provocato tre ferimenti di giovani studenti universitari, di cui due in gravi condizioni. <Chiediamo risposte, trasparenza e sicurezza> dicono in coro gli studenti riuniti in assemblea ieri mattina nel piazzale De Rosa (chissà quanto durerà la significativa toponomastica nella stagione della rimozione accademica dei simboli). <Il rettore ci aveva chiesto un incontro a porte chiuse – dicono o coordinatori del gruppo Link Fisciano. Ma noi abbiamo detto no al rettore in quanto un incontro privato a porte chiuse per discutere quanto è accaduto nl campus sarebbe stato limitante e non avrebbe fornito risposta adeguate alla comunità accademica. Ormai gli studenti hanno paura di mettere piede nel campus con pericoli ad ogni ni angolo. La mancata assunzione di responsabilità non ci farà smettere di chiedere di poter studiare in un’università che non ci garantisce protezioni da possibili pericoli. <La responsabilità da parte del rettore e della Fondazione, così come il mancato confronto sono inaccettabili> dice senza mezzi termini la coordinatrice di Link Fisciano Amaranta Avallone. Il presagio del dramma fortunatamente non sfociato in tragedia, con giovani ancora in preoccupanti condizioni, era tutto in quelle foto che riprendevano un albero già pericolante fino a cadere come un fuscello nel giorno ventilato che violentava l’area del campus di Fisciano. Le indagini – naturalmente ancora con un non definito capo di imputazione stante la dolorosa altalena dei sopravvissuti. Al di là di questo dato procedurale connesso al dramma c’è lo scaricabarile delle responsabilità tra il rettorato e la fondazione dell’università che gestisce i lavori di manutenzione del verde. Un fascicolo “morale” aperto dalla stessa Unisa e dai suoi vertici. Ad una settimana e passa dal crollo dell’albero la procura di Nocera Inferiore avrebbe individuato sei indagati. Le indagini sarebbero complesse anche se la Procura di Nocera Inferiore al di là delle perizie tecniche necessarie potrebbe anche far ricorso alle promesse mirabolanti dell’intelligenza artificiale che si stanno prepotentemente affacciando sullo scenario della giustizia e nelle aule dei tribunali così come sapientemente le descrive Enrico Manes docente di diritto penale all’università di Bologna. L’impiego degli algoritmi è qualificato ad alto rischio ma resta sempre preferibile rispetto all’illusorio El Dorado di una “giustizia esatta” il doveroso impegno verso una “giustizia giusta”. Proprio quel che il professor Manes consiglierebbe per l’inchiesta penale sul dramma di Fisciano, superando indagini molto a rilento e segnate dal rischio di esorcizzarla con l’italica tecnica dello scaricabarile.