di Arturo Calabrese
Superare lo sbarramento elettorale è un risultato assolutamente possibile. Non ha dubbi Giovanni Toti, governatore della Regione Liguria nonché leader di Italia al Centro, ieri a Salerno a sostegno dei candidati del collegio uninominale e plurinominale della lista Noi Moderati.
Presidente, mancano pochi giorni al termine di questa campagna elettorale atipica. Come sta andando e quali sono le vostre sensazioni?
“Una campagna elettorale certamente atipica ma allo stesso tempo siamo abbastanza tranquilli. Certo è che bisogna fare i conti con il 60% di indecisi, ma raggiungere il quorum del 3% credo sia un obiettivo alla portata del nostro schieramento. Noi siamo sicuri delle persone che abbiamo scelto di far correre: nelle nostre liste ci sono tanti bravi amministratori del territorio, persone che hanno ricevuto la fiducia dei cittadini, assessori, sindaci, donne e uomini che si sono già cimentati con la politica”.
Nel periodo della pandemia ha combattuto il covid alla guida di una regione. Cosa ricorda e cosa porterà con sé di quel periodo?
“Durante la pandemia la nostra regione si è guadagnata sul campo un ruolo da protagonista, dimostrando di essere in grado di guidare con responsabilità e buonsenso prima la gestione dell’emergenza e poi la ripartenza. La nostra regione è stata anche la prima a livello nazionale a chiudere accordi con privati e farmacie per aumentare le vaccinazioni quando mettere al riparo le persone dal virus era una corsa contro il tempo. Non possiamo dimenticare che la pandemia ha comportato lutti e sofferenze, con oltre 5mila morti in Liguria, e un gigantesco sforzo per tutto il sistema sanitario regionale, che ha però dimostrato di saper affrontare questa sfida. Sono certo che la storia si ricorderà di tutte le persone che hanno lottato contro il Covid e di tutti quelli che hanno rispettato le regole. Motivo per cui non smetterò mai di ringraziare i tanti medici, ricercatori, operatori sanitari e tutti coloro che si sono impegnati, giorno e notte, per farci uscire definitivamente dall’emergenza sanitaria”.
Il centrodestra corre unito verso Palazzo Chigi. Cosa succederà il 26 settembre all’indomani del voto?
“Tutti in questa campagna elettorale corrono per vincere ma poi il Paese va governato, senza slogan e con progetti concreti. Come “Noi Moderati” cerchiamo di dare soluzioni pratiche ai problemi degli italiani, senza fare promesse irrealizzabili. Mi auguro che la nostra coalizione prenda tanti voti da arrivare a un governo stabile, e noi chiederemo un’opportuna rappresentanza per portare le nostre proposte, a partire dalla semplificazione per le opere pubbliche, semplificazione del mercato del lavoro e reintroduzione dei voucher, modifica del reddito di cittadinanza, una maggiore concretezza nella formazione professionale”.
Crisi energetica, caro bollette, caro materie prime. Quali le possibili soluzioni?
“Innanzitutto si deve sganciare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas. A seguire usiamo i fondi europei, circa 20 miliardi già in cassa, per aiutare le imprese ad affrontare il caro bollette. Sono soldi che avremmo dovuto utilizzare ad esempio per digitalizzare le attività. Ma se quelle imprese chiudono, cosa ci resta da digitalizzare? I fondi diamoli per quello che serve ora, chiediamo subito l’autorizzazione a Bruxelles, proprio come era stato fatto durante la pandemia. Per quanto riguarda i rigassificatori lo dico chiaro e tondo: servono senza se e senza ma. Noi in Liguria ne ospitiamo già uno da anni. E come Regione siamo stati i primi a dire che potremmo anche ospitarne un altro, se il Governo ce lo avesse chiesto”.
Riforma Stato – Regioni e titolo quinto. Da presidente della Liguria, pensa che la sanità debba tornare in capo allo Stato?
“È necessaria una riforma costituzionale che parta dalle autonomie locali. Le regioni hanno compiuto un percorso virtuoso, e hanno oggi la forza di far sentire di nuovo la voce delle comunità locali che rappresentano, ma lo devono fare in modo serio e con un disegno di integrazione tra loro. La prima cosa che non ha funzionato nella divisione dei poteri tra Stato e Regioni è stata la mancanza di coordinamento dello Stato stesso, che negli ultimi 20 anni ha fatto un passo indietro lasciando tutta la responsabilità alle Regioni. La nostra parte l’abbiamo fatta fino in fondo, basti pensare alle vaccinazioni che sono state fatte in gran parte con il personale del sistema sanitario regionale, così come gli accordi con i diversi enti. Se non valorizziamo il titolo Quinto della Costituzione con il desiderio di autogoverno verso la politica non costruiremo mai uno Stato efficace. Non ci deve essere rivalità tra lo Stato centrale che coordina le Regioni e il desiderio di autonomia delle Regioni stesse, anzi dalla tragedia della pandemia dobbiamo ripartire con una riforma importante”.
Si parla di razionamento energetico: scuole chiuse il sabato, monumenti non illuminati e altri provvedimenti. Cosa ne pensa?
“Sono tutte ipotesi che stanno circolando, tutte queste misure riguardano molto di più i sindaci che le Regioni. Ma credo che serva un piano di visione nazionale, perché durante le emergenze, abbiamo imparato la lezione dal Covid, è meglio non agire in ordine sparso ma con un progetto comune, finalizzato alla massima efficienza. Le Regioni, durante la pandemia, hanno lavorato insieme e la collaborazione fra Istituzioni ha permesso di agire rapidamente, con lucidità e con soluzioni condivise”.
Quali saranno le prime azioni del futuro governo?
“Il prossimo governo avrà il diritto di rivedere qualcosa, ma senza distruggere un impianto che sta marciando. Fratelli d’Italia, pur stando all’opposizione, ha sostenuto più di altri il governo Draghi su temi come la guerra in Ucraina. E ad attuare il Pnrr c’erano ministri leghisti e forzisti. Il compito della nostra lista sarà portare nel centrodestra la cultura di governo di Draghi. La capacità di scegliere le cose necessarie e possibili e non slogan e velleitarietà: è quello che fanno ogni giorno tanti amministratori del territorio ed è quello che vorremmo per il Paese”.