“Un clarinetto a quindici anni dèe saper ogni gran moda, dove il diavolo ha la coda cosa è bene e mal cos’è…”. Prendiamo giocosamente spunto dall’aria di Despina dal “Così fan tutte” di Wolfgang Amadeus Mozart per salutare il debutto in quintetto del giovanissimo clarinettista Marco Frasca, il quale ha affrontato con lo strumento in La l’opera K581 di Wolfgang Amadeus Mozart, supportato dagli Hadimova con Antonio Mazza e Carlo Coppola ai violini, Paolo Di Lorenzo alla viola e Nicola Dario Orabona al violoncello. Mozart resta un perenne interrogativo, anzitutto per chi lo ama. Ci si torna su continuamente come con una matita si va su una moneta nascosta sotto un foglio di carta sfregando e risfregando: la figura che appare magari è sempre quella; ma il nero del lapis ora accentua una linea ora ne accentua un’altra, e tutto il resto sembra perso alla memoria, indecifrabile. Quindici anni, ancora troppo pochi per marcare le linee di queste pagine ma le premesse sono mirabili, per suono e fraseggio, Mozart lo dobbiamo guadagnare a ogni lettura, a ogni compenetrazione: se scarti appena un po’ da quel grappolo di note con le quali sei sicuro di avere una consuetudine senza grinze, e cerchi di capirle, cerchi di avvertirne il senso non più semplicemente acustico, capisci che stai avventurandoti per le sabbie mobili. Suono fresco Marco Frasca, di intonazione generosissima, ancora troppo giovane per esprimere l’inferno e insieme il paradiso, ovvero la caratteristica del sentire mozartiano che non privilegia l’una faccia o l’altra, per non sciogliere i propri enigmi. Negli anni e sulle tracce del suo Maestro, Giovanni De Falco, eccelso interprete mozartiano, del quale ha già rubato l’ineffabile attacco e i preziosismi dei fiati, Marco, che attendiamo alla gran prova, in un prossimo futuro, a questo punto, del concerto K622 e del suo visionario Adagio, prenderà di petto, senza indecisioni uno stato di realtà, rendendolo significante secondo quel molteplice spettro di valori, che stanno già raccogliendosi nelle solidissime basi della sua formazione musicale. Abbraccio calorosissimo del pubblico che ha affollato la chiesa del Complesso Monumentale di San Francesco, nel giorno dedicato alle donne e passaggio di registro con quintetto in Si Bemolle Maggiore op.34 di Carl Maria von Weber, affidato all’impeto del clarinetto di Simone Sorvillo. Scaltra agilità strumentale e spensierata gaiezza, quasi sfrontata, in particolare nell’allegro iniziale, in forma sonata, che si apre con un’introduzione lenta degli archi, che preparano l’entrata del clarinetto, hanno caratterizzato l’esecuzione di questa virtuosistica opera, esaltata anche dal quartetto Hadimova in termini di perpetua presenza alla ricerca del suono caldo e cantabile, di una scelta equilibrata dei tempi, di una cura costante nell’ evitare frammentazioni nel flusso discorsivo. Da apprezzare in Sorvillo la lucidità del fraseggio, l’assoluta assenza di macchinosità nel suo suono, in pagine intrise del culto del virtuosismo. Il gusto per il passaggio difficile (il “cimento” di barocca memoria), per i contrasti forti e l’uso “beethoveniano” dell’espressione sono le linee guida del quintetto, ma Sorvillo non insiste troppo sull’aspetto “pirotecnico”, riuscendo a sorvolare agilmente sulle acrobazie tecniche, tentando di esplorare l’infinita gamma delle qualità vocali del clarinetto, qualche volta peccando in eccessiva aggressività. Applausi per tutti e doppio appuntamento ancora con i quintetti di Mozart e Weber sabato 15 marzo, a Salerno, alle ore 11 presso il Salone Bilotti dell’Archivio Storico di Stato, con altre due eccellenze del magistero di Giovanni De Falco, sostenuti dal quartetto Hadimova, Francesco Di Domenico, che interpreterà l’opera del genio di Salisburgo, e Andrea Caputo che si cimenterà con le diavolerie tecniche di Carl Maria von Weber, ospiti dell’Associazione Culturale Cypraea presieduta da Giuseppina Gallozzi, mentre in serata potranno essere ancora una volta ascoltati i due autori, stavolta a Cava de’ Tirreni, alle ore 19, nella Chiesa Inferiore del Santuario di S.Francesco e S.Antonio, interpretati ancora da Francesco Di Domenico, un vero “messo” del clarinetto, e Salvatore dell’Isola, i quali inaugureranno la rassegna musicale “Le armonie del tempio”.
Olga Chieffi