di Aldo Primicerio
Le vicende giudiziarie del presidente della Liguria Toti e del ministro Salvini si sembrano viaggiare parallele al muro del governo contro il Green Deal, il Patto Verde, cavallo di battaglia della maggioranza europea e di Ursula von der Leyen, e contro i Pm di Palermo e le toghe in genere. Sono gli eventi da alcune settimane costantemente al centro dell’attenzione generale. Da qualche parte ben precisa ci arriva qualche critica. Su nostri presunti e precostituiti attacchi contro il centrodx. E’ qualcuno che evidentemente non sa leggere e non sa fare autocritica. Perché la critica arriva da chi è ufficialmente schierato in politica. Noi invece non facciamo politica. Osserviamo, leggiamo, ascoltiamo. Siamo cani da guardia, non cani da salotto. Ed anche in questi giorni siamo costretti ad “annusare” l’assenza di senso dello Stato da parte della presidente del Consiglio. I suoi attacchi ai magistrati della Procura di Palermo, rei di aver chiesto una condanna di 6 anni di carcere per Salvini, ministro dell’Interno all’epoca dei fatti di Open Arms. Si ricorderà della nave Ong spagnola cui Salvini impedì di attraccare in un porto italiano bloccandola per 19 giorni con i suoi 147 migranti. La presidente del Consiglio ha assunto una posizione incostituzionale. La magistratura infatti esercita un diritto-dovere autonomo e indipendente. Ma evidentemente rappresenta un ostacolo pericoloso per questo governo e la sua maggioranza, perché forse esercitano un insopportabile controllo di legalità.
E ben si capisce, quando nell’armadio si aggiungono gli scheletri delle vicende personali, professionali e imprenditoriali
Parliamo di Sgarbi. Santanché, Sangiuliano, La Russa. Ridotta ormai ad un fastidio – ad un solletico sulla pelle – l’inconsistente e verbosa attività dell’opposizione, da cui ci si attendono una improbabile crescita ed una difficile unità, le toghe restano l’unico pericolo per la maggioranza. E di qui le minacce quotidiane, nonché i bavagli ai giornalisti, e i dispositivi imminenti sulla separazione delle carriere dei magistrati italiani. Un dispositivo ridicolo ed inutile, se si fa riferimento – lo ribadiamo – ad un monitoraggio dell’Anm, dal 2015 al 2016, sulla richiesta delle toghe di cambiare carriera, da quella giudicante alla inquirente. Da cui emerge solo lo 0,83 % degli inquirenti e lo 0,21 % dei giudicanti. Si evince quindi che le funzioni possono ritenersi, nella sostanza, separate di fatto. Chi insiste non ha altre cose più importanti su cui intervenire (ad es. la revisione delle procedure penali, e dei tempi e modalità della prescrizione dei reati), e – l’abbiamo già detto – mostra di soffrire della stessa patologia psicotica che perseguitava l’indimenticato Silvio. Invece di rimanere nei suoi ambiti e di osservare le rispettive autonomie, la nostra Presidente dimentica che l’Aula del Senato il 30 luglio del 2020 ha autorizzato il processo verso l’ex ministro Matteo Salvini. Con solo 8 voti di scarto,149 voti favorevoli contro i 141 contrari all’autorizzazione, ed 1 astenuto. Certo, ma è stato autorizzato, ed incolpa l’ex ministro dell’Interno di sequestro di persona aggravato e rifiuto di atti di ufficio. E dimentica che il suo alleato Toti ha richiesto il patteggiamento, e che l’industriale Spinelli ha scaricato l’ex-governatore, accusando lui ed i suoi amici politici di fare richieste sempre più alte. Eventi che dovrebbero soffocare gli strilli della maggioranza sui presunti arbìtri della magistratura contro la politica.
E poi l’ambiente e la natura, l’ossessione parallela di questa maggioranza.
Le leggerezze anche qui si sono sprecate. Daniela Santanché ha scritto su X: “Abbiamo sconfitto un futuro in rosso, ora evitiamo che il colore del futuro sia troppo verde”. Un’ignoranza totale, se si considera che un futuro verde lo vogliono tutti, e nessun partito di destra in Europa, per quanto ruvido come forse quello made in Italy, direbbe una cosa del genere. Eppure l’ha detta la nostra leader Meloni all’assemblea di Confindustria, dopo che il presidente Emanuele Orsini aveva sparato a zero contro la decarbonizzazione e contro il Green Deal europeo. Forse il presidente di Confindustria farebbe meglio a produrre qualche prosciutto in meno dei 35mila alla settimana ed a dedicare qualche minuto in più alle ragioni del Green Deal, condiviso dalla stragrande maggioranza del Parlamento Europeo e dei cittadini dei 27 Paesi. La parola d’ordine è fermare le auto elettriche (già fermate dal mercato, che non aspetta certo il no di Meloni-Orsini), fermare la decarbonizzazione erché per loro significa deindustrializzazione. E poi la botta finale, sì al nucleare, gridato da Pichetto Fratin, un ministro dell’Ambiente antiambientalista.
Insomma, un governo no green, no decarbon, e quindi no Ue.
Meloni e Orsini devono aver fatto male i conti. Perché per il nucleare ci vogliono almeno 20 anni, ed una barca di miliardi, ben più di quanti ne occorrano per decarbonizzare e debellare il Co2 che buca l’ozono. E poi quale nucleare. I saccenti parlano di quarta generazione, ma non sanno cosa dicono, perché non sanno come e cosa pensare. Semmai quei soldi ci fossero, ci chiediamo, perché non investirli nel potenziale le energie convertibili? Il fatto è che l’Italia e Confindustria, ambedue evidentemente di centrodx, non sanno guardare oltre 1 metro da loro. Se allungassero lo sguardo verso la Cina forse si acccorgerebbero che lì accade il contrario di quello che loro pensano e dicono, e cioè che decarbonizzare non equivale affatto a deindustrializzare. La Cina, proiettata verso una transizione industriale strabiliante, sa unire rivoluzione elettrica e digitale con la sostenibilità ambientale, dove circolano ormai solo auto elettriche, e dove tutto funziona benissimo, e dove tutti, davvero tutti lavorano.Invece qui da noi cosa accade? Che ci si barrica in rocche ferme al medioevo, si vuole ritardare il Green Deal ed una decarbonizzazione indispensabile, si vuole fermare un cambiamento reclamato dai fatti e dalla vita di tutti i giorni. In questo governo non mancano le persone intelligenti e sensate, ma in maggioranza si attacca la transizione senza avere la minima idea di una alternativa. anzi, fa di peggio: ha già messo nel cassetto ad ammuffire il Pnac, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Perché? Perché questo governo non ha la capacità di rendersi conto del nesso tra il riscaldamento globale ed il cambio del clima. E’ un governo che s’impunta su industrialità, produttività, commercialità, ma si spunta su emissività, inquinabilità, mitigabilità, salubrità. Una confusione che sembra quasi spingere il nostro Paese verso quell’Italexit che qualche anno fa pronunciavano solo per giocarci sopra. Si vuole condizionare i magistrati, imbavagliare i giornalisti, incatenare la transizione energetica, correr dietro al draghismo neoliberista, inquinare l’informazione televisiva, diventare indifferenti alla caduta della democrazia e della libertà di pensiero, e rassegnati all’autoritarismo? Un’Italia così non l’abbiamo mai vista