di Pina Ferro
Intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, auto-riciclaggio, peculato, abuso d’ufficio e falso, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Queste le accuse a carico delle 10 persone raggiunte, ieri mattina, da ordinanza di custodia cautela emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribubnale di Salerno Romaniello su richiesta del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Fittipaldi. Il blitz a conclusione dei una laboriosa attività investigativa portata avanti dalla Squadra Mobile di Salerno con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. In carcere è finito l’imprenditore del settore onoranze funebri e trasporto infermi Roberto Squecco. Arresti domiciliari per Giuseppe Pinto, 45 anni di Capaccio, Giuseppina D’Ambrosio, 70 anni di Capaccio, cognata di Squecco; Donato Potolicchio, 47 anni di Acerno; Stefania Nobili, (moglie di Squecco) 49 anni di Capaccio; Assunta Salerno, 41 anni di Acerno, moglie di Potolocchio; Mario Squecco, 45 anni di Capaccio, nipote di Roberto; Michele Montefusco, 45 anni di Eboli; Domenico Sorrentino, 58 anni di Pompei; Elena Vitale 42 anni di Capaccio, moglie di Mario Squecco. L’indagine ha preso il via dagli avvenimenti successivi alla vittoria elettorale di Franco Alfieri. Questi, alla guida di una coalizione di centro sinistra, fu eletto sindaco di Capaccio Paestum il 9 giugno 2019. Qundo fu decretata la vittoria di Alfieri i cittadini assistettero ad un carosello di ambulanze. I mezzi di soccorso, di Squecco, sfilarono per le strade di Capaccio a sirene spiegate. Un episodio pubblicizzato su Facebook e che fu oggetto di numerose segnalazioni. Inoltre, il 20 giugno del 2019 vi fu una querela ratificata dal senatore Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare Antimafia a cui seguirono due interrogazioni parlamentari. 0 L’attenzione degli investigatori si concentrò così su Roberto Squecco, imprenditore gestore di fatto di tutte le associazioni che operavano nel settore del trasporto infermi e delle collegate società di onoranze funebri, associazioni e società solo formalmente intestate a suoi parenti e collaboratori. Squecco ha precedenti penali di rilievo (è’ stato condannato, con sentenza definitiva per tentata estorsione in danno di un imprenditore proprio del settore delle onoranze funebri, reato commesso al fine di agevolare il clan camorristico Marandino) ed è stato già sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale. Tuttavia, l’uomo continuava ad avere dirette interlocuzioni con le amministrazioni pubbliche, gli enti, i clienti, i collaboratori ed i fornitori, non giustificabili con il suo ruolo di dipendente di una delle societa’ funebri controllate e di volontario delle associazioni/onlus a lui riconducibili. Già a ottobre 2019, venivano eseguiti, nei confronti di Squecco e di suoi prestanome provvedimenti di sequestro preventivo di alcune società e associazioni, operanti nel trasporto infermi in convenzione con l’Asl di Salerno e nelle onoranze funebri, e anche conti correnti e rapporti bancari sui quali erano stati rintracciati movimenti di somme di danaro pari a circa mezzo milione di euro. Squecco ora è in carcere, altri 9 indagati sono ai domiciliari e per Gerarda Montella, dirigente dell’Asl salernitana, c’e’ un provvedimento di divieto di dimora a Nocera Inferiore. Eseguito anche un decreto di sequestro di prevenzione di beni e assetti societari, per un valore di circa 16 milioni di euro a carico dell’imprenditore. Per gli inquirenti, Squecco ha una pericolosita’ sociale “qualificata” in quanto interno al clan Marandino ma anche “generica”, poiche’ vive abitualmente con i proventi di attivita’ delittuose. Alla meta’ degli anni ’90 risalgono, infatti, le denunce a suo carico per truffa, ricettazione, violazione delle norme tributarie, traffico di carte clonate, nonche’ le operazioni di distrazione di beni e capitali poste in essere in danno dei creditori delle societa’ da costui amministrate, formalmente o di fatto, poi dichiarate fallite, grazie alle quali Squecco ha accumulato un ingente capitale illecito, di oltre 3 milioni di euro, successivamente reinvestito in diversi settori imprenditoriali, e per le quali ha riportato due condanne per bancarotta fraudolenta. Nel 2014, poi, è stato arrestato per partecipazione ad associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione aggravata, inchiesta dalla quale e’ arrivata la condanna definitiva
Ha interrotto la regolarità del servizio di emergenza 118
A seguito del carosello di ambulanze e le polemiche sollevate, Roberto Squecco, attraverso il suo legale fece sapere di aver voluto festeggiare l’elezione del sindaco Alfieri e che i mezzi erano nella sua disponibilità. L’imprenditore, inoltre, nel corso di un’intervista affermò che le ambulanze utilizzate per il corteo non erano in convenzione con il 118, essendo macchine nuove a Km 0 e che luji aveva in comodato da una settimana. Sentito dagli investigatori Squecco fornì la stessa versione dei fatti presetando anche l’elenco degli autisti che erano alla guida dei mezzi impegnati nel carosello. “L’elenco fornito non coincideva con gli esiti degli accertamenti svolti in precedenza dalla polizia giudiziaria. Dall’elenco fornito da Squecco solo due risultavano tra quelle effettivamente presenti al corteo”. Dalla visione dei video di quella sera emerse che il quinto veicolo in colonna era un’ambulanza di tipo A quindi con medico rianimatore, autista e infermiere, Ambulanza che risulterà essere oggetto della convenzione tra l’Asl di Salerno e la Croce Azzurra di Agropoli per lo svolgimento del servizio 118 H24, in località Licinella di Capaccio. Ambulanza che in virtù della convenzione sarebbe dovuta rimanere presso la postazione ed essere a disposizione del personale in servizio per le esclusive esigenze del servizio di emergenza sanitaria 118. Le verifiche effettuate presso la sala operativa del 118 hanno evidenziato che quella notte non era stato richiesto nessun intervento per cui l’ambulanza non era stata autorizzata a muoversi. Lasciando la postazione il mezzo ha di fatto interrotto la regolarità del servizio di emergenza sanitaria del 118.
Stefania Nobili, consigliere comunale più votata, il mancato assessorato e i legami con l’ex marito
Era risultata essere la più votata. Stefania Nobili, ex compagna di Roberto Squecco, da ieri è agli arresti domiciliari. Scesa in campo al fianco di Franco Alfieri era entrata in consiglio comunale ottenendo ben 348 preferenze. In un primo momento tutti ipotizzarono che sarebbe entrata a fare parte dell’esecutivo di Alfieri, invece, all’improvviso il suo nome sparì dal listino degli assessori comunali. «Per motivi di opportunità onde evitare strumentalizzazioni considerate le vicende di Squecco come il corteo con le sue ambulanze a sirene spiegate di domenica sera per festeggiare la vittoria di Alfieri a Capaccio Paestum» spiegarono, all’epoca da ambienti vicino ad Alfieri. Nel corso di una perquisizione effettuata presso l’abitazione della Nobili furono sequestrati l’atto costitutivo dell’ “Associazione volontaria di pubblica assistenza Nuova Croce Azzurra Città di Capaccio onlus” tra i cui soci figura la Nobili; copia originale della concessione demaniale marittima del comune di Capaccio – Paestum in favore di Squecco Roberto per la società Lido Kennedy di Squecco Roberto &C. , l’estratto conto dell’istituto bancario Bcc di Aquara filiale di Capaccio intestato all’associazione di volontariato pubblica assistenza Nuova Croce Azzurra Città di Capaccio onlus relativo ad un conto corrente “il documento contabile bancario – si legge nell’ordinanza è riferito all’estratto conto del 31.12.2018 e dalla sua lettura si rileva l’assenza di movimentazione dal 29.9.2018 al 31.12.2018 sicchè verosimilmente si tratta di un rapporto bancario utilizzato come deposito di capitali”. “E’ importante rilevare che la costituzione di questa ennesima associazione di volontariato (ndr, Croce azzurra città di Capaccio onlus) interviene cronologicamente tra le due sentenze di condanna nei confronto di Roberto Squecco.
I documenti nell’auto che inchiodano Squecco
Anche l’appartamento dove Squecco dice di vivere, nel prosieguo delle indagini, viene sottoposto a perquisizione d parte degli investigatori. Nell’immobile le divise non rinvengono elementi atti ad attestare che presso l’immobile vi potesse vivere qualcuno ma bensì si trattava di una seconda abitzione. Inoltre, all’interbo della vettura di Squecco furono trovati e sottoposti a sequestro l’atto originale di comodato d’uso di un immobile comunale ubicato in via Giacomo Leopardi, in favore dell’associazione volontaria di pubblica assistenza Croce Azzurra di Agropoli rappresentata dal presidente pro tempore e legale rappresentante Giuseppe Pinto. Nell’auto vi era anche un verbale di consegna temporale delle chiavi dell’immobile all’Associazione sopra menzionata. “Tra la documentazione sottoposta a sequestro e rinvenuta nella immediata disponibilità dello Squecco anche verbali di assemblea della società romena “Squecmas Paestum srl di cui è amministratore Donato Potolicchio. Dunque, Squecco ha la disponibilità di documentazione relativa ad associazioni rispetto alle quali non ha nessuna carica formale”.