La manovra di Bilancio , appena varata, è inadeguata e non offre le risposte giuste alle esigenze economiche e sociali del paese. Il Governo avrebbe dovuto lavorare per recuperare spazi di bilancio che oggi non si vedono a causa della mancanza di una seria lotta all’evasione, all’elusione e alla erosione fiscale, non ha impostato una revisione della spesa
Di Alessia Potecchi*
La manovra di Bilancio , appena varata, è inadeguata e non offre le risposte giuste alle esigenze economiche e sociali del paese. I due provvedimenti cardine del testo, cioè il taglio del cuneo fiscale e la riforma Irpef, valgono solo per il prossimo anno ed entrambe le misure incidono in maniera irrisoria sulla situazione dei redditi medio bassi, rispetto al 2023 e sono finanziate prevalentemente a deficit. Per altro, la riforma Irpef è alquanto discutibile perché riduce ulteriormente le aliquote andando verso una forma di Flat Tax contraria al principio di progressività sancito dalla Costituzione e che, se perseguita, alla fine andrà ad avvantaggiare i redditi più alti e a tagliare le risorse per welfare e servizi. E’ una legge di bilancio che si basa su dati sovrastimati di crescita per l’anno prossimo, si basa su privatizzazioni per oltre 20 miliardi di euro da cui dipende l’andamento del debito pubblico, le privatizzazioni sono state poche in questi ultimi anni e il ruolo dello Stato nelle politiche industriali deve essere più che mai rafforzato e non diminuito. Il Governo ha chiesto al Parlamento un extra deficit di 16 miliardi per il 2024 e la maggior parte di questo extra deficit andrà a finanziare le due misure principali che si esauriranno al termine del prossimo anno e poi sarà tutto da rifare. Non sono stanziate risorse adeguate per i servizi pubblici primari, sanità, trasporto pubblico locale, contratto del pubblico impiego, scuola e formazione, politiche per la casa. Pochissime risorse per la sanità che non servono nemmeno per coprire gli aumenti dei costi delle strutture. Assente una politica concreta contro l’evasione fiscale, il Governo dice no al Salario minimo e continua ad andare a rilento con la realizzazione del PNRR che è fondamentale per il rilanciare gli investimenti. Il Piano, che è un tassello importante per far ripartire l’economia, è stato rallentato e ha peggiorato anche la situazione dei comuni per quanto concerne l’arrivo delle risorse, per non parlare dell’assenza delle Riforme che sono una parte importantissima del piano e della sua totale realizzazione e che darebbero anche ai mercati internazionali il segnale di un paese che guarda al futuro con competitività e fiducia e che punta alla crescita e allo sviluppo. E’ sempre più difficile andare in pensione, è stata messa in discussione Ape Social e peggiorata nettamente Opzione Donna quindi si rende meno flessibile l’uscita dal lavoro in generale ma in particolare per le categorie fragili e si restringe l’accesso alla pensione anticipata. Il Governo ha risparmiato un miliardo e mezzo sull’assegno unico universale e ne ha riutilizzato a favore delle famiglie solo un miliardo in Legge di Bilancio. Non ci sono programmi per contrastare la precarietà sul lavoro e non ci sono risorse per potenziare la sicurezza sul lavoro che è un tema che ci deve vedere al fianco delle parti sociali che invocano provvedimenti e investimenti concreti a partire dalla formazione e dagli ispettori del lavoro per contrastare un fenomeno che non è più tollerabile nel nostro paese. Il Governo avrebbe dovuto lavorare per recuperare spazi di bilancio che oggi non si vedono anche e, soprattutto, a causa della mancanza di una seria lotta all’evasione, all’elusione e alla erosione fiscale, non ha impostato una revisione della spesa attuando invece un taglio lineare del 5% uguale per tutti i Ministeri senza dei criteri costruttivi e di visione prospettica, non hanno lavorato sul taglio delle agevolazioni fiscali, altro capitolo complesso e necessario per stendere una manovra più strutturata e con obiettivi diversi e più equi. È una manovra che non è in grado di aiutare in modo concreto chi è in difficoltà, non contrasta le diseguaglianze, non riesce a fare fronte a una situazione economica e sociale del paese sempre più complessa dove l’economia si è fermata e l’inflazione ha eroso il potere di acquisto dei salari, è una manovra povera che non aiuta il paese e non guarda in lunga prospettiva, una manovra che non da’ forza e fiducia alla nostra economia.
* Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del Pd Metropolitano di Milano