TRASFUSIONE DI SANGUE INFETTO, MAXI RISARCIMENTO DOPO 38 ANNI - Le Cronache
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TRASFUSIONE DI SANGUE INFETTO, MAXI RISARCIMENTO DOPO 38 ANNI

TRASFUSIONE DI SANGUE INFETTO, MAXI RISARCIMENTO DOPO 38 ANNI

di Pina Ferro

Morì tra le sofferenze di anni a causa di una trasfusione infetta in ospedale a Salerno: a distanza di 38 anni viene riconosciuto il danno subito da una allora 50enne di Bracigliano (deceduta ultrasettantacinquenne) per una sacca di sangue che le provocò l’Epatite C: 450mila euro per gli eredi della donna deceduta qualche anno fa.  Lo ha deciso la Corte d’Appello di Salerno che ha condannato l’Asl di Salerno a risarcire la somma a familiari a seguito del contagio da epatite C conseguente alla somministrazione di una trasfusione infetta, avvenuta nel 1983 presso l’ospedale di Salerno. Si tratta di una vicenda risalente agli inizi degli anni ’80 allorquando, in alcuni casi, vennero effettuate trasfusioni provenienti da sacche di sangue i cui donatori non erano stati testati in maniera approfondita.
Le conseguenze fisiche, tuttavia, sono emerse solo dopo svariati anni, essendo danni cosiddetti lungo-latenti, quando i pazienti, purtroppo, hanno scoperto di essere ammalati di Hvc o Hiv. A 50 anni subiì la trasfusione che avrebbe portato alla paziente gravissimi disagi fino al decesso avvenuto una decina di anni fa. L’avvocato Pasquale Berna, del foro di Nocera Inferiore ed esperto in colpa medica, ha difeso la donna danneggiata e, dopo la sua morte, i suoi eredi,  ha spiegato la particolarità di tale pronuncia: “in questo tipo di cause, nella stragrande maggioranza dei casi, viene condannato il Ministero della Sanità per non avere adottato le misure idonee a prevenire ed impedire la trasmissione di malattie mediante il sangue infetto. In questo caso, invece, la Corte d’Appello di Salerno, nella persona della presidente Crespi, accogliendo totalmente la tesi, ha riconosciuto un’ulteriore responsabilità nell’operato dell’ospedale di Salerno, già all’epoca centro trasfusionale, per non aver effettuato i dovuti controlli sulle sacche di sangue e per aver somministrato una trasfusione non necessaria senza, peraltro, acquisire il consenso della paziente. È bene precisare che oggi, fortunatamente, ci sono severi protocolli da seguire nella raccolta di sangue e i controlli sui donatori danno massima sicurezza”. Naturalmente la somma non è ancora esigibile in quanto, dopo la lettura delle motivazioni della sentenza, la parte chiamata a risarcire gli eredi potrebbe fare ricorso in Cassazione contro il giudizio di secondo grado emesso dai giudici civili della Cittadella Giudiziaria di Salerno.