
Truffa al servizio sanitario, 19 arresti in carcere, 50 ai domiciliari e 26 indagati a piede libero. In manette medici, faccendieri e imprenditori. Trecento casi scoperti: documenti falsi per accelerare la cremazione delle salme. Certificate finte invalidità per il pass dei parcheggi. E’ il frutto del blitz dei carabinieri del Nas su disposizione del gip Fabio Provvisier del Tribunale che ha accolto parzialmente la richieste della procura partenopea guidata da Nicola Gratteri. In carcere anche il medico 67enne scafatese, dipendente dell’Asl di Napoli 1, Luigi Rinaldi. Proprio lui sarebbe uno degli artefici del raggiro comparendo nella maggior parte delle contestazioni mosse dalla pubblica accusa napoletana. Al centro dell’inchiesta c’è il lucroso “business del caro estinto” di cui si sarebbe reso autore proprio il 67enne scafatese. Un tariffario ben definito: 50 euro per un certificato di morte naturale, 70 euro per un test DNA necessario alla cremazione. A orchestrare il sistema, cinque dirigenti medici dell’Asl Napoli 1 Centro, impiegati comunali dell’ufficio di stato civile, una trentina di imprenditori delle pompe funebri (due dei quali deceduti nel corso delle indagini) e diversi intermediari. I medici intascavano mazzette dalle imprese funebri per falsificare documenti, mentre gli impiegati facilitavano le pratiche burocratiche. Luigi Rinaldi compare in diversi passaggi dell’ordinanza firmata da Provvisier e compare soprattutto nelle vicende delle onoranze funebri. Le indagini, durate due anni e supportate da video che documentano 300 episodi, si sono concentrate nel distretto sanitario del Chiatamone a Napoli, già noto in passato per lo scandalo dei falsi invalidi. Durante le perquisizioni, i militari hanno sequestrato decine di kit per l’esame del Dna dell’Asl, somme di denaro ancora da quantificare e oltre 30mila euro su disposizione del gip. Emerse anche altre attività illecite: assenteismo tra i sanitari e l’emissione di certificati per pass disabili, rilasciati dietro compenso a persone non aventi diritto. “L’operazione è un duro colpo a un sistema che lucrava sulla morte e sulla fragilità delle famiglie,” ha dichiarato Gratteri. “Abbiamo prove schiaccianti di come la corruzione abbia inquinato persino i servizi essenziali.” L’inchiesta rivela un intreccio tra sanità pubblica, uffici comunali e imprese private, con profitti illeciti che hanno danneggiato il Servizio Sanitario Nazionale per cifre ancora in fase di calcolo. “In qualità di medico dell’Asl riceveva soldi dai titolari delle agenzie funebri per compiere atti contrari ai doveri del proprio ufficio consistiti nella redazione e poi consegna dei certificati necroscopici relativi al decesso di alcuni degenti senza che il funzionario medico effettuasse visita domiciliare”. Per la procura, dietro compenso, i certificati necroscopici sarebbero stati consegnati direttamente dai titolari delle imprese funebri a Luigi Rinaldi presso la sede del Chiatamone dove lo stesso professionista provvedeva a firmarli. Centinaia le contestazioni a carico del medico.