La Fondazione Lista nella persona della promotrice Rosa Cuccurullo, ha coinvolto oltre cinquanta artisti in un’opera collettiva composta da tante diverse riggiole Rosa Cuccurullo. Pietro Lista, ha dato il la con un uccello tricolore
Di Aristide Fiore
Una grande crisi come quella da cui ci stiamo tirando fuori a fatica può essere superata con l’aiuto di quanti abbiano la capacità di leggere in se stessi il comune anelito alla ripresa, al ritorno alla vita così come la si conosceva o magari anche migliore. Da questo presupposto è partito l’appello, nato nell’ambito della Fondazione Pietro Lista, che ha coinvolto inizialmente cinquanta artisti prevalentemente campani, buona parte dei quali di Salerno, il cui numero si è in seguito accresciuto, nel progetto “Un uccellino per la rinascita”. I versi dello scrittore Franco Arminio (noto per la sua casa della paesologia di Bisaccia) ne forniscono una chiave di lettura: “Essere generosi come le piante./ Sentirsi in pericolo come si sente ogni animale./ Portare nel mondo il chiarore che portano gli uccelli.” Del resto il richiamo di questi animali, diversi fra loro come le personalità intervenute, è davvero, fra i suoni della natura che hanno preso il sopravvento durante il lockdown, quello che accomunava tutti i luoghi e che idealmente ha unito tutti in un paesaggio sonoro omogeneo. “L’idea è quella di realizzare un’opera collettiva composta da tante diverse riggiole che rappresentino il simbolo prescelto della rinascita e cioè l’uccellino”, spiega Rosa Cuccurullo, promotrice del progetto insieme a Pietro Lista, il cui bozzetto dà il la con un uccello tricolore, come le ali in movimento del soggetto di Livio Marino Atellano, il cui battito è appunto suggerito dalla scansione dei colori, in una soluzione che vibra di echi futuristi. La rinascita come ricomposizione degli affetti e della pienezza del vivere è suggerita dall’uccellino frammentato di Giuseppe Cicalese, il ceramista cavese che ha offerto la disponibilità del suo laboratorio e la collaborazione tecnica per l’esecuzione e realizzazione del pannello: non tutti gli artisti intervenuti infatti sono soliti esprimersi mediante questo mezzo; le loro idee perverranno alla piena realizzazione attraverso mani esperte. I loro disegni, per il momento visibili sulle pagine Facebook e Instagram che portano il nome del progetto, saranno via via riprodotti su riggiole dal lato di 20 cm (“venti-venti”, come l’anno in corso), che comporranno l’opera, destinata a essere donata a un comune, magari in abbinamento con un’iniziativa benefica come già proposto in passato dalla Fondazione. L’uccello scomposto rappresentato da Cicalese sembra anche palesare il principio generatore di quest’opera collettiva, che sarà completa solo mettendo insieme i vari tasselli e farà della loro unione un’espressione tangibile del tema. Gli fa eco il disegno della stessa Cuccurullo: un uccello dal quale proviene un fumetto che contiene l’immagine di un altro pennuto. La riggiola ovvero la tradizionale piastrella di ceramica smaltata, oltre a costituire una forma di espressione tipica del nostro territorio, si presta ottimamente alla realizzazione di un’opera corale che conservi il segno personale di ogni artista. A questa tradizione se ne affianca un’altra, ancora più antica, evocata nel contributo di Gabriele Mansi, col soggetto composto da un mosaico policromo di elementi triangolari che rimandano sia alle tarsie murarie o marmoree presenti nel duomo di Salerno e in altri edifici medievali, sia a quelle ceramiche dell’ Alahambra a Granada. La ricchezza del progetto si rivela a prima vista attraverso la varietà degli stili. Lello Lopez ha proposto un’immagine che si caratterizza per la forza della china, coniugando l’immediatezza del tratto al senso della tridimensionalità, mentre altri hanno dato la propria impronta attraverso particolari elaborazioni grafiche. La rondine di Alessandro Mautone, elegantemente rappresentata mediante una trama di linee curve, trasmette al tempo stesso il senso del movimento e la sinuosità aerodinamica delle forme, mentre quella di Fabio Giocondo spiega le ali assumendo un’insolita posa fissa, con la quale sembra riappropriarsi idealmente del suo spazio vitale. Il movimento come indice di rinascita permea anche il doppio segno speculare di Giovanni Timpani, che allude appena alla forma dell’uccello assumendo quasi l’aspetto di un ideogramma. Un’altra interessante soluzione è l’uccellino reso da Maria Giovanna Benincasa con pochi tratti neri e verdi, dove questi ultimi rappresentano una piantina che intreccia e confonde le sue forme con quelle dell’animale. Molto efficace anche la stilizzazione geometrizzante di Nello Ferrigno, sobria nella scelta dei colori quanto ricca di dettagli eleganti. In altre opere sembra prevalere un carattere simbolista. Il variopinto uccellino di Enzo Caruso spiega le ali all’interno di una corona di spine che ha tutta l’aria di voler attraversare, come se si sottoponesse con fiducia a un’ordalia che è destinato a superare con successo. Pierfrancesco Solimene presenta una composizione che inneggia alla verticalità, nella quale un uccello domina una cuspide dorata, il tutto reso però nelle due dimensioni con semplicità e eleganza. Il nero volatile di Raffaele Avella squarcia il cielo portando nel becco una specie di cartiglio sul quale appare la scritta “vita”: un inno alla speranza, alla quale sembrano alludere anche i misteriosi arcani custoditi dal nero pennuto dell’architetto-artista napoletana Gloria Pastore, come suggerito dalla figura angelica al centro della composizione, che regge una cornucopia. Più immediato, ma non meno ricco di fascino il messaggio del simpatico uccellino azzurro di Antonio Nino D’Angelo, che tiene nel becco una chiave dorata. L’upupa acquerellata di Mary Pappalardo stringe invece nel becco un verme e la naturalezza di quest’immagine rimanda con immediatezza alla vita che prosegue nonostante tutto. Il pettirosso di Vittorio Avella intona un canto sotto le stelle: l’accostamento rimanda all’armonia dell’universo, al legame indissolubile che unisce il piccolo al grande, ogni essere all’intensità del cosmo. Quello di Rosanna Iossa spicca per la macchia scarlatta ed è il colore che urla il richiamo alla vita, similmente allo sghembo rettangolo rosso della composizione dal vago sapore suprematista di Loredana Gigliotti. Un altro canto, quello della realistica gazza di Laura Marmai, si leva sinuoso assumendo la tessitura sontuosa e colorata di un motivo chiaramente ispirato a Klimt, affidando a una citazione il senso della bellezza. Ferdinando Fedele ha proposto l’incontro fra due uccelli in volo trasfigurati dalla luce, che si toccano appena con la punta del becco. Il contrasto tra silhouette e sfondo si ripropone nella nera figura di Michele Attianese, che ha per occhio una stella, evocatrice di fausti presagi. Il tratto morbido di Sergio Gioielli restituisce una scena delicata nella quale un uccello posato su un arbusto spoglio osserva dei fiori a calice sostenuti da esili steli e diviene testimone ideale della rinascita, che è invece “sostenuta da mani forti”, come afferma la didascalia, nell’immagine realizzata da Sasà Sorrentino, nella quale due mani, appunto, mimano la sagoma di un uccello con le ali distese, proiettando l’ombra multicolore dell’animale. La coppia di uccelli di Veronica Vecchione si dispone in un assetto contrapposto che imprime un senso di rotazione a dei piani dorati, che a loro volta inquadrano il simbolo dell’infinito: la rinascita è destinata a rinnovarsi perpetuamente nei cicli naturali. Un analogo senso di continuità ciclica è evocato anche dal tenero uccellino di Federica D’Ambrosio, il cui corpicino è simbolicamente circondato dal contorno di un uovo. Un altro filone privilegia una matrice umoristica. Il disegno di Jacopo Naddeo rimanda al fumetto o al cartoon, con un simpatico pennuto posato su un cespo di funghi. Non dissimile, se non altro nello spirito, il buffo volatile di Roberto Iossa, che però assume accenti astratti che ricordano Mirò, nella cui opera proprio l’uccello è uno dei soggetti più frequenti. Con Giorgina Scalese ci si sposta invece nell’ambito vignettistico: una gabbia aperta che contiene ormai solo una piuma rossa declina il tema della rinascita facendolo coincidere con la libertà. Il filone umoristico prosegue col curioso e colorato gufo di Pino Latronico, dotato di un sesso costituito da un beneaugurante corno rosso capace di stravolgere positivamente la simbologia solitamente infausta di questo uccello. La strana creatura, vagamente chimerica, inventata da Marco Fusco sembra invece alludere al vecchio adagio del ciuccio che vola, anche qui con evidente intento ironico. Infine Nando Vassallo (ironico o sconfortato?) presenta un uccello stecchito tra le cartucce: ci sarà una rinascita? Torneremo (a sbagliare) come prima? Può darsi. Magari saremmo già sulla buona strada proprio evitando di ignorare questa eventualità. Tra le numerose adesioni che hanno assicurato il successo dell’iniziativa figurano anche i ceramisti salernitani Elisa e Mara D’Arienzo, Danilo Mariani, Deborah Napolitano, e poi ancora Bruno Fermariello, Teresa Salsano, Lucio Liguori, l’irpino Gaetano Branca, Rita Cafaro, Salvatore Scalese, Anna Vitale e Andreas Zampellas, Antonio Petti, Rosanna Di Marino, Augusto Pandolfi, Mathelda Balatresi, Maria Grazia Benincasa, Claudio Bozzaotre, Lucia Carpentieri, Antonio Cervasio, Roberto Armando Lombardi, Giulia Mannara, Gabriele Manzo, Felix Policastro, Matteo Salsano e Lello Torchia. A questa folta e prestigiosa schiera si unirà anche la designer finlandese Matilda Leppakoski, nipote di Pietro Lista. Il progetto prevede ancora altri interventi: le adesioni sono diventate nel frattempo settanta. Ne potremmo eventualmente dar conto in un’altra occasione su queste pagine.