di Brigida Vicinanza
Sono gravi le condizioni di Gennaro Sarnataro, il 50enne di Casalnuovo che è stato recuperato dalle macerie del ponte crollato a Genova sull’A10. La scena che si è prospettata davanti ai salernitani è quella del tir della ditta di Scafati “accartocciato” sotto le macerie. La ditta in questione è la Ital France Logistic che opera proprio dalla provincia di Salerno in tutto lo stivale. L’autista di origini napoletane è in prognosi riservata in uno dei nosocomi genovesi, ma è arrivato al pronto soccorso in codice rosso. La tragedi di ieri, apre gli occhi da Nord a Sud. Una “fatalità” che è costata la vita a 26 persone tra cui riconosciuti 16 uomini, 5 donne e un bambino che fino alle ultime ore della serata di ieri erano le vittime accertate e riconosciute dalla Protezione civile. Ma il bollettino dei morti non è sicuramente certo. I feriti che versano in gravi condizioni sono circa 15. Ma il bollettino della tragedia potrebbe variare anche nelle prossime ore. Un racconto straziante, quello raccolto da chi quella tragedia la sta vivendo e ricorda quegli attimi di un mezzogiorno della vigilia di Ferragosto nella mente. Un forte boato, il pensiero va subito ad un terremoto e qualche autovettura che rimane sospesa. Sono le prime ore del pomeriggio e una lunga porzione del ponte Morandi viadotto facente parte dell’ Autostrada A10 è crollata, facendo rovinare macerie in un volo di oltre 200 metri, direttamente sui palazzi sottostanti. Il ponte era uno degli snodi principali del capoluogo ligure ed infatti, collegava Genova con la Francia e la riviera di ponente, ed inoltre permetteva il collegamento con l’autostrada A7 per Milano. Quanto alle cause del cedimento strutturale, nulla ancora è dato sapere dalle autorità competenti, essendo il recupero delle
persone ancora in vita e le relative operazioni la priorità assoluta del momento. Una tragedia immane, che ha purtroppo colpito uno dei punti di snodo nevralgici di Genova, in un orario dove il traffico era piuttosto sostenuto. Questo è quanto appreso dalle fonti dei vigili del fuoco impegnate con ogni mezzo nel disperato recupero di possibili superstiti, mentre la protezione civile sta attuando il piano di accoglienza per gli sfollati, provenienti dai quartieri sottostanti al viadotto e che si sono visti impattare le macerie sulle proprie abitazioni, al momento ritenute non più sicure. Ma la questione apre purtroppo ad una riflessione ben più ampia sullo stato e sulla sicurezza delle infrastrutture in tutta Italia. E forse, in questo Paese, si arriva sempre troppo tardi, quando prevenire risulterebbe sempre meglio che curare.