Una nuova classe dirigente per il Paese: la sfida di “Primavera Meridionale” - Le Cronache
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Una nuova classe dirigente per il Paese: la sfida di “Primavera Meridionale”

Una nuova classe dirigente per il Paese: la sfida di “Primavera Meridionale”

di Clemente Ultimo

Formare una classe dirigente in grado di affrontare le complessità del nostro tempo, di elaborare temi e proposte superando posizioni ormai anacronistiche e, dunque, recuperare il primato della politica all’interno dello Stato. Questo l’obiettivo, non poco ambizioso, di Primavera Meridionale, neocostituita associazione politico-culturale nata su impulso di Sabino Morano, saggista e analista politico-economico. “In questi anni – sottolinea Morano – abbiamo assistito al fallimento della teoria secondo cui “uno vale uno” a prescindere da competenze e formazione; come se non bastasse anche la tanto decantata società civile ed il ricorso continuo a figure tecniche per ricoprire ruoli politici non ha dato gran prova di sé. Proprio per questo motivo alcuni di noi hanno avvertito l’esigenza di ridare dinamismo e senso alla politica, sulla base di una visione legata in maniera coerente ad un pensiero sistemico, a prescindere dalla ricerca di un consenso momentaneo. La nostra prospettiva è quella che mira alla formazione di una classe dirigente che, eventualmente, possa poi diventare classe politica”. Un obiettivo ambizioso, senza dubbio. Da dove partire? “Il primo passo consiste nell’avere consapevolezza della necessità di una visione sistemica: da trent’anni almeno uno dei drammi di questo Paese è dato dal vuoto pneumatico che caratterizza il processo di selezione della classe politica, dall’assenza quasi assoluta di criteri di valore. Da qui scaturisce la necessità di mettere in campo una capacità di confronto utile a sviluppare tesi e proposte che non sono, e non possono essere, la riproposizione di modelli storicamente superati. Ogni analisi e proposta deve fondarsi sulla realtà del nostro tempo”. Formazione di una classe dirigente, elaborazioni di analisi e proposte: c’è un nuovo partito in arrivo? “Assolutamente no. La nostra è e resta un’aggregazione intellettuale organizzata, un’associazione metapolitica, anche se non è certo un mistero che la nostra area di riferimento sia quella del centrodestra. Di partiti ce ne sono già troppi, quel che manca è proprio un gruppo, un’associazione in grado di fornire temi, proposte e spunti di lavoro ad una classe politica che troppo spesso ne è priva. Un vuoto che in troppi casi è stato colmato da gruppi di pressione e d’interessi”. Le forze politiche attualmente in campo non sarebbero, dunque, in grado di cogliere in pieno i profondi cambiamenti della nostra società? “Senza dubbio. Basti pensare che una società come la nostra, che vive un completo cambiamento del sistema di produzione e del sistema politico, utilizza ancora strumenti e chiavi interpretative nate nei primi decenni del ‘900. In un sistema di produzione basato sulla finanza alcuni di quei concetti hanno perso ogni significato, a partire – ad esempio – dal termine “liberale”: oggi alcuni di coloro che così si definiscono manifestano, in concreto, atteggiamenti di segno opposto. Ecco, in questo sistema di produzione finanziario, che troppo spesso è antitetico ad una crescita socio-economica diffusa, noi riteniamo che si debba recuperare il ruolo dello Stato inteso come strumento in grado di garantire maggiore equilibrio sociale e la tutela delle fasce più deboli della società. È necessario rendersi conto che il tempo in cui il capitalismo portava, bene o male, ad una crescita diffusa è finito, dunque occorrono visioni e politiche nuove”. In questo contesto quali sono le tematiche su cui Primavera Meridionale sta già lavorando? “Uno dei grandi temi è certamente quello della riforma fiscale: così com’è pensato e strutturato oggi il fisco italiano è in realtà un vero e proprio strumento di distruzione dell’economia reale. Anche in questo caso siamo di fronte ad un sistema immaginato quando la realtà era radicalmente diversa, quando i giganti del commercio online non erano neanche immaginabili. Ci sono, poi, i grandi temi del principio di sovranità e del primato della politica, punti di origine della nostra riflessione. Se il nostro Paese è quotidianamente stritolato dalla presa degli apparati burocratici e dai poteri corporativi è proprio perché, anche grazie ad un’accorta azione propagandistica, è stato demolito il primato della politica nel governo della polis. Un primato che in realtà è l’unico strumento di tutela dell’interesse generale, dunque del popolo, a dispetto di quel che è stato raccontato per anni”. Come intende sviluppare la propria proposta nel prossimo futuro Primavera Meridionale? “Stiamo lavorando alla costruzione di una doppia struttura: una rete territoriale, in Campania e più in generale nel Mezzogiorno, sul modello dei partiti “pesanti” del ‘900, così da intercettare le istanze dei territori e di essere in grado di sviluppare un’azione culturale che si contrapponga ad un certo tipo di narrazione dominante, e una struttura più tecnica, impegnata ad elaborare quelle tesi e quelle proposte che intendiamo porre sul tavolo del dibattito politico-economico e sociale. Siamo altresì impegnati nella stesura del manifesto programmatico che presenteremo in occasione del congresso costitutivo previsto per la prossima estate, mentre stiamo lavorando per essere parte attiva nella prossima campagna referendaria sui temi della giustizia”.