di Alberto Cuomo
La concomitanza delle Olimpiadi e delle complesse vicende riguardanti la Salernitana conduce forse a poter fare analoghe considerazioni sul valore alienato, commerciale, dello sport. Macron e i francesi, hanno organizzato, anche nelle cerimonie di apertura e chiusura (un giro sul bateau-mouche nella prima, l’intero mondo chiuso al fondo dello stadio nella seconda), la più brutta Olimpiade moderna. Ciò perché al centro hanno posto, nella presunta grandeur francese, la città di Parigi, la sua Senna, per alcuni non del tutto disinquinata, al centro dell’attenzione globale in luogo degli atleti e dei valori dello sport. È indubbio che spalmare i giochi olimpici su tutta una città fa diminuire, come non compresero Virginia Raggi e gli incapaci grillini qualche anno fa, i costi, tanto più che il villaggio olimpico, sorto dall’abbattimento di case popolari e alloggi per i migranti, sarà riconvertito in residenze di lusso e per studenti. Ma i francesi hanno forzato un tale assunto, già messo alla prova positivamente nelle manifestazioni di Roma60 e di Los Angeles84, nel corso delle quali la nostra capitale si offrì agli appassionati in maniera piaciona, senza alcuna volontà di imporsi a chi seguiva le gare, e Los Angeles utilizzò gli impianti sportivi dell’edizione del ’36 allestendo nuovi luoghi di gara in edifici provvisori in legno, smontabili, essendo una non-città da tempo. Un errore simile a quello francese è stato compiuto da Iervolino, non certo nella scaltrezza di Macron, quanto nella ingenuità del neofita. Nell’amministrazione d’oltralpe vi era infatti probabilmente la volontà di pubblicizzare la gestione presidenziale in calo di simpatie. In Iervolino vi era il desiderio di porsi all’attenzione del mondo imprenditoriale nazionale e della nostra città. La differenza consisterebbe nel fatto che, mentre nei guru pubblicitari di Macron la strumentalizzazione dello sport è stata consapevole, Iervolino ha ritenuto piuttosto, innocentemente, di poter introdurre criteri di gestione più efficienti nelle squadre di calcio, anche nella speranza di scoprire nuovi talenti con metodi moderni, i famosi algoritmi in uso negli sport americani. Macron è stato fatto salvo, pur nelle numerose critiche, dall’interesse verso i giochi, Iervolino paga la caduta di interesse dei tifosi verso la Salernitana in crisi e la richiesta di una svolta che non è arrivata. Occuparsi di sport richiede sacrifici e spesso perdite economiche. Si ricorderà come Berlusconi, pur amando il suo Milan, sia stato costretto ad abbandonare la squadra per le gravi perdite subite che appannavano la sua immagine politica. Negli sport professionisti è possibile si creino, in chi profonde energie ed economie, attese di riscontri. Tuttavia ciò non coinvolge i veri attori dello sport, gli atleti ed i tifosi. Certo, James Lebron guadagna 56 milioni di dollari l’anno avendo un conto in banca a nove zeri, Diokovjc ha un capitale di 250milioni, il recordman mondiale e olimpico del salto con l’asta, Duplantis, ha costituito una società a suo nome che si occupa dei guadagni, delle sponsorizzazioni, delle scommesse. E pure chi ha visto questi tre atleti alle Olimpiadi ha potuto ammirare il poderoso Lebron giocare felice come un ragazzino del minibasket, il rigoroso Diokovjc piangere alla vittoria abbracciando il suo figlioletto e Duplantis saltare vincente con la bandiera della Svezia per tutto il campo. Se si pensa che le medaglie, tra l’oro e il bronzo, pagano d 180mila euro a 60mila euro, si comprende che non è il premio a muovere gli atleti. Vale a dire che lo sport muove una impresa tutta costituita di “capitale umano” con costi imprevedibili. Chi ha seguito le Olimpiadi ha potuto ammirare uno scricciolo, Nadia Battocletti, prendere un argento nei 5000 metri piani, lasciando dietro le etiopi e molte africane degli altipiani, malgrado avesse il tendine di Achille dolorante. Cosa ha spinto Nadia a fare tre anni di sacrifici, allenandosi e affaticandosi ogni giorno per 6,7,8 ore? E che dire del saltatore Tamberi che, dopo le molte privazioni si è dovuto fermare per malanni alla finale che era alla sua portata, piangendo davanti alle telecamere per non aver voluto un figlio tre anni fa, dopo la vittoria olimpica, onde allenarsi per quella recente. Molti degli atleti presenti alle olimpiadi gareggiano per squadre che riconoscono poco più dei rimborsi spese. A loro volta i mecenati che sostengono l’atletica, il basket, la pallavolo etc. rimettono solo il proprio denaro. Se un atleta è fortunato, in Italia, entra nella squadra di un’arma, con stipendio massimo di 1800 euro al mese, sperando di rimanere in forza a fine carriera o di essere assunto da un ente pubblico. A Salerno si ricorderà il caso di Germano Pappalardo, olimpionico del giavellotto e recordman italiano con m. 81,30, il quale assunto dal comune con mansioni di giardiniere, si dovette rivolgere al giudice, nel 2010, per vedere riconosciute mansioni superiori dalla giunta di De Luca, la stessa che si serviva del segretario comunale Felice Marotta, non certo laureato e privo dei titoli necessari. E del resto se si pensa che un piccolo territorio del bresciano ha prodotto ben tre ori per la presenza di buoni servizi sportivi e che a Salerno i complessi per lo sport si smantellano (v. il Palatulimieri) si comprende la volontà del sistema deluchiano nel voler tenere la città nell’inedia fisica e cerebrale. Lo sport si fonda sul “capitale umano” estraneo a valutazioni economiche, ed è proprio tale “capitale”, che coinvolge anche i tifosi, ad essere la vera ricchezza di un presidente, lo stesso Iervolino, oltre i servizi avversi di telekabul, chi sa sollecitati dalla politica che non vede di buon occhio quanti sono indipendenti. Rifletta Iervolino: Ferlaino era nel punto più basso della popolarità a Napoli, gli bastò correre a Barcellona, con una fidejussione bancaria di 13 miliardi da pagare in tre rate, avallata dal sindaco di Napoli, per acquistare Maradona, e i napoletani furono di nuovo ai suoi piedi.