«Un settore trainante per l’economia campana, come quello del turismo, rischia di essere travolto dalla crisi legata al coronavirus se
gli operatori non verranno sostenuti con misure economiche adeguate e con una strategia complessiva di promozione di cui la Regione deve farsi carico». È quanto afferma Imma Vietri, dirigente di Fratelli d’Italia. Lo studio di Demoskopika pubblicato proprio in questi giorni parla del rischio di veder andare in fumo 18 miliardi di spesa in tutta Italia. Secondo gli studi di Assoturismo Confesercenti e di Cna si potrebbero raggiungere cifre ancora più alte. «La Campania, a differenza di altre Regioni, ha stanziato risorse insufficienti per fronteggiare la crisi e una buona parte delle 37mila aziende che operano nell’alloggiamento e nella ristorazione non riceveranno alcun contributo», dichiara la dirigente di FdI. Infatti, secondo la denuncia dell’Abbac, l’associazione dei titoli di B&b, migliaia di microimprese turistiche e dei servizi potrebbero non aver accesso al contributo una tantum. E l’associazione di categoria fa riferimento a quei gestori di bed and breakfast e case che operano
nel rispetto della normativa di settore, ma si ritroveranno senza alcuna forma di sostegno economico per carenza di fondi o perché non rientrano tra i possibili beneficiari in base ai particolari requisiti richiesti. «I parametri di fatturato adottati dalla Regione Campania per stabilire a chi destinare le risorse si trasformeranno, di fatto, in uno sbarramento che terrà fuori tantissime attività che pure stanno pagando le conseguenze della pandemia. Più opportuno – è il parere di Imma Vietri – sarebbe stato un sistema inclusivo, che desse un sostegno a tutti coloro che sono stati realmente danneggiati dalle misure restrittive prese in conseguenza del Covid-19». Allargando il discorso alle altre attività che potranno riaprire in questi giorni, al dirigente di Fratelli d’Italia osserva come le misure adottate finiscano per penalizzare gli imprenditori anziché aiutarli.
«Le procedure che si dovranno seguire non possono gravare sulle sole tasche degli esercenti, che fino ad ora non solo non hanno incassato nulla per via della chiusura, ma nella maggior parte dei casi non hanno ancora ricevuto alcun sostegno economico. Ecco perché la Regione si sarebbe dovuta far carico di alcune spese, come quelle della prima sanificazione, o avrebbe dovuto far rientrare nelle attività del servizio sanitario pubblico i tamponi per il personale. Si tratta – conclude Imma Vietri – di forme concrete di aiuto, da tenere in considerazione sia in questa prima fase che in quelle future, quando potranno ripartire anche altre attività».