di Erika Noschese
«Bisogna prendere atto che il modello Salerno o il “sistema” Salerno, ideato e sviluppato da De Luca, è arrivato al capolinea, né potrà risorgere, invocando il ritorno del “demiurgo”, almeno non in nome e nell’interesse dei cittadini salernitani». L’affondo arriva da Titti Santulli, segretaria provinciale di Sinistra Italiana Salerno e già vice presidente dell’Anpi che nei giorni scorsi, con una delegazione di SI, ha assistito al consiglio comunale che prevedeva all’ordine del giorno la variazione di bilancio dopo il caos dell’errore commesso, esprimendo dissenso per la gestione delle casse comunali. Santulli, in consiglio comunale la variazione al Bilancio di previsione. Sinistra Italiana presente in consiglio per esprimere il proprio dissenso rispetto alla gestione della maggioranza… «Considero l’“errore” di bilancio come un’offesa alla città di Salerno e alle stesse Istituzioni del Comune. Avere contezza dell’errore e non informare i consiglieri comunali (sicuramente non quelli dell’opposizione) è stato un atto gravissimo che non può essere derubricato a semplice distrazione. Ha dimostrato quantomeno approssimazione nella costituzione del bilancio e totale mancanza di rispetto del ruolo del Consiglio e delle Istituzioni Comunali. Ovviamente, c’è di più: un bilancio con un indebitamento che non si riesce più a nascondere, una tassazione alle stelle, una città allo sfascio economico e ambientale». Oggi l’amministrazione Napoli vive una fase particolarmente difficile. Quali secondo lei le maggiori problematiche? «Siamo al fallimento e credo che venga da lontano. Per essere chiari: sarebbe superficiale e riduttivo attribuire le responsabilità esclusivamente al Sindaco Napoli. Bisogna prendere atto che il modello Salerno o il “sistema” Salerno, ideato e sviluppato da De Luca, è arrivato al capolinea, né potrà risorgere, invocando il ritorno del “demiurgo”, almeno non in nome e nell’interesse dei cittadini salernitani. Ormai i proclami appaiono come beffe rispetto alla vita quotidiana dei cittadini. Il miraggio della “Salerno Città Europea” è completamente fallito. Un solo esempio, ma emblematico: Se si era sbandierato il turismo come asse dello sviluppo di questa città, che senso ha avuto investire nella costruzione della mastodontica Piazza della Libertà e non invece nel recupero dei “gioielli” che abbiamo nel nostro Centro Storico? Questi avrebbero potuto essere (e saranno tra gli obiettivi del nostro programma) luoghi di progettazione e aggregazione culturale e sociale, volano per la crescita della città, straordinario attrattore per il turismo e avrebbero determinato occupazione stabile per tanti nostri giovani. Si è preferito volgere lo sguardo altrove, per mania di grandezza e per rendere esigibile la promessa dell’“Arricchitevi” rivolta ai grandi gruppi imprenditoriali. In tutti questi anni si è scelto da che parte stare, utilizzando la demagogia e il favoritismo, demonizzando tutte le voci critiche e di opposizione. Cosa resta ai cittadini salernitani di questa politica? Il debito pro-capite tra i più alti d’Italia, la fuga dei giovani, i servizi ridotti allo stremo e costretti a chiudere per mancanza di personale, una città nel degrado ambientale e sociale». Esiste, secondo lei, l’opposizione a Palazzo di Città? «Certo che esiste l’opposizione a Palazzo di Città. Io parlo per la parte che conosco e che, come Sinistra Italiana, abbiamo sostenuto alle ultime elezioni, ovvero la coalizione che ha avuto come candidata Sindaca Elisabetta Barone e che ha raccolto circa il 17% dei consensi. Conosco la fatica dell’impegno costante dei consiglieri eletti nel conoscere gli atti, denunciare ciò che non va, raccogliere le istanze dei cittadini e proporre alternative e non perdere mai, anzi consolidare ed ampliare il rapporto con gli elettori. E conosco la diffusa opposizione sociale che c’è nella città: sono tanti i comitati e le associazioni che lavorano per il bene comune. È tempo ormai che ci sia un cambiamento radicale nell’Amministrazione della Città. Noi lavoriamo ostinatamente per questo, per un progetto alternativo di risanamento economico e di sviluppo che metta al centro i bisogni de i cittadini, capace di superare la rassegnazione, di trasformare il malcontento diffuso in impegno e fiducia nel futuro». Segretaria provinciale di SI, da dove riparte oggi il partito? «Sono da sempre una donna di sinistra, impegnata nei movimenti per la pace, per i diritti sociali e civili. Sono stata fino alla mia elezione a segretaria, vice Presidente dell’Anpi provinciale. La mia formazione, il mio “metodo” mi viene dalla lunga militanza nella Cgil, come delegata Rsu del Comune di Salerno e come componente degli organismi direttivi provinciali. Ho accettato questo incarico avendo ben chiara la complessità dell’impegno, ma sapendo su quale “ricchezza” potevo contare: la chiarezza della linea politica nazionale; il lavoro costante di Franco Mari, mio predecessore, nella costruzione di un Partito unito, composto da donne, tante, e da uomini che lavorano con passione e competenza e di relazioni politiche e sociali; l’impegno e il valore della nostra Organizzazione giovanile, l’UGS, il nostro futuro. Sottolineo, inoltre, che la presenza in Parlamento di Franco Mari rappresenta un valore aggiunto al nostro lavoro sia sul piano nazionale che su quello locale perché ci consente di affrontare con gli strumenti parlamentari anche le questioni territoriali (vertenze dei lavoratori, Piazza Cavour, ecc.). Partendo da questo, voglio rafforzare ed estendere la presenza di Sinistra Italiana nel nostro territorio. Noi stiamo aprendo e consolidando le nostre sedi, organizzandole come luoghi di attività politica, sociale e culturale. A Salerno città siamo gli unici ad avere una sezione di partito, almeno nel centrosinistra e siamo stati gli unici ad organizzare, dopo anni di vuoto, una Festa provinciale di Partito che sarà un appuntamento fisso delle nostre attività. Siamo una comunità di donne e uomini generosi, che hanno saputo resistere agli anni del pensiero unico e della resa, ma ora occorre fare di più. Sinistra Italiana, nell’ultimo Congresso Nazionale, si è posta obiettivi ambiziosi: “rafforzare il Partito dal punto di vista organizzativo, avere cura e coinvolgere ogni singola compagna e compagno; investire sulla relazione stabile con altre soggettività politiche, sociali e culturali, diventare uno strumento riconosciuto di connessione tra politica e società, contribuendo a costruire un nuovo legame tra lotte, bisogni e soluzioni”. È quello che intendo fare con passione e tenacia e con tutta la comunità di compagne e compagne nel nostro territorio». Europee 2024, qual è l’auspicio? « Immagino un’Europa che ritorni a svolgere la funzione per cui è stata pensata con il Manifesto di Ventotene. Oggi c’è un pericolo concreto che l’Europa si sposti sempre più a destra. Questo significherebbe avere un’Europa di guerra, dei forti contro i deboli, dove i lavoratori sono meno che merce, disumana nei confronti degli ultimi, che tratta i migranti come “rifiuti” da sistemare, anche pagando, purché lontano da noi, incurante del fatto che parliamo di persone, di vite umane. Avremmo insomma lo smantellamento di qualsiasi impegno in senso solidale ed ecologista. La lista Alleanza Verdi e Sinistra – Reti civiche ha definito il suo programma che invito a leggere e che presenteremo presto nei nostri territori. Tre sono gli obiettivi fondamentali che ci poniamo, strettamente connessi tra loro: la Pace, la Giustizia Sociale e la Giustizia ambientale. In queste parole, dense di significato è racchiusa la possibilità di dare un presente e un futuro ai cittadini dell’Europa». Quale Europa immagina? «Le divisioni del centro sinistra alle ultime elezioni sono state un errore sciagurato che Sinistra Italiana ha tentato strenuamente, fino all’ultimo, di scongiurare. Questo errore ha consentito a una minoranza post-fascista di diventare maggioranza parlamentare. Tutti gli atti prodotti dal governo Meloni, le dichiarazioni dei singoli ministri rappresentano un mix di incapacità, come nella partita del Pnrr, di occupazione smodata delle cariche, di aggressività contro i deboli, i poveri, le lavoratrici e i lavoratori e di battaglie nostalgiche e reazionarie. L’elenco è veramente lungo: l’attacco all’indipendenza della magistratura, la riforma del codice degli appalti e dell’abuso di ufficio che alimenta la corruzione, il condono agli evasori fiscali, la cancellazione del reddito di cittadinanza, la precarizzazione del lavoro e il rifiuto di adottare una legge sul salario minimo, l’attacco ai diritti delle persone LGBTQI +, lo spregio e l’assoluta mancanza di umanità nei confronti dei migranti e la criminalizzazioni delle organizzazioni umanitarie, la repressione di ogni forma di dissenso giovanile, la negazione dei cambiamenti climatici nel nome del fossile, l’acquiescenza alla Nato, la trasformazione della Rai in Tele Meloni ed, infine, l’Autonomia differenziata e il Premierato. In sintesi, concordo pienamente con le considerazioni espresse nel documento dell’Anpi nazionale che invita ad una mobilitazione straordinaria per questo 25 aprile. “Il Governo Meloni comprende una destra estrema che ha le sue radici nel ventennio fascista e, per questo, vuole cambiare la Costituzione. Attraverso l’Autonomia differenziata e il Premierato sono in discussione democrazia, libertà, eguaglianza, lavoro, solidarietà e pace, cioè la Repubblica democratica fondata sulla Costituzione e la Resistenza”».