La norma, contenuta nel DL agosto del Governo, che fissa un termine ultimo per gli accorpamenti che ridurranno a 60 il numero delle Camere di commercio italiane, rappresenta il passo decisivo per la chiusura di una riforma avviata ormai 5 anni fa. Lo sottolinea Unioncamere intervenuta in audizione dinanzi alla Commissione Bilancio del Senato. “Bisogna concludere la riforma ”, ha affermato il vice presidente vicario di Unioncamere, Andrea Prete nel corso dell’audizione. “Questa riforma – ha ricordato – ha superato tutti i passaggi politici, quelli della giustizia amministrativa e anche la verifica costituzionale: Parlamento, Conferenza Stato Regioni, Tar, Consiglio di Stato, Corte Costituzionale si sono espressi su questo tema nel corso del tempo. Gli accorpamenti delle Camere di commercio stanno portando risultati di efficientamento e risparmi concreti. Come si è visto inoltre, Camere più grandi e più forti, con maggiori funzioni come internazionalizzazione e made in Italy, possono meglio supportare le imprese e i territori. Il sistema camerale – ha affermato Prete – vede oggi Camere grandi e anche molto grandi e Camere molto piccole – in termini di bacino di imprese, di ambito territoriale di riferimento, di budget – e ciò determina un assetto poco equilibrato”. Oltretutto, chiarisce Unioncamere, dal riordino del sistema camerale derivano importanti benefici per le imprese. Con gli accorpamenti, infatti, le Camere risparmieranno ogni anno oltre 50 milioni di euro in minori costi di gestione. Nelle circa 40 Camere che si sono già accorpate, i costi sono stati ridotti in media del 10% liberando così più risorse per gli investimenti e l’attività di sostegno alle imprese. Questo è evidente soprattutto per le Camere più piccole, che in un caso su due hanno potuto disporre di più risorse economiche (spesso anche oltre il 20%) per gli interventi promozionali rispetto a prima. La crescita di dimensione, inoltre, ha consentito un maggiore accesso a risorse nazionali ed europee (in media il 10% in più) che hanno contribuito allo sviluppo dei territori e delle imprese. La riorganizzazione degli uffici poi ha permesso e permetterà di destinare alle funzioni di front office per le imprese anche personale prima addetto ai servizi amministrativi interni. Il tutto assicurando la stessa presenza territoriale e vicinanza anche fisica alle imprese, garantendo, con la nomina del presidente o del vice presidente, la rappresentanza dei diversi territori nei Consigli delle Camere e senza rallentamenti nei servizi offerti. La cui qualità, anzi, per due Camere su tre è anche migliorata rispetto a prima dell’accorpamento. Ad oggi, le Camere di commercio sono 82: 40 si sono già accorpate dando vita a 17 nuove Camere di commercio, 28 non sono interessate dalle fusioni, 38 devono concludere il processo di accorpamento che darà vita a 16 nuovi enti. Di queste, alcune lo faranno tra fine settembre e ottobre.
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