di Michelangelo Russo
Innanzitutto la mia solidarietà al corpo dei Vigili Urbani di Salerno per le inopportune espressioni dell’Assessore Tringali nei loro confronti. Passi per il comportamento da struzzi, che nascondono la testa sottoterra, dei politici del Comune che hanno fatto finta di nulla.
Ai Vigili voglio dire, però, di non prendersela più di tanto. L’uomo Tringali è fatto così! Vi voglio raccontare come trattò me, compagno di vita per oltre cinquant’anni, negli ultimi mesi del nostro servizio di magistrati. E’ il novembre del 2016. A me e a lui restano pochi mesi prima dei 70 anni e della pensione. Sono Consigliere della Corte d’Appello e lui è il Presidente della Sezione Penale. Un giorno devo lasciare la Presidenza dell’udienza penale per un’orrenda otite che mi sta tormentando. Gli chiedo di sostituirmi, e lui accetta cameratescamente di sostituirmi. Starò cinque giorni a letto con Toradol e cortisone, con ben tre amici medici che mi soccorrono per i dolori. Al ritorno trovo sul tavolo una imperiosa lettera della Presidente Iside Russo che chiede spiegazioni per il mio immotivato allontanamento dall’udienza. Sbalordito, apprendo che Tringali sostituendomi in udienza si è accorto che la stessa è durata fino alle cinque del pomeriggio, e non fino alle due come gli avevo detto. E allora che va a pensare? Che sono uno sfaticato e che l’ho fregato. E così scrive una lettera indignata (che conservo) nella quale mi accusa di avere, con il mio comportamento, offeso l’onore (proprio così) della Corte d’Appello. Capirete che un’accusa di questo genere, scritta dal Presidente della Sezione Penale della Corte d’Appello, porta diritto davanti al plotone di esecuzione della Sezione Disciplinare del C.S.M. (peraltro non c’era nemmeno il tempo per la mia fucilazione, vista l’imminenza della pensione). Spiego perciò alla Presidente Russo l’accaduto, allegando un paio di chili di documentazione medica, lastre e analisi comprese, pretendendo da Tringali una lettera di scuse per aver leso, lui sì, il mio onore professionale. La lettera non arrivò mai! E allora, cari signori Vigili, come vedete, siete in buona compagnia. Tringali non si scuserà per il suo fervore di tutore del servizio male espresso pubblicamente. L’uomo è tutt’altro che un politico. Lui ragiona ancora come Presidente della Sezione Penale. Lavoro nel quale, va detto, è stato bravo ed efficientissimo. Dimezzò le pendenze del carico processuale, lavorando in modo esemplare.
Ma con l’imperio e il piglio ducesco che non ha smesso, come vedo, dal tempo dell’università. Siamo stati compagni di lotta, ma lui era, per istinto e vocazione, anche uomo di governo. Alla vigilia della laurea, nel nostro circolo universitario di via Marino Paglia, ebbi un giorno un procedimento disciplinare dal Consiglio Direttivo fatto davanti a tutti. L’accusa fu di avere offeso l’onore (ancora una volta!) del benemerito circolo La Spirale usando il salotto, in ore deserte, come garçonnière. Fui degradato a socio semplice, da consigliere quale ero, da una giuria di colleghi che dopo mezzanotte, quando le ragazze andavano via, usava il tavolo del salotto come bisca per poker e tressette. Ora, indovinate chi fu il Pubblico Ministero di quel processo? Non ve lo dico, perché ve lo lascio immaginare. Ma come? Appena qualche settimana prima andavamo assieme (e con successo) a caccia di quella sfavillante fauna femminile che con il ’68 scopriva la gioia di vivere e la libertà di quell’epoca straordinaria. Basta con i ricordi, e veniamo al dunque. L’accaduto va visto sotto un altro profilo. Le scelte sbagliate dell’Amministrazione Napoli. E di chi la ispira. Non c’è futuro con una politica che non entusiasma, ma anzi crea i baratri che, come è accaduto a livello nazionale, portano poi al successo la Destra per evidente inattendibilità e scollamento col popolo, della Sinistra. Per la Giunta è essenziale un cambio di passo e di ruoli. Tringali andava benissimo alla Cultura (non quella figurativa e delle arti applicate), dove il suo piglio ducesco avrebbe potuto dare una scossa al vuoto siderale che non si riesce a colmare. Gli sbagli, spesso, non sono colpa di chi li commette. Ma di chi, pur potendo, non li ha previsti. Ma perché la Cultura non è in cima ai progetti, e non a chiacchiere??
Michelangelo Russo