Un leggìo per maestri e allievi - Le Cronache
Spettacolo e Cultura Musica

Un leggìo per maestri e allievi

Un leggìo per maestri e allievi

di Olga Chieffi

Giunge a conclusione, questa sera, la II Masterclass Internazionale promossa a Bracigliano dall’Associazione Centro Studi Mousikè di Gragnano nelle persone del percussionista Ferdinando Sarno, dagli oboisti Luigi De Nardo e Giovanni Borriello e dal clarinettista Francesco Pio Ferrentino, ancora una volta dedicata interamente al mondo dei legni. A conclusione della, ormai, istituzionalizzata tre giorni di intenso studio, l’atto finale di questo incontro con docenti quali il I flauto dell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano Andrea Manco, con il I oboe Domenico Orlando, dell’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, l’orchestra cittadina più antica del mondo fondata nel 1743, nonché direttore artistico di queste masterclass, con il I clarinetto della Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, Alessandro Carbonare e con il I clarinetto del Teatro Massimo di Palermo e Direttore Artistico dell’Accademia Mediterranea del Clarinetto, Giovanni Punzi, oggi, alle ore 19,30, nel convento di San Francesco D’Assisi, ospiti del Padre Guardiano, Corrado Sica, in Bracigliano, anch’egli musicista, gli allievi insieme ai maestri doneranno un momento musicale. Il coro di clarinetti, preparato dal docente del nostro Conservatorio Gaetano Falzarano, inaugurerà la serata con una pagina del compositore belga Roland Cardon, Claribel dalla fresca e fluida invenzione. Si dice che i fiati, quando suonano bene, tendano a far immaginare gli archi e gli archi, invece, pare che respirino. lo sapremo all’attacco del celeberrimo Intermezzo della “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni con i suoi diversi movimenti dei temi contrastanti, i modi arcaici evocativi delle melodie, i temperamenti offerti dallo scivolìo cromatico, i colori chiari della natura, rispecchianti quelli della fatalità amorosa e gli oscuri pugni dei bassi che muovono il sangue, una pagina, questa, che si espande rinforzando, ondeggiando, come il vento e gli stessi sentimenti umani, che fluttuano per i loro ciechi labirinti. La serata proseguirà con la suite dal Ballet Egyptien op.12 di Alexander Luigini, scritto nel 1875. Forse è questa la pagina che condanna il compositore francese di origini modenese al motto compositore di una sola opera, poiché questa composizione fu amata dalla ballerina Anna Pavlova e inserita apertura del secondo atto dell’Aida verdiana per la rappresentazione di Lione del 1886. La Serenata di Franz Schubert è uno dei 14 Lieder, composti dall’autore nel 1828, anno della sua morte, e facenti parte della raccolta “Schwanengesang” (“Il canto del cigno”) D. 957, con testi di tre autori diversi. Il clarinettista Leandro Fanelli, proporrà il quarto della raccolta, “Ständchen”, il canto, dolce e lamentoso, di un innamorato che di notte pensa e sogna la sua amata e che, nei silenzi lunari e nei fruscii misteriosi del vento fra le fronde, l’abbraccia e la bacia fino al cantar dell’usignolo all’alba, dimenticando nell’amore i dolori e le nostalgie e le pene del vivere, tra seducenti atmosfere ed emotivi coinvolgimenti. La chiusura della performance degli allievi della masterclass avrà quale protagonista l’orchestra di fiati formatasi in questi tre giorni, con l’aggiunta, naturalmente, dei timpani, che eseguirà il Divertimento n. 14 K. 270 in sib maggiore composto da Wolfgang Amadeus Mozart, nella trascrizione di Giovanni Borriello, caratterizzato dalla limpidezza e dalla trasparenza cameristica del suono unitamente alla omogeneità e alla fusione del gruppo strumentale, nel rispetto delle regole di un linguaggio musicale accessibile a tutti e senza quei tormenti spirituali e quei risvolti tragici che pur esistono nell’arte del Salisburghese. Il saluto dei maestri vedrà invece il flautista Andrea Manco e l’oboista Domenico Orlando in trio con il violoncello di Raffaella Cardaropoli, per l’esecuzione di una trascrizione della Sonata in trio n. 1 in mi bemolle maggiore BWV 525, per organo, composta da Johann Sebastian Bach, intorno al 1730, una scrittura a tre voci, due melodiche e una di basso, in un contrappunto rigoroso, la cui impostazione è chiaramente di tipo concertistico, ma è dominata da un principio di dialogo fra le due voci melodiche, le quali sfruttano la tecnica dell’imitazione per scambiarsi di continuo i materiali, come avviene in modo esemplare nel cantabile Adagio centrale. A chiusura della manifestazione, non mancherà la festa della consegna degli attestati di merito e quel momento conviviale in cui ci si darà appuntamento al prossimo ferace incontro.