Un Capodanno da ricordare - Le Cronache
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Un Capodanno da ricordare

Un Capodanno da ricordare

Dopo il battesimo di Piazza della Libertà da parte dei Pooh, ci si è ritrovati nei luoghi del cuore, tra l’Auditorium Oscar Niemeyer e il teatro Verdi con il coro e l’orchestra filarmonica salernitana diretta da Francesco Ivan Ciampa, mentre bei suoni ci provenivano da Lipsia con Jacopo Sipari, dalla Giovanile Italiana con Pasquale Picone e dalla Fenice in Rai con Saverio Rufo

Di Olga Chieffi

Capodanno di debutti, musica per i cinque sensi, nella sera di San Silvestro e nella prima giornata del 2024, a cominciare da Piazza della Libertà che i Pooh hanno fatto vibrare insieme alle 20.000 persone ospiti confermando tutti gli aspetti positivi di un gruppo che è entrato nel tessuto musicale italiano e non è mai uscito, segnando la storia artistica di questo paese, al di là dei gusti personali creando le giuste atmosfere legate a ogni brano con quelle aperture musicali, verso l’iniziale fase progressive che ha permesso loro ampie fughe strumentali. Il Capodanno classico è iniziato nel “cielo” azzurro della Fenice di Venezia dominato da Eleonora Buratto, che ha incantato in particolare in Madama Butterfly, nella sua attesa, in quel sogno, che sa già di morte, “Un bel dì vedremo” e nello scoprirsi innamorata di Calaf, il finale, con applausi condivisi con il tenore Luca Sartori, ove però Fabio Luisi non ha lasciato lo spazio di “stupire” rischiando qualche rallentando in più, con merito pieno unicamente per la Danza delle ore da La Gioconda, grazie ad una splendida orchestra ove abbiamo riconosciuto alle percussioni Saverio Rufo. Passando dal Teatro del Maggio, il Capodanno dell’Orchestra Giovanile Italiana, al suo debutto nella nuova formazione sotto la direzione di Edoardo Rosadini con i Ballabili dall’Otello verdiano e l’Ouverture accademica op. 80 di Johannes Brahms, pagina festosa, tra i cui leggii ha preso posto il violinista nato nel nostro conservatorio Pasquale Picone, mentre  la direzione di Christian Thielemann  sul podio dei Wiener Philarmoniker, in cui si è dimostrato degno erede del suo maestro, Herbert von Karajan, molto precisa alla tedesca, ha incantato in particolare nei brani maggiormente sinfonici con pianissimi da urlo, inaugurando anche l’anno celebrativo bruckneriano con una quadriglia per pianoforte a quattro mani orchestrata da Wolfgang Dörner. Da Vienna a Lipsia il passo è breve è lì nella Gewandhaus di Lipsia, alla testa della Leipziger Symphony Orchester, c’era il M° Jacopo Sipari di Pescasseroli, cuore abruzzese, sguardo con un po’ del mare salernitano dentro, per eseguire proprio nella sala dedicata a Mendelssohn l’op.64 in mi minore, con la violinista Abigeila Voshtina, e la Sinfonia n°4, l’Italiana. La lettura del Maestro e della solista sull’onda emozionale, mostra una trascinante e addirittura tenera profondità, lasciando irrompere il canto, la melodia purissima, nel tempo lento, stregando esecutori e pubblico, abituati alla precisione prussiana e non alla direzione all’italiana, in un ferace ed empatico scambio d’intese, anche future, in particolare nell’interpretazione dell’ Intermezzo di Cavalleria Rusticana. Tripla fatica d’amore, per Francesco Ivan Ciampa e l’orchestra Filarmonica salernitana “G.Verdi”, con il coro preparato da Francesco Aliberti. Matinèe a Ravello in Auditorium all’insegna del Belcanto, con il tenore Dmitry Korchak, e il soprano Jessica Pratt, tra Violette e Nemorini, Duchi di Mantova ed Elvire, belle voci e un Ivan Francesco Ciampa che ha affrontato un eterogeneo programma ricercando nelle varie partiture con puntigliosità le finezze orchestrali e mai trascurando certe robustezze teatrali, in particolari in Verdi. Gran finale e tanta stanchezza al massimo cittadino con il doppio concerto che ha salutato la riconferma dei violoncelli, in particolare nell’ incipit dell’ Ouverture del Guillame Tell di Rossini e nell’eco di tempesta di Unter Donner Und Blitz, op.324, ove le percussioni non sono state all’altezza del loro solito altissimo standard, ma l’oboe di Antonio Rufo, che salutiamo, finalmente prima parte, ha ben tenuto la sezione legni, orfana di Antonio Senatore, ma con Andrea Ronca al secondo leggio e l’eccellente ottavino di Vincenzo Scannapieco a svettare su tutto e tutti. Voci maschili del coro da rivedere e in particolare il tenore solista Alessandro Caro che mal ha intonato Croce e delizia fuori scena dal I atto della Traviata. Applausi per il soprano Hamsik Torosian, phisique du role per il Capodanno e pari voce per la Violetta del I Atto e del brindisi e per il bacio di Luigi Arditi, che ha sciolto l’applauso della platea, oltre le mani, per batterle a tempo di valzer e della famigerata marcia di Radetzky, al cui annuncio del rullante il pubblico continua ostinatamente a sorridere.